Scrivere di un film è come parlare di sesso. Puoi tentare di descriverlo quanto ti pare ma se non lo vedi con i tuoi occhi è difficile che tu lo capisca. Stanley Kubrick credo la pensasse come me. Nell’articolo non troverai che pochi accenni alla trama dei suoi film: potrai scoprirli, se ancora non li conosci, solo vedendoli. Buona lettura.
Odio che mi si chieda di spiegare come funziona il film, cosa avevo in mente e così via. Dal momento che si muove su un livello non-verbale l’ambiguità è inevitabile. Ma è l’ambiguità di ogni arte, di un bel pezzo musicale o di un dipinto. Spiegarli non ha senso, ha solo un superficiale significato culturale buono per i critici e gli insegnanti che devono guadagnarsi da vivere.
Stanley Kubrick
Stanley Kubrick nasce a New York il 26 luglio 1928, figlio di un medico e di una casalinga, entrambi di origine ebraica, si appassiona all’arte fotografica fin dall’adolescenza, periodo in cui si sente incompreso a scuola dove vede insegnanti dalla mentalità bigotta premiare studenti d’estrazione sociale elevata. Il ragazzo si guadagna da vivere come giocatore di scacchi e fotografo dilettante, fino a lavorare come reporter per la rivista Look, cui nel 1945 vende la sua prima foto. All’età di diciannove anni trascorre cinque sere la settimana nella sala di proiezione del Museum of Modern Art di New York, a guardare vecchi film e, dopo quattro anni di studio all’accademia di arte cinematografica, pagati grazie allo stipendio da giornalista locale, decide di dedicarsi attivamente al cinema. Il primo cortometraggio è un documentario, Il giorno del combattimento (1951), basato su un servizio fotografico realizzato come reporter, prodotto col denaro raccolto da amici e parenti. Costato 3.900 dollari viene venduto alla Warner Bros per 4.000, rappresentando il primo successo commerciale del giovane regista.
Nel gennaio 2008 ho avuto la fortuna di partecipare alla mostra itinerante su Stanley Kubrick (la Stanley Kubrick Exhibition),tenutasi al Palazzo delle Esposizioni a Roma. All’interno dell’edificio erano spiegati i trucchi fotografici da lui usati nei film e conservati alcuni oggetti di scena, compresi i pochi salvatisi dalla distruzione (voluta dallo stesso regista) di quelli usati in 2001 Odissea nello Spazio. L’esposizione presentava inoltre materiale proveniente dagli archivi privati dello Stanley Kubrick Estate, resi disponibili per la prima volta appositamente per l’occasione: documenti inediti, copioni, appunti di regia, fotografie, filmati, reperti, plastici, costumi, testimonianze e ricostruzioni dall’intero corpus delle opere del maestro. L’edizione italiana del catalogo è stata pubblicata da Giunti e si trova ancora nelle librerie specializzate. Di seguito trovi una panoramica di tutte le opere del genio.
Paura e desiderio (Fear and Desire – 1953)
Il primo lungometraggio arriva nel 1953 e si tratta di Paura e desiderio. Stanley Kubrick nel corso della sua carriera si è sempre vergognato di quest’esordio e, a proposito del film, ha sempre detto che il miglior modo per imparare a farne uno è girarlo, quasi scusandosi per la rozzezza della pellicola. Filmato a basso budget, grazie alla generosità di uno zio che gli presta il denaro in cambio di una percentuale sugli incassi, viene curato dal regista in tutte le fasi della produzione, dal montaggio alla fotografia. Si tratta di un’originale riflessione sulla guerra, ispirata ai combattimenti in Corea dell’esercito americano, interpretata dall’ attore teatrale Paul Mazursky, anch’egli all’esordio sul grande schermo. Stroncato all’uscita dalla critica, è stato recentemente restaurato.
Il Bacio dell’assassino (Killer’s Kiss – 1955)
Kubrick si cimenta qui col noir. Girato in poche settimane, grazie al ricco zio, con alcune scene ambientate nell”appartamento del regista e interpretato da Frank Silvera, con cui aveva già girato al suo esordio, non ha avuto un grande successo al botteghino, ma ha consentito alla critica di accorgersi del giovane regista newyorchese.
Rapina a mano armata (The Killing – 1956)
Questo thriller sperimentale racconta, come il romanzo da cui è tratto,la storia di una complessa rapina a un ippodromo da più punti di vista. Quello principale è di Johnny Clay (Sterling Hayden), l’organizzatore del colpo, che pianifica un meccanismo criminale quasi perfetto che si inceppa solo per colpa del caso. Stanley Kubrick sceglie di privilegiare una struttura non lineare, con diversi e continui salti indietro e in avanti nel tempo, una tecnica rivoluzionaria all’epoca. L’impostazione del film è stata poi d’ispirazione alla trama di Slevin – Patto criminale (2006) e,negli anni ’90, ha avuto successo con film come Le iene di Quentin Tarantino e Heat – La sfida di Michael Mann.
Orizzonti di gloria (Paths of Glory – 1957)
Quarto film di Kubrick da regista,tratto dal romanzo omonimo di Humphrey Cobb col carismatico Kirk Douglas come protagonista. Sebbene la storia sia ambientata sul fronte francese, le riprese furono girate in Baviera, a causa dell’opposizione del governo transalpino, che vede il film come una pericolosa propaganda antimilitarista, in quanto ispirato da episodi realmente accaduti all’interno delle trincee francesi durante la Prima guerra mondiale. La pellicola analizza la vita militare, permeata da un senso di claustrofobia opprimente, con un nemico che resta invisibile.Nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Spartacus (1960)
Primo Kolossal e primo film a colori di Kubrick, voluto da Kirk Douglas, qui nelle vesti di protagonista,produttore e vera anima del film. Girato in risposta a Ben Hur, uscito l’anno prima,il cast comprende dei giganti della recitazione cinematografica, fisiologicamente destinati a misurarsi durante le riprese. I contrasti tra Douglas e Kubrick restano leggendari:il film nella mente del regista dovrebbe essere molto più corrosivo nel descrivere la rivolta degli schiavi come una lotta contro l’imperialismo(pericolosamente simile a quello americano)mentre Douglas insiste nel porre l’accento sullo scontro divistico tra lui e Laurance Olivier, evitando coinvolgimenti “politici” dannosi al botteghino. Il frutto dell’incontro-scontro delle due visioni viene comunque bollato come eversivo e le polemiche si spengono a sorpresa grazie al presidente John F. Kennedy, cui il film piace molto. L’Academy gli assegna quattro Oscar, tre premi tecnici e l’alloro di non protagonista all’ impagabile Peter Ustinov. Deluso dal risultato, nonostante gli ottimi incassi, Kubrick da quel momento insisterà per avere il controllo completo sui suoi film.
Lolita (1962)
Nato dalla collaborazione tra Vladimir Nabokov e Stanley Kubrick, Lolita è una commedia nera, dagli inquietanti tratti morbosi. Accanto a grandi attori come James Mason (il professor Humbert Humbert), Shelley Winters (la madre), Peter Sellers (l’infame seduttore Quilty) l’eterea e maliziosa Sue Lyon, all’epoca quindicenne si rivela la scelta perfetta per rappresentare il prototipo della ninfetta, a metà tra donna e bambina. Il film esce dopo l’attento vaglio della censura e viene vietato ai minori. La protagonista, allora sedicenne, si rivede sul grande schermo in Gran Bretagna, dove il film a sorpresa viene vietato “solo” ai minori di 16 anni.
Il Dottor Stranamore ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb – 1964)
Psicopatico generale d’aviazione USA, deciso a salvare il mondo dal complotto comunista, è pronto ad attaccare l’Unione Sovietica con armi nucleari. Uno dei pochi capolavori di satira politica nella storia del cinema che riflette gli incubi apocalittici dei primi anni ’60. Il più forsennato e meno controllato film di Stanley Kubrick, con un eccezionale Peter Sellers in 3 ruoli, al culmine del suo istrionismo. Non vince nemmeno uno dei 4 Oscar cui è candidato (miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura). Dal romanzo Red Alert (1958) di Peter George che lo sceneggiò con Terry Southern e il regista, molto si deve all’improvvisazione di Sellers e George C. Scott, che reinventano completamente alcuni dei dialoghi, con risultati esilaranti.
2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey – 1968)
Kubrick rielabora con l’autore 3 racconti di Arthur C. Clarke (La sentinella,Incontro all’Alba e Angelo Custode, scritti tra il 1948 e il 1950) e realizza la sua opera più ambiziosa. Il centro del film è il legame che unisce l’ Uomo al Tempo e allo Spazio e i suoi rapporti con la scienza e con l’uso che può farne. Tale riflessione non passa però attraverso un racconto più o meno articolato, quanto attraverso la rappresentazione visiva e onirica delle esperienze. A proposito del film emblematica la dichiarazione del regista: “…ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato del film. Io ho cercato di rappresentare un’esperienza visiva,che aggiri la comprensione per penetrare direttamente nell’inconscio”. Gli effetti speciali sono stupefacenti, se si pensa che sulla luna l’Uomo sarebbe arrivato solo l’anno successivo e sono stati giustamente premiati con l’Oscar, ma anche in questo caso l’Academy prende un clamoroso abbaglio: il film e la sua colonna sonora – indimenticabili le immagini accompagnate dal brano tratto da Così parlò Zarathustra di Richard Strauss – restano nell’immaginario di qualunque appassionato della celluloide come una delle vette più alte raggiunte dal Cinema: 2001 Odissea nello Spazio è più di un film di fantascienza, è un capolavoro assoluto ed epocale, che resta intatto anche sul piccolo schermo a 50 anni dalla sua uscita. Vedere per credere.
Arancia meccanica (A Clockwork Orange – 1971)
Dal romanzo omonimo di Anthony Burgess, Stanley Kubrick trae una specie di libello antiutopico sul nostro futuro prossimo, dominato dalla violenza e dalla frustrazione sessuale, causati dall’impossibilità di realizzare i propri desideri.Le scene di violenza, accompagnate dai capolavori della musica classica (Il ludovico Van è Beethoven) al limite della brutalità, sono necessarie. Al centro di tutto il tema del libero arbitrio,raccontato senza falsi moralismi e la società che lo soffoca, uccidendolo nel conformismo. Il film ancora oggi mantiene la sua straordinaria forza emotiva, che nasce da molti elementi: la cultura alta volgarizzata da quella di massa, il linguaggio gergale e la sistematica scomposizione della realtà, realizzata visivamente con l’uso dei grandangoli, delle accelerazioni e dei ralenti. Ancora oggi è un (salutare?) pugno nello stomaco.
Barry Lyndon (1975)
Basato su un romanzo di William M. Thackeray e sceneggiato dal regista, l’ascesa e la caduta di un avventuriero in un settecento illustrato che nasconde la violenza e il classismo dietro la maschera dell’eleganza e del perbenismo interessato,della dignità fatta di vuoto. Ha esiti quasi disastrosi al botteghino, cui spiace il pessimismo di fondo che permea la pellicola. Lo splendore formale viene però apprezzato molto dalla critica e dall’Academy che premia il film con quattro meritati Oscar (fotografia, adattamento musicale, scenografia e costumi). Ogni scena del film è stata girata con luce naturale, compresi gli interni, rischiarati solo da candele e luci a olio. Per farlo Kubrick ha adattato alle macchine da presa degli obiettivi dotati di lenti speciali create dalla Zeiss per la NASA, usati in precedenza solo per le foto satellitari.
Shining (The Shining – 1980)
A causa dell’insuccesso commerciale e critico di Barry Lyndon, Stanley Kubrick si rende conto che deve realizzare un film sia artisticamente soddisfacente sia sufficientemente fruibile dal grande pubblico. Come è stato poi riferito a Stephen King – che per inciso trova il film freddo e distaccato, molto diverso dal romanzo – Kubrick ordina al suo staff di portargli pile di libri horror e si rinchiude nel suo ufficio per leggerli in blocco. La sua segretaria lo ode lanciare i libri contro il muro e gettarli nell’immondizia, dopo averne letto le prime pagine, finché un giorno, s’accorge di un silenzio innaturale. Entrata per controllare il suo capo, lo trova immerso nella lettura di Shining. Parlando del tema del film, Kubrick afferma che “c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella personalità umana. C’è una parte malvagia. Una delle cose che le storie horror possono fare è mostrare gli archetipi dell’inconscio; possiamo vedere la parte malvagia senza doverci confrontare con essa in modo diretto”. Un ghignante Jack Nicholson pensa al resto e il film, visionario e incredibile come il suo regista diventa uno degli horror più visti e apprezzati di sempre. Viene ignorato agli Oscar e in compenso coglie due nomination ai Razzie Awards come peggior regia e peggior attrice non protagonista a Shelley Duvall che, in effetti, come moglie dello scrittore Jack Torrance è irritante.
Full Metal Jacket (1987)
Tratto dal romanzo omonimo di Michael Hasford, che collabora alla sceneggiatura, è una rappresentazione fredda, astratta e agghiacciante di “quella violenza istituzionale che la collettività delega ai militari “(Ghezzi): verbale e psicologica quella del sergente istruttore, metafisica e cruenta quella della guerra. Diviso in due parti distinte, l’addestramento e la guerra, il film riassume nella schizofrenia del soldato Joker (Matthew Modine) la dualità dell’essere umano. Girato con uno stile distaccato e meticoloso, fatto di carrellate rettilinee e inquadrature controllate, che si addicono all’ossessività dell’ organizzazione militare, Full Metal Jacket ha lo spessore di una tragedia assoluta, dove la contraddizione tra ansia di vita e pratica di morte rispecchia quella tra partecipazione e straniamento.
Eyes Wide Shut (1999)
L’ultimo film di Stanley Kubrick, uscito postumo in una versione il cui montaggio era stato da lui approvato prima della scomparsa, è un disincantato viaggio dentro le contraddizioni della morale. L’ultimo affresco di un moralista che avvolge un protagonista bello e inespressivo (Tom Cruise) in una messinscena mobilissima e calda, fatta di colori pastosi. In questo viaggio, in cui ogni regola sembra sparire, la risposta finale della moglie Nicole Kidman (“Qual è la cosa che va fatta il prima possibile?Scopare”) è l’ennesimo scherzo di un moralista che non ha mai cessato di interrogarsi sui limiti dell’etica. Per gli amanti del gossip i due protagonisti inscenano la crisi di un matrimonio e questo è stato l’ultimo film girato insieme dalla coppia d’oro di Hollywood Cruise-Kidman, che si separano poco dopo la fine delle riprese.
Clicca qui per acquistare il cofanetto con tutti i film di Kubrick rimasterizzati in qualità 4k: un’occasione imperdibile.