Igor Righetti, cugino di Alberto Sordi, a nome anche degli altri familiari dell’attore, chiede alla fondazione, erede universale dell’ingente patrimonio dell’artista, qualora non avesse già provveduto, di effettuare una donazione a un ospedale romano.
“La fondazione museo Alberto Sordi aiuti Roma, Alberto lo avrebbe fatto subito”
Esordisce così il giornalista Igor Righetti, per invitare la fondazione Alberto Sordi a devolvere una parte del cospicuo patrimonio dell’attore per far fronte all’attuale emergenza del Covid-19. Righetti continua: “Tra i principi ispiratori sui quali la Fondazione basa il suo lavoro c’è quello di:”mettere in luce e divulgare le testimonianze concrete dei sentimenti filantropici che hanno sempre guidato la vita di Sordi. Nella drammatica situazione che vede in prima linea medici, infermieri e tanti altri lavoratori essenziali per permettere la nostra sopravvivenza, noi familiari di Alberto Sordi chiediamo alla ‘Fondazione Museo Alberto Sordi’, erede universale del patrimonio del nostro illustre parente stimato in alcune decine di milioni di euro, qualora non avesse già provveduto, di fare una donazione importante e urgente come Alberto avrebbe senz’altro fatto in un momento di così grave emergenza per tutto il Paese. Alberto ha fatto sempre tanta beneficenza, ma sempre in silenzio. Soltanto dopo la sua morte il pubblico è venuto a conoscenza di alcune delle sue tante iniziative benefiche. Molto di ciò che ha avuto, quindi, lo ha poi sempre ridato. Anche la sua amata Roma sta ora vivendo una situazione estremamente critica e siamo certi che lui, come sempre, sarebbe intervenuto seppur lontano dai riflettori. Così come hanno fatto imprenditori, calciatori, cantanti, stilisti e la Fondazione Andrea Bocelli attraverso cospicue donazioni a favore di ospedali e della protezione civile, auspichiamo che la “Fondazione Museo Alberto Sordi” contribuisca ad aiutare l’ospedale Spallanzani, altre strutture romane bisognose di aiuti urgenti o la protezione civile. Un gesto che dovrebbe essere del tutto naturale per la “Fondazione Museo Alberto Sordi” dato che tra i principi ispiratori sui quali basa il suo lavoro c’è anche quello di “tenere viva l’attenzione sulla sua vita di privato cittadino, mettendo in luce e divulgando le testimonianze concrete dei sentimenti filantropici che hanno sempre guidato la sua vita”. Proprio perché i sentimenti filantropici hanno sempre guidato la sua vita, e noi familiari ne siamo stati testimoni in varie occasioni, siamo convinti che Alberto avrebbe provveduto immediatamente come suo solito per aiutare la sua Roma, i romani e i milioni di italiani che in questo momento sono in grandissime difficoltà“.
“Ci ha colpito molto, invece, leggere sul sito della ‘Fondazione Museo Alberto Sordi’ – afferma il giornalista Igor Righetti autore del libro “Alberto Sordi segreto” a nome anche degli altri familiari dell’attore – un’unica comunicazione in merito alla pandemia provocata dal coronavirus: la sospensione della cerimonia inaugurale e dell’apertura della villa di Alberto previste per il 6 e 7 marzo e le nuove date in calendario. Sul sito viene riportato anche che ‘chiunque avesse acquistato i biglietti per le date antecedenti al 3 aprile potrà inviare una mail alla società C.O.R. che proporrà delle date alternative o la restituzione delle somme versate’. Proprio in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Alberto sarebbe il modo migliore, secondo noi, per ricordare un uomo che ha sempre dimostrato grande attenzione e sensibilità nei confronti degli anziani tanto da creare in vita una Fondazione a loro dedicata che purtroppo è stata esclusa dall’eredità”. Sicuramente questa dichiarazione fa bene a tutti noi che nutriamo vivide speranze di una possibile rapida ripresa di tutto il sistema economico, sociale e anche cinematografico. Ti basti pensare ai tanti eventi in programma a Rimini per il centenario dalla nascita di Federico Fellini; alle iniziative promosse per i 500 anni dalla nascita di Raffaello a Pesaro-Urbino e anche alle tante iniziative a Roma per il grande Alberto Sordi che, con le sue interpretazioni, ha rappresentato l’italiano medio dagli anni Sessanta fino a poco prima della sua morte nel 2003.