“Quando quest’uomo comincia a manipolare ciascuna di noi, tutte le nostre repressioni e le dinamiche interne che abbiamo sepolto cominciano ad esplodere e diventa una specie di dramma gotico del sud” – Kirsten Dunst
Nel 2015, Sofia Coppola gira per Netflix una commedia musicale volta a omaggiare i tradizionali spettacoli di varietà organizzati dalle emittenti televisive nel periodo natalizio, in cui Bill Murray viene affiancato da un ricco cast di attori e musicisti noti. A very Murray Christmas è un surreale film per la TV di soli 56 minuti e non è mai uscito nelle sale, ma merita una citazione, annoverando tra i tanti partecipanti Paul Shaffer, George Clooney e Miley Cyrus. Qui sotto il trailer, che fa apertamente il verso a Lost in Translation, grande successo della regista e sceneggiatrice di origine italiana, protagonista della nostra serie di articoli. Nel 2016 viene annunciato il suo film successivo: L’inganno.
L’ultimo episodio della nostra serie dedicata a Sofia Coppola è un nuovo adattamento cinematografico del romanzo A Painted Devil (1966) di Thomas P. Cullinan, già portato sullo schermo da Don Siegel nel 1971, con Clint Eastwood protagonista: La notte brava del soldato Jonathan,ambientato durante la guerra civile americana. Il film, girato nell’inverno 2016, viene presentato a Cannes nella primavera 2017.
L’inganno (The Beguiled – 2017)
Siamo in Virginia nel 1864, durante la Guerra di Secessione (lo stesso periodo storico di Via col vento). Un gruppo di ragazze vive in una magione dove, malgrado la guerra, si svolgono lezioni di francese, di musica e di ricamo. Imparano inoltre a comportarsi come brave ragazze, educate per una buona società che presto tornerà a manifestarsi. Per ora sono come sospese in un limbo fra due fronti, quello sudista e quello nordista. Isolate da tutto, le ragazze hanno tuttavia cibo sufficiente a sfamarsi. La casa si trova vicino ad un campo di battaglia. Un giorno una delle educande più piccole che frequenta il collegio trova in giardino un soldato nordista ferito. E’ un nemico ma lei decide di aiutarlo lo stesso e lo porta alla scuola. La direttrice, Miss Martha Farnsworth (Kidman), decide di curarlo, aiutata dalla sua assistente, Edwina (Dunst) con l’intento di lasciarlo andare una volta guarito. In realtà egli è un ufficiale, un caporale di nome John McBurney(Farrell). All’ inizio la sua permanenza nella casa viene vista come una novità che suscita curiosità, ma con il tempo la sua presenza provoca una serie di contraddizioni che portano a conflitti tra le giovani allieve, fino ad allora sopiti. Dietro alle buone maniere e al tentativo di convergere verso una vita formale,covano pensieri e desideri nascosti che il caporale asseconda in un perverso gioco di seduzione. Anche la direttrice, così impettita e seria, comincia a guardarlo con occhi diversi. Fra loro le fanciulle non si confidano, rodendosi dalla gelosia per le attenzioni che l’uomo riserva ora all’una e ora all’altra. Fino a quando qualcosa cambia completamente la direzione del racconto.
Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes, L’inganno è un film dal ritmo lento, in contrasto con l’inferno della guerra civile che imperversa al di fuori delle mura del collegio, luogo nel quale si svolge l’intera vicenda. Il caporale, un (volutamente?) legnoso Colin Farrell, passa dal ruolo di seduttore a quello di vittima delle donne che lo accolgono, non potendo competere lui, rozzo soldato,con la finezza e la spietata astuzia femminile. A questo punto il film in costume assume inquietanti toni tra il drammatico e l’horror, in una mescolanza non troppo omogenea di generi. A dominare L’inganno è l’atmosfera cupa e vagamente opprimente, l’intricato gioco di pulsioni sessuali, molto più morboso che spensierato, ammantato da una sensazione funebre, quasi mortuaria, che dona risalto all’ironia di situazioni e dialoghi. Tanto l’approccio al romanzo di Don Siegel era sanguigno e sboccato, quanto quello della Coppola è sofisticato e cerebrale. Girata con un budget di 10,5 milioni di dollari e prodotta da American Zoetrope, la pellicola ottiene un discreto successo di pubblico e colleziona recensioni positive, ma anche stroncature come quella del periodico Variety che lo ribattezza “Il giardino delle vergini omicide”. Eccellente il cast femminile: Nicole Kidman è perfetta nel ruolo della seria direttrice, mentre Kirsten Dunst e Elle Fanning che avevano già collaborato in passato con la regista, nei ruoli di Edwina e Alicia, contribuiscono degnamente al film e le tengono testa.
Voto 6 su 10.
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