Da che mondo e mondo, quello fra una madre e figlia, è un legame particolare perché indissolubile.
È un cordone che lega, simbioticamente, due persone che per mesi sono state una il respiro dell’altra, l’una la vita per l’altra.
Nel mondo del cinema molte storie hanno cercato di raccontare questo rapporto, ma la verità è che non esiste una regola per essere una buona madre, né una buona figlia, ed ogni storia è un mondo a sé.
Questa storia però, vorrei proprio raccontarvela, perché fa riflettere su quanto sia difficile il mestiere di madre e il ruolo di figlia, e di come, alle volte, i due possano essere vicini, fino quasi a scambiarsi e confondersi.
Era il 1990, e una ragazzina di nome Winona Ryder era già parecchio conosciuta, per aver girato pellicole come Beetlejuice, Schegge di follia e Edward mani di forbici.
Una ragazzina un po’ più giovane di nome Christina Ricci faceva invece il suo debutto sul grande schermo, mentre una bella signora dotata di ottime doti vocali, di nome Cher, aveva già una stupito il suo pubblico anche sullo schermo, con successi come Le streghe di Eastwick (1987) Stregata dalla luna (1987con cui ha vinto un premio Oscar come migliore attrice) o Good Times (1967).
Questo terzetto di leggende e future star sono le protagoniste di Sirene un piccolo capolavoro degli anni novanta diretto da Richard Benjamin.
La genesi e la storia
Tratta dall’omonimo romanzo di Patty Dann, scritto come tesi per il suo master, Sirene nasce come l’esordio americano di Lasse Hallström, ma finisce poi nelle mani di Frank Oz che, a sua volta, lasciò il set per divergenze con Cher e Winona Ryder, aggiuntasi in corsa dopo il licenziamento di Emily Lloyd, la cui unica colpa era quella di non assomigliare abbastanza a Cher per interpretare sua figlia.
La storia è ambientata nel 1963 e il tutto è ben contestualizzato: l’assassinio del Presidente Kennedy alla tv e sulle riviste la storia d’amore tra Elizabeth Taylor e Richard Burton.
La vicenda è narrata dalla voce di Charlotte, una ragazza che soffre molto per l’assenza di un padre sconosciuto, del quale conserva solo una fotografia e che a causa di un’infanzia troppo “on the road” si sente smarrita e tenta di seguire esempi virtuosi di santi ed episodi biblici, per superare il suo senso di angoscia o di turbamento.
La storia, è quella di una famiglia nomade guidata da Mrs. Flax (Cher), donna emancipata e indipendente che ha avuto due figlie con due padri diversi e che, ogni volta che chiude una relazione, fa le valigie e si mette in macchia con le figlie, l’adolescente Charlotte (Ryder) e la piccola Kate (Ricci), per iniziare la loro vita altrove.
Potremmo definirlo quasi un antesignano di Chocolat di Lasse Hallstrom con Juliette Binoche e Johnny Depp.
L’ultima tappa del suo peregrinare sentimentale la porta in una cittadina del Massachusetts, in una casa che confina con un convento, dettaglio che fa la felicità di Charlotte, ossessionata dal Cattolicesimo (nonostante sia ebrea), che ben presto si ritroverà a fare i conti con la sua vocazione religiosa quando incontra Joe (Michael Schoeffling), giovane custode e autista dello scuolabus, del quale si invaghisce.
Nel frattempo Rachel comincia a frequentare Lou Landsky (Bob Hoskins), proprietario di un negozio di scarpe. Tra conflitti madre-figlia, adolescenti che ci ricordano l’importanza dell’educazione sessuale e passioni curiose per nuoto, Chiesa prima e mitologia greca poi, si dipana un divertente e piacevole coming of age.
Il rapporto madre/figlie
“Un’auto vuol dire libertà, se ti stufi di un posto ci salti sopra e via”
Questa è la filosofia di vita della signora Flax e per una ragazzina cresciuta con pochi punti di riferimento, non deve essere semplice da accettare.
Madre e figlia sono in eterno contrasto: da un lato Rachel, esempio di indipendenza e libertà sessuale, dall’altro Charlotte che, per ribellarsi a quella figura ingombrante, ostenta regole e controllo.
Rachel, è una madre ribelle e anticonvenzionale, allergica agli impegni a lungo termine ma soprattutto è bella, sensuale e capace di fare invidia a chiunque, persino ad una figlia che in fondo vorrebbe assomigliarle anche solo un po’, ma è intrappolata nel ruolo di figlia modello.
Sirene è una storia di crescita, per entrambe; a crescere infatti non è solo l’adolescente Charlotte che per la prima volta si confronta con la sessualità e la ricerca di una propria identità, ma anche Rachel che suo malgrado è costretta, proprio per amore di quelle figlie che ha trascinato in giro per il Paese, a trovare un equilibrio interiore e sentimentale.
Una storia con il lieto fine, che restituisce ad ognuno il proprio equilibrio, fisico, mentale e familiare.
Il Cast e qualche curiosità
Winona Ryder, che per il ruolo di Charlotte in Sirene ricevette una nomination ai Golden Globe, non aveva ancora vent’anni, ma già era famosa.
Il ruolo di Charlotte era stato inizialmente affidato a Emily Lloyd invece che Winona Ryder; l’attrice aveva anche già iniziato a girare le prime scene, ma fu sostituita perché Cher fece notare che le figlie del suo personaggio non potevano essere interpretate da personaggi con i capelli biondi (anche se nella realtà tutti i figli di Cher hanno i capelli chiari).
Emily Lloyd fece causa alla Orion Pictures ed alla produzione del film, giungendo ad una soluzione il secondo giorno del processo e ricevendo 435.000 dollari e il 2,5% dei profitti netti del film.
Sirene ha tutavia il merito di segnare l’esordio al cinema di un’altra attrice, Christina Ricci, affidandole un ruolo che le spiana la strada per diventare l’icona teen che tutti ricordiamo con le trecce in La famiglia Addams e a ballare un lento con un fantasma in Casper.
Sirene doveva invece rappresentare il debutto cinematografico americano per Lasse Hallström fino a quando il regista non fu rimosso dalla sua posizione per essersi ripetutamente scontrato con Cher, e quindi venne sostituito prima da Frank Oz ed in seguito da Richard Benjamin.
Non è la prima volta che Cher dimostrò di avere rapporti poco amichevoli con i registi: un altro esempio fu con Peter Bogdanovich sul set di Dietro la maschera.
Sirene si identifica come è una piacevolissima commedia ben interpretata che affronta vari temi, tutti interessanti: dal rapporto madre-figlia, alla religione, al sesso vissuto da un’adolescente che, innocentemente, pensa che basti un bacio per rimanere incinte.
I tre personaggi femminili sono ben delineati e perfettamente complementari: la madre Rachel donna di grande personalità, che vuole vivere la vita a modo suo, senza dipendere da altri; la figlia maggiore che è l’antitesi della madre, timida e timorata, deride la madre indossando i suoi abiti e truccandosi come lei; la figlia minore, ambiziosa, piena di sogni e con tanta voglia di divertirsi.
Caratteri diversi, opposti e contrastanti, o semplicemente una madre, con le sue bambine.