Si dice che le cose vecchie spesso sono come il vino: col tempo migliorano. Ed è il caso di Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick che oggi spegne ben 40 candeline!
Era infatti il 23 maggio del 1980 quando il film uscì nelle sale cinematografiche statunitensi e la storia della reazione del pubblico, in particolare quella di Stephen King, sono tra le più famose in assoluto!
Saprai bene che Shining è tratto l’omonimo romanzo di Stephen King e ancor più saprai che ormai da numerosissimi romanzi dello scrittore vengono poi tratte delle trasposizioni cinematografiche (come accadrà anche per Le notti di Salem). Quando è Stanley Kubrick ad avere un’idea del genere, devi sentirti onorato, ma devi sapere allo stesso tempo che puoi aspettarti di tutto!
E fu così che lo scrittore di storie horror più famoso al mondo restò completamente deluso dallo Shining di Kubrick, ritenendolo quasi una mancanza di rispetto per quanto il regista si fosse distaccato dal libro. Al punto che King produsse una miniserie molto più fedele al libro!
Per questo possiamo dire caro King, ti amiamo e non devi mai smettere di scrivere, ma qui stiamo di fronte ad un’enormità cinematografica che a quel tempo, per quanto riguarda il genere, era seconda solo a L’esorcista di William Friedkin.
Shining – Storia e temi generali
Jack Torrance (Jack Nicholson) è uno scrittore sull’orlo del fallimento che si trascina dietro problemi legati ad un abuso di alcool che l’hanno portato a violenza verbale e fisica contro la moglie Wendy (Shelley Duvall) e Danny, il suo piccolo bambino (interpretato da un fantastico Danny Lloyd). Per trovare allo stesso tempo un nuovo impiego e l’ispirazione per il suo nuovo romanzo, Jack si trasferisce con la sua famiglia nell’Overlook Hotel, situato tra le montagne del Colorado, per cinque mesi. Lì avrà il compito di custodire la struttura durante l’inverno, molto rigido e quasi invivibile in quelle zone.
“Cinque mesi di pace sono proprio quello che ci vuole” afferma Jack durante il colloquio, ma Stuart Ullman, direttore dell’albergo, lo avvisa che una convivenza forzata così a lungo, negli anni precedenti, ha portato un uomo ad una follia tale da fare a pezzi la moglie e le sue due figlie. Jack non sembra minimamente spaventato da questa storia, anzi accetta ancor più volentieri il lavoro. E’ fatta, la famiglia si trasferisce.
Arriva il giorno della chiusura e tutto fila liscio, ma nelle sequenze in cui viene mostrato l’Overlook alla famiglia Torrance, si ha già modo di scavare nella personalità di Danny. Ricordi la celebre scena tra lui ed il cuoco Dick Halloran? Bene, lì viene spiegato per la prima volta il significato del titolo del film.
Che cos’è lo Shining?
La scena ripresa dal frame è entrata nella storia. Girata più di cento volte, spiega con il dialogo tra il bambino ed il cuoco cosa vuol dire la parola “luccicanza” (shining, appunto, in inglese). In un primo momento potremmo intendere che è quello che comunemente chiami “il sesto senso”, ma lo shining ha qualcosa di più. E’ vivere a livello cerebrale e fisico quella sensazione che si percepisce. Vediamo Danny titubante verso l’Overlook Hotel già dai primi minuti del film, quando parla con il suo amico immaginario Tony. Un dono, la luccicanza, che infervora soprattutto nei bambini e che svanisce man mano che si va avanti nella vita, tuttavia Dick Halloran comprende perfettamente la condizione del bambino.
La camera 237
Danny, preparato all’aria sinistra che si cela dietro l’enorme albergo, chiede al suo nuovo amico Dick cosa ci sia nella camera 237, e qui l’estrema curiosità dei bambini si scontra con il divieto: “non c’è niente. E tu non ci devi entrare“, avverte il cuoco.
Ma le cose non vanno esattamente così, lo shining farà avere a Danny, attraverso le visioni delle gemelline, della tremenda anziana della camera e del sangue all’ingresso, una costruzione chiara di quanto accaduto lì precedentemente. Sarà grazie a questo potere che riuscirà a mettere in salvo la famiglia nel momento in cui Jack, in preda alla follia, tenta di uccidere lui e sua madre.
Shining – I mostri interiori
Stanley Kubrick è stato grande nel rappresentare visivamente tutte le tematiche che fuoriescono da Shining, una di queste è senza dubbio quella dei fantasmi rappresentati nel corso della pellicola.
Ci sono tre modi diversi e tre momenti diversi nel vedere e percepire i fantasmi: Danny è senza dubbio il primo, viene disturbato dalle gemelline mentre sta giocando tranquillo a freccette, ma per il bambino il contatto con l’aldilà avviene attraverso una dote particolare e viene poi tramutato in lucidità, usata per capire a fondo dove sta e a cosa sta andando incontro.
Wendy invece per quasi tutta la durata di Shining è succube dell’azione dei fantasmi sul marito e sul figlio, solo alla fine, il panico interiore, la paura che cresce in lei le danno la visione di quanto risiede nell’Overlook (nella versione estesa questa condizione viene maggiormente messa in luce).
Arriviamo ora a Jack, personalità turbolenta, in lotta perenne tra il bene e il male. Jack non solo vede i fantasmi, ma è lui stesso un fantasma, al punto da farsi inglobare, da esacerbare il suo rapporto con il bene per fare spazio ai suoi mostri interiori, vivendo con loro.
Il sono della ragione genera mostri, così Francisco Goya nel 1797 dava allo stesso tempo un nome ed un’attenta descrizione della condizione umana in uno dei suoi celebri quadri, ripreso, non a caso, da Kubrick per la sequenza in cui Jack Torrance inizia ad avere gli incubi.
Non dimenticare che la quarta persona a vedere i fantasmi sei tu spettatore, sei partecipe dei tre piani di emozioni diverse: soffri con Danny, ti disperi con Wendy e scendi negli inferi con Jack.
The Shining – Il finale: aperto o chiuso?
Giungiamo ora ad una discussione senza fine: cosa vuol dire la carrellata finale di Shining che porta ad una foto del 1921 in cui appare Jack Torrance?
Beh, torniamo a quanto detto prima: non sai mai cosa aspettarti quando c’è Stanley Kubrick dietro al telecamera. Non stiamo qui a fossilizzarci sulle teorie estrapolate e tutte le congetture filosofiche, semplicemente riflettiamo sul fatto che hai a disposizione senza dubbio tanti elementi su cui riflettere.
Shining è la rappresentazione del male più spaventoso, una dannazione che non accompagna costantemente (perché esiste chi è da sempre cattivo), ma che colpisce lì dove il male trova il suo posto ideale: nei momenti di sconforto e crisi. E questa è sicuramente una cosa che succede ripetutamente nella vita dell’uomo e nella storia tutta. Non ci sorprenderebbe quindi sapere che l’intenzione di Kubrick era far capire allo spettatore che il male, rappresentato in questo caso da Jack, cammina col tempo e soprattutto con il bene ed è per questo che lo ritrovi in una forma di ciclo che si ripete, l’eterno ritorno del male.
A questo si unisce la fin troppo profonda confidenza che Jack sembra avere con alcuni fantasmi come il bar man: altro elemento importante. Possiamo pensare dunque che l’Overlook sia una struttura maledetta, infestata da spiriti sinistri e che Wendy e Danny siano state vittime…o parte di loro.
In ultimo c’è la questione dei riferimenti fatti da Kubrick. Così come la vecchia nella vasca da bagno è un omaggio ad una compositrice morta suicida molto amata dal regista, allo stesso modo possiamo pensare che la data 1921 si riferisca all’anno d’uscita di The Phantom Carriage di Victor Sjostrom, film dal quale Kubrick ha preso ispirazione per la celeberrima scena della porta!
Non sappiamo cosa ci ha voluto dire il regista con il finale, ma sappiamo bene cosa noi vogliamo dire a lui: grazie. Un capolavoro simile trova spazio nella collezione di ogni amante del cinema e se non l’ha ancora trovato nella tua, quale giorno migliore del quarantesimo anniversario per averlo?