Ne avevamo parlato anche l’anno scorso: Salvatore Marino, ideatore e direttore, per il secondo anno presenta questo festival e concorso internazionale che premierà i migliori film realizzati coi telefonini, ma anche con mezzi più convenzionali, purché siano girati in verticale, anziché in orizzontale, come i film tradizionali. Inutile dire che anche quest’anno Peter Greenaway sarà l’ospite più atteso e congruente con la rassegna, ma ci saranno anche Ferzan Ozpetek e Abel Ferrara, oltre a Fabio Frizzi, Enzo Castellari, Marco Spoletini e Federico Moccia. Le opere che partecipano quest’anno saranno oltre 600, provenienti da 87 paesi e da 5 continenti.
Tutto ciò è segno evidente che la rassegna dello scorso anno ha avuto successo. Ed è anche segno evidente che il cinema o, se vogliamo, l’arte che racconta storie con le immagini in movimento, qualsiasi cosa sia, si sta tenendo al passo con le nuove tecniche. Anni fa al Lucca Film Festival, ho sentito proprio Peter Greenaway parlare delle infinite possibilità dei film in digitale, sia per costi che per facilità di montaggio, ed entusiasmarsi perché in un piccolo portatile aveva realizzato più film di quanti ne avesse girati nella sua carriera di – grandissimo – regista convenzionale. I grandi registi non si fanno spaventare né da Netflix, come dimostrano Cuarón o Scorsese, né dai film verticali, e sanno come trarre vantaggi da ogni tipo di nuova tecnica.
Di Peter Greenaway, regista sperimentale, amatissimo e verticale, si trova molto poco in rete, se non i film più noti; manca il film che amo di più, ossia Vertical features remake che, per fortuna, ho in un prezioso cofanetto DVD. Per celebrare degnamente questo grande artista, ospite per il secondo anno di seguito del Vertical Movie Festival, vorremmo suggerire questo video che fu proiettato, nel 2015, alla biennale di arte moderna di Venezia nel padiglione Italia, commentato dal regista stesso: