Zoljargal Purevdash dietro la macchina da presa per la realizzazione della sua opera da esordiente e fa colpo: Se Solo Fossi Un Orso, piccolo capolavoro dalle sfumature sociali che arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 14 marzo, distribuito da Trent Film. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2023, è la prima pellicola proveniente dalla Mongolia a calcare il red carpet entrando così nella Selezione Ufficiale sezione Un Certain Regard, conquistando pubblico e critica. Ed ora non resta che attendere la data di uscita.
Se Solo Fossi Un Orso, sinossi
Narra la storia di un adolescente, Ulzii, che vive nei sobborghi poveri di Ulan Bator, capitale della Mongolia, giustappunto, insieme alla mamma e ai fratelli più piccoli. La scuola è la sua passione, soprattutto eccelle in fisica tanto da accettare l’invito dell’insegnante a partecipare ad un concorso per veri geni della materia scientifica: premio in palio una borsa di studio. Sua madre non ha un lavoro e per sfuggire dai problemi si rifugia nell’alcool: unica soluzione, dunque, sarebbe quella di tornare in campagna per cercare occupazione.
I figli, contrariamente, decidono di rimanere nella grande città. Spetta, dunque, al primogenito occuparsi della casa e dei fratellini, dovendo rinunciare perciò al suo sogno. Riuscirà a cogliere questa grande opportunità e riscattarsi così dalla miseria in cui versa? Un destino ormai segnato ma al contempo ricco di speranza, cercando di trovare il proprio posto nel mondo. Una storia dolce e toccante che si trasforma in una denuncia ‘sociale’, seppur sottilmente, raccontata attraverso il punto di vista del ragazzo.
La regista si racconta: com’è nata l’idea del film?
Se Solo Fossi Un Orso riprende la battuta del film: “se fossi un orso in inverno potrei andare in letargo e non ammalarmi mai“. Giovanissimi che vivono all’interno della yurta (tipica abitazione mobile mongolica ndr) cercando di sopravvivere alle temperature rigide della stagione fredda, a volte scendendo perfino a -35°: “Ulan Bator è la capitale più inquinante al mondo perché più del 60% dei cittadini vive nel Distretto Yurta dove non ci sono riscaldamenti né infrastrutture, dovendo quindi bruciare carbone per resistere all’inverno“.
Una condizione estrema che sovente ha portato a scontri e manifestazioni, per migliorare la qualità del clima atmosferico, da parte dei quei cittadini che si sentono minacciati da tale nube pericolosa. Anche Zoljargal è originaria di quella zona e la sua bambina respira la medesima aria tossica: “ciò che respiriamo non è fumo, è povertà. Essere nomade in Mongolia è sempre più difficile e questo mi fa male“. Un film che possa rappresentare, quindi, la voce del suo popolo: “volevo fare un film di un adolescente che vive nel quartiere della Yurta e ha un sogno luminoso sul futuro ma influenzato dal rapporto con la sua famiglia e le sue condizioni sociali“.
Concludendo così: “volevo che la mia gente capisse, sentisse e abbracciasse ogni lotta e gioia reciproca“. Raccontare la storia di coloro che risiedono in quel sobborgo cercando di sensibilizzare i più ostili: “vorrei che i miei film diventassero un ponte per portare amore, comprensione e pace, per portare soluzioni reali“. Se Solo Fossi Un Orso, uno spaccato sociale e culturale da esplorare, dal 14 marzo al cinema.