“gira e spera..il desiderio si avvera..”
È il il 7 giugno 1985 e sulla Nippon Television faceva il suo esordio Magica Emi, un’anime, adattato successivamente in un manga composto di 3 tankobon (circa 600 pagine totali) destinato a divenire un cult.
Nelle nostre case di bambini, impazienti allo scoccare dell’ora di merenda, con pane, nutella e Bim Bum Bam arriverà qualche anno più tardi, a partire da agosto 1986 su Italia 1 all’interno del contenitore Cartonissimi (spin-off del più famoso Bim Bum Bam), per una programmazione che, seppur a cicli, godette di una fortuna incredibile nel nostro paese.
Un po’ di storia
Terza maghetta dello Studio Pierrot, fa parte del Majocco club, un ‘circolo’ di maghette ideate a partire dagli anni ’80. Cronologicamente si parte da L’incantevole Creamy (1983); l’anno dopo si unisce al gruppo Evelyn e la magia di un sogno d’amore; Emi è la terza del club (1985) ed è la più magica, in quanto non solo è una bambina che riesce a trasformarsi in un’adolescente, ma è anche una prestigiatrice di professione.
Anche per questa serie, come per Creamy, è stata usata la tecnica del parallelismo temporale.
L’edizione originale giapponese è stata trasmessa infatti in 8 mesi esattamente come la durata dell’intreccio; il debutto di Emi avviene in giugno e l’ultimo episodio è stato trasmesso il 28 febbraio, proprio la data dell’ultimo spettacolo dei Magical-Art.
Inoltre anche qui molti episodi intermedi furono trasmessi in Giappone seguendo il calendario come per la serie di Creamy per un totale di 38 episodi.
La trama di Magica Emi
La trama è semplice, quasi universale, e forse per il mercato USA ha persino potrebbe addirittura aver dato spunto per creare Hannah Montana.
Magica magica Emi racconta la storia di Mia Kazuki, figlia di una ex maga e di un pasticcere che sogna di diventare una brava prestigiatrice, seguendo l’esempio del suo idolo, la fantastica Emily Howell.
Un braccialetto a forma di cuore, trovato seguendo una sfera di energia materializzatasi in una grande villa, le donerà il potere di diventare ciò che vuole, una grande maga, e realizzare così il suo sogno.
Mai si trasforma così in Emi, una prestigiatrice adulta, bellissima, lasciandosi aiutare da Moko, una creatura-folletto che prenderà le sembianze di uno scoiattolo volante. Comincia così la grande avventura della Magical Emi, la compagnia di magia che grazie a Bartolomeo, un simpatico produttore televisivo, diventerà famosa in tutto il Giappone.
Morale e temi di Magica Emi
Il tema ricorrente, quello del sogno da realizzare, è particolarmente ben espresso durante tutti gli episodi, fino al finale, più malinconico rispetto a quanto eravamo stati abituati in passato, sicuramente più secco e determinante. La protagonista vive di fama riflessa, grazie ai poteri del bracciale, e per quanto la ragazzina sia comunque abbastanza brava come prestigiatrice, è indubbio che i trucchi di Emi siano frutto di vera magia.
Rispetto alle sue “simili” Creamy, Sandy ed Evelyn, Magica Emi è caratterizzata quindi da tematiche più serie ed introspettive, che fanno riflettere e che oggi non ci aspetteremmo di trovare in un cartone animato.
Emi/Mai capisce che talvolta, per realizzare il proprio sogno, è necessario mettere in discussione sé stessi e che per raggiungere un obbiettivo, non è bene fare uso di scorciatoie.
Anche lo stesso finale, un po’ atipico rispetto a quello di altri anime per ragazzine, ha reso tale serie TV abbastanza particolare, ma non per questo meno amata dal pubblico italiano.
La giovane s’interroga su quanto sia giusto usare il dono della magia per realizzare il sogno di diventare famosa. Qualunque prestigiatore la vorrebbe, ma lei ritiene più importante l’impegno e la costanza, l’esercizio e il raffinare continuamente un’arte difficile.
È un simbolo dello sforzo che alla fine viene ripagato, dell’impegno e la costanza che vengono premiati.
Il confronto con Creamy
Le due serie dello Studio Pierrot, hanno ambientazioni così simili da esse spesso confuse l’una con l’altra.
Magica Emi, apparentemente, si avvicina molto, soprattutto per il tipo storia, a Creamy; entrambi infatti sono ambientati nel mondo dorato dello spettacolo, con canzoni e luci e raccontano di una doppia vita della protagonista.
Magica Emy tuttavia si allontana di parecchio dalla struttura ideologica dell’ “angelo della magia” (Mahō no tenshi Kurīmī Mami?, lett. “L’angelo della magia Creamy Mami”) proprio a partire da quella costante atmosfera malinconica e più realistica che troviamo in tutti gli episodi, fino alla diversa concezione di fondo della storia: se infatti in Creamy è l’aspetto sentimentale e magico a prevalere, in Emi la vicenda si basa tutta sulla realizzazione di un sogno che, da quello della protagonista, si estenderà a tutti i personaggi.
Altre analogie e differenze possiamo ravvisare fra le due storie, a partire dal potere della trasformazione che a Mai viene dato dal folletto dello specchio, per il tramite di un braccialetto, a Yu invece dal folletto PinoPino, grazie ad una bacchetta magica.
L’elemento maschile è fondamentale in entrambe le storie: Mai è inseparabile amica di Ronnie, giovane e affascinante pugile; Yu è invaghita del suo amico d’infanzia Toshio, invaghito a sua volta di Creamy, e anche quello magico lo è, infatti Emi canta eseguendo magie durante i suoi show con la Yo Tv, mentre Creamy compie incantesimi e canta per il produttore Jingle.
Nel loro viaggio intriso di magia, le due ragazzine sono sempre aiutate e supportate da simpatici compagni, Mai è accompagnata dal folletto Moko, Yu invece da Posi e Nega, della Stella Piumata.
Il finale delle due storie presenta invece delle differenze, in quanto Mai decide di percorrere da sé la strada della magia, rinunciando coscientemente ai poteri di Emi, mentre Cremy, trascorso un anno esatto dalla sua comparsa, svanisce in un arcobaleno di luci e Yu torna alla sua vita di sempre, senza alcuna ripercussione; si chiude con l’immagine di Yū e Toshio che, dopo aver visto ripartire l’arca, se ne vanno allontanandosi sotto la pioggia.
Il finale di Magica Emi
Come finisce invece Magica Magica Emi?
La storia di Mai, che riesce a realizzare il sogno di diventare Emi grazie al potere di un braccialetto, in fondo incoraggia a non beneficiare di nessuna scorciatoia e di puntare sempre su se stessi per arrivare alla soddisfazione personale.
Durante il suo percorso, infatti, Mai si sentirà sempre più infelice, realizzando che i riconoscimenti e la fama ottenuta, sono arrivati soltanto grazie all’uso dei suoi poteri magici e non attraverso le sue capacità.
Ragionando con Moko sulla bontà delle sue azioni, un giorno guardando i filmati del suo mito, la maga Emily Howell, arriverà alla scelta di rinunciare ai suoi poteri e nel giorno del suo ultimo spettacolo, Emi si ritrasforma in Mai davanti a tutti scomparendo per sempre insieme a Moko.
Tutto è finito e Mai stringendo lo specchio e il pupazzo inanimato a sé, dà un ultimo struggente sguardo di addio all’immagine della Magica Emi, rimasta ancora per qualche secondo sul grande schermo elettronico esterno al teatro.
Qualcosa, in realtà, già si percepisce negli episodi che precedono il finale, quando i nonni di Mai decidono di sciogliere la compagnia, perché ormai non hanno più nulla da insegnare ai giovani.
Viene il dubbio che il problema sia proprio Emi, responsabile d’aver reso tutto troppo facile e d’aver levato il gusto della meraviglia.
È proprio in questo momento che Mai capisce come il bello di un sogno stia invece nel lottare giorno dopo giorno, per farlo diventare realtà; non c’è gusto se, al contrario, qualcuno lo realizza al posto tuo così inizia a pensare alle soddisfazioni che potranno arrivare se saprà impegnarsi.
Decide così di tornare al punto di partenza, per ricominciare la scalata al successo, contando solo sulle proprie capacità.
Ben diverso, quindi, dal finale della collega Creamy, la quale alla fine sembra solo averne abbastanza della fama e decide di rinunciare a tutto, pur di tornare a essere una bambina normale e all’amore del suo Toshio.
Magica Emi…e poi
A Emi sono stati dedicati due OAV, (video anime originale) uno nel 1986 a episodi conclusi, l’altro nel 2002, in occasione dell’uscita in DVD della serie e inserito come traccia bonus (clicca sul link per acquistare).
Il primo fu intitolato Pioggerellina e fu trasmesso in Italia diviso in 3 parti. Si tratta di un lungo flashback, durante il quale una più grande Mai ricorda l’estate trascorsa del 1985 e il caldo insopportabile che aveva gettato tutti i personaggi in una sorta di noia cronica, fino all’arrivo di una pioggia rinfrescante, che li scuote.
Il titolo originale è Semishigure e il termine, letteralmente «pioggia di cicale», indica il costante frinire degli insetti ed è usato per indicare il culmine della stagione estiva.
Nel 2010 Yamato, sempre attenta, ha ripubblicato l’OAV con il titolo più corretto di Orchestra di Cicale, restituendo così il senso fortemente melanconico dell’opera.
Essendo arrivata sulle reti Mediaset, la sigla di Magica Emi non poteva essere cantata se non da Cristina D’Avena, così come le canzoni interpretate da Emi sul palco, parecchio apprezzate.
https://www.youtube.com/watch?v=g4CJfCeFH8Q
C’è da segnalare poi, la pesantissima italianizzazione dei nomi, ad eccezione di quello della protagonista; così Topo è diventato Moko, Yōko è Annie, Junichi è Enrico, Misaki è Giuppi, Haruko è Fiorella, Yōsuke è Giovanni, Akira è Gennaro, Susumu è Daniele, Yukiko è Stella, Shō è Ronnie, Shigeru è Bartolomeo, Madoka è Pellecchia, Musashi è B.Junior.
I cartoni dello studio Pierrot sono inoltre facilmente riconoscibili anche perché spesso, si vedono i personaggi di un cartone fare da comparsa in un altro.
In un episodio di Sandy dai mille colori, ad esempio, mentre si vede passare un pullman con l’immagine di Magical Emi, si notano Mai e Ronnie.
Insomma, aguzzate la vista.
Ripensandoci ora, a mente più matura insomma, sembrerebbe proprio che l’unica lettura attendibile sia quella di una ragazzina che, per sua fortuna, comprende che non esiste magia più grande, della propria capacità di raggiungere gli obbiettivi personali: di fronte alla volontà di imparare non c’è gioco di prestigio che regga.
Allora si spiega eccome la felicità che prova nell’aver imparato il gioco con le palline che appaiono tra le dita, senza necessità di stratagemmi artificiosi, e comunque il valore sta anche solo nell’averci provato, rinunciando ad aiuti facili.
Forse tutti noi dovremmo prendere esempio da questa simpatica ragazzina, senza vergogna; non è mai troppo tardi, e se ci credi, alla fine, il desiderio si avvera!