La battaglia di Alamo (The Alamo)
Regia: John Wayne; sceneggiatura: James Edward Grant; fotografia: William H. Clother; scenografia: Alfred Ybarra; costumi: Ron Talsky; trucco: Web Overlander; colonna sonora: Dimitri Tiomkin; effetti speciali: Lee Zavitz; montaggio: Stuart Gilmore; interpreti: John Wayne (Davy Crockett), Richard Widmark (Jim Bowie), Laurence Harvey (colonnello William Travis), Richard Boone (Sam Houston), Frankie Avalon (Smitty), Patrick Wayne (capitano James Butler Bonham), Linda Cristal (Flaca), Joan O’Brien (Sue Dickinson), Chill Wills (l’apicoltore), Ken Curtis(capitano Almeron Dickinson), John Dierkes (Jocko Robertson), Ruben Padilla (generale Santa Anna), Joseph Calleia (Juan Seguin); produzione: John Wayne per The Alamo Company; origine: USA – 1960; durata: 167′ (202′ Director’s Cut).
Trama
Il generale Sam Houston è incaricato dal Presidente degli Stati Uniti di organizzare l’esercito del Texas per liberarlo dal giogo imposto dal dittatore messicano, il generale Antonio Lopez de Santa Anna. Quest’ultimo però è già in marcia e a Houston serve tempo per completare l’arruolamento e l’addestramento dei soldati. L’unico modo di concedergli questa possibilità è difendere la cittadina di San Antonio di Bexar, asserragliandosi all’interno della missione chiamata ‘Alamo’. A capo del manipolo di soldati incaricati della difesa c’è il colonnello Travis (Harvey) , supportato dal gruppo di volontari capeggiato da Jim Bowie (Widmark) e dal pioniere Davy Crockett, giunto dal Tennessee con una trentina di uomini, dopo essere stato eletto al Congresso.
Travis sa che l’impresa è disperata ma è convinto che, combattendo con coraggio senza arrendersi, darà il tempo necessario al suo generale per avere una possibilità contro l’esercito di de Santa Anna. Al contrario Bowie preferirebbe rallentare la marcia del nemico con azioni di guerriglia, senza sopportare un assedio, aspettando rinforzi. Crockett tenta di mediare tra i due.
Svanita l’ultima speranza di ricevere rinforzi, Travis decide di resistere, rifugiandosi nella missione. Bowie e Crockett decidono di restare e aiutarlo. Dopo due giorni di resistenza disperata i tre protagonisti muoiono in battaglia. A salvarsi sono solo la moglie del capitano Dickinson con la figlia e un bambino afroamericano. I tre vengono portati in salvo da Smitty, uno dei seguaci di Crockett, inviato da Houston per chiedere aiuto. Egli giunge appena in tempo per veder cadere Fort Alamo.
I cugini di Alamo
Nel 1960 John Wayne ha 53 anni, portati da Re del botteghino ancora atletico e soprattutto da patriota tutto d’un pezzo. Per la sua prima regia sceglie un soggetto che gli calza a pennello: la storica e vana resistenza dei volontari guidati da Davy Crockett – un ruolo che riserva per sè – a Fort Alamo, contro l’esercito messicano. Il risultato è La battaglia di Alamo, che dirige con l’aiuto più o meno velato dell’amico John Ford e rispecchia la personalità di Wayne: un kolossal epico-western con intermezzi comici, poco attendibile dal punto di vista storico, ma avvincente. Pur di realizzarlo però John Wayne è costretto ad ipotecare quasi tutte le sue numerose proprietà immobiliari per pagare 400 comparse e 1500 cavalli, oltre alla ricostruzione del villaggio, così realistica da essere ancora in piedi, spesso visitata da turisti che la preferiscono alle vere rovine di Fort Alamo, situate a poca distanza. Il costo finale è di dodici milioni di dollari.
A John Wayne non bastano gli incassi, stavolta punta all’Oscar, dopo essere stato per anni snobbato dalla manifestazione. Spende altro denaro per avviare un campagna pubblicitaria martellante, basata tutta sul patriottismo e rivolta agli spettatori, ai critici e ai giurati dell’Academy, scegliendo lo stesso agente che aveva creato l’isteria intorno a Via col vento. Russell Birdwell fa le cose in grande, stampando tra l’altro un volume di 183 pagine nel quale proclama John Wayne il “George Washington dell’arte cinematografica, proteso alla conquista delle vette della celluloide per conto di Dio e della Patria”. In attesa delle candidature, il regista rilascia dichiarazioni forti: “Gli occhi del mondo sono su di noi. Dobbiamo vendere l’America alle nazioni minacciate dal comunismo”, ottiene un’udienza dal Papa e infine pubblica un’inserzione nella quale elenca tutti gli stipendi corrisposti a cittadini americani nella realizzazione del film.
Altro pepe alla vicenda viene aggiunto da Chill Wills, che nel film ha una parte laterale come apicoltore. Ritiene la nomination l’occasione della vita e invia a tutti i membri dell’Academy un articolo della giornalista Hedda Hopper che elogia la sua parte, ma senza consultarla. Per tutta risposta la donna scrive un gelido articolo nel quale ritira il suo voto a Wills. Quest’ultimo prosegue imperterrito, pubblicando un annuncio nel quale elenca in ordine alfabetico tutti i membri dell’Academy per i quali ha votato nel corso degli anni e un altro nel quale scrive: “Che io vinca, perda o pareggi siete tutti miei cugini e io vi amo tutti”. Quello dei cugini diventa il tormentone dell’anno e finisce con l’alienargli le simpatie del cast e perfino John Wayne gli rimprovera il cattivo gusto per il suo ultimo annuncio non autorizzato: “Noi del cast de La battaglia di Alamo preghiamo – più di quanto pregassero i texani per la loro vita – per l’Oscar a Chill Wills. Cugino Chill ha recitato in modo superbo. I tuoi cugini di Alamo”. Sull’onda della pubblicità il film conquista sei nomination in totale.
Il racconto del redattore
La battaglia di Alamo è candidato per il film, l’attore non protagonista Wills, la fotografia, la canzone, la colonna sonora, il montaggio e il suono. Ottiene l’Oscar solo in quest’ultima categoria e, a dirla tutta, il più penalizzato è l’autore della colonna sonora Dimitri Tiomkin, la cui musica è tuttora popolare, soprattutto la ballata El Deguello (in alto puoi ascoltarla), inclusa anche nelle musiche de Un dollaro d’onore (1959) e recentemente in quelle di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino . A vincere è Billy Wilder che con L’Appartamento conquista le statuette per il film, la regia, la sceneggiatura, la scenografia e il montaggio. John Wayne non può nemmeno consolarsi con gli incassi, che gli bastano appena per recuperare le spese. Il ‘Duca’ dovrà attendere altri 9 anni per ricevere un Oscar come attore protagonista de Il Grinta. Neanche a dirlo Chill Wills non otterrà più neppure una nomination, restando nella storia del cinema solo come caratterista e per aver prestato la voce a Francis, il Mulo parlante.