Ripubblichiamo l’articolo in occasione del compleanno di Jake La Motta (10 luglio 1922 – 19 settembre 2017) che oggi avrebbe compiuto 100 anni
Toro scatenato (Raging Bull)
Regia: Martin Scorsese; soggetto: da Toro scatenato, la mia storia scritta da Jake La Motta con Peter Savage e Joseph Carter; sceneggiatura: Paul Schrader, Mardik Martin; fotografia (B/N e colore, widescreen): Michael Chapman; scenografia: Phil Abramson, Frederic Weiler; costumi: John Boxer, Richard Bruno; trucco: Michael Westmore; effetti speciali: Raymond Klein, Max E. Wood; colonna sonora: AA. VV.; montaggio: Thelma Schoonmaker; interpreti:Robert De Niro (Jake LaMotta), Joe Pesci (Joey LaMotta), Cathy Moriarty (Vickie LaMotta), Frank Vincent (Salvy), Nicholas Colasanto (Tommy Como), Theresa Saldana (Lenore LaMotta), Mario Gallo (Mario), Johnny Barnes (Sugar Ray Robinson), Frank Adonis (Patsy), Joseph Bono (Guido), Frank Topham (Toppy), Lori Anne Flax (Irma), Luciano Charles Scorsese (Charlie), Don Dunphy (se stesso); produzione: Irwin Winkler, Robert Chartoff per MGM; origine: USA – 1980; durata: 129′.
Trama
New York, 1964. Un attempato Jake La Motta (De Niro) ripensa alla sua carriera di pugile. Nel Bronx il giovane italo-americano Jake diventa professionista, con il fratello Joey (Pesci) come manager. Già sposato, Jake perde la testa per la bella Vicki (Moriarty) e il suo matrimonio fallisce. Intanto continua la sua scalata nel mondo della boxe, anche se con una certa fatica, perchè rifiuta di truccare gli incontri per alcuni mafiosi, gente potente che potrebbe dargli una grande occasione. Alla fine, dopo diversi match vinti, tra cui a sorpresa uno contro Sugar Ray Robinson e alcuni persi intenzionalmente per favorire i suoi protettori, arriva a combattere per il titolo di campione del mondo dei pesi medi e lo conquista.
Nonostante le vittorie e l’agiatezza, la sua vita privata è tutt’altro che serena: costretto a mantenersi a dieta per non prendere peso, egli è costantemente ossessionato dalla gelosia nei confronti di Vicki, nel frattempo divenuta sua moglie. Prima di un incontro, Vicki mostra di apprezzare l’aspetto di un suo avversario e la coppia ha l’ennesimo violento alterco. Sul ring Jake si scatena e massacra l’avversario con tale violenza da sfigurarlo per sempre.
Sebbene mantenga il titolo, la gelosia si trasforma in paranoia e Jake la rivolge verso gli amici e anche nei confronti del fratello. Joey, che aveva sempre aiutato Jake, al punto da fare a pugni per difendere l’onore di sua moglie, attira le sue ire, motivate dal sospetto che vada a letto con la cognata. Un giorno Jake lo picchia, esasperato dall’ennesimo battibecco, durante il quale ella lo provoca dicendo di essere andata a letto con Joey e che quest’ultimo fosse molto meglio di lui.
Il declino presto si estende anche allo sport. Nel 1951 Jake perde il titolo contro il suo acerrimo rivale Sugar Ray Robinson e da quel momento, senza Joey a controllarlo, ingrassa e, così fuori forma, in pochi anni è obbligato al ritiro. A quel punto compra un bar e vi trascorre molto tempo, dandosi ai bagordi, finchè Vicki non decide di divorziare e portarsi via i figli. Rimasto solo, Jake si dedica al suo night club, nel quale si esibisce come intrattenitore, ma ben presto sorgono alcuni problemi economici e legali.
L’ex pugile viene incastrato con un’accusa di sfruttamento della prostituzione e, disperato e sommerso dai debiti, è costretto a spaccare la sua cintura di campione per vendere le gemme che la adornano. Finisce in prigione, dove sfoga la sua frustrazione contro le pareti della cella, ormai è un uomo distrutto. Uscito di galera incontra per caso Joey e riesce a malapena a scusarsi, ma ormai anche il fratello non vuole più saperne di lui.
Si torna al presente. Nel suo camerino Jake prova il monologo finale di Marlon Brando in Fronte del porto. Bussano alla porta e lo chiamano per i suoi cinque minuti sul palco.
L’epica anarchica di Martin Scorsese
“Il tema del film è la sopravvivenza. La sopravvivenza sul ring.Combattimenti regolari non ne esistono[…] Voglio mostrare come un pugile impari a dominare l’odio e la violenza, come tenta di diventare un essere umano fuori del ring, come tutto congiura per impedirgli di fermarsi.“
Martin Scorsese
L’idea di realizzare un film dall’autobiografia di Jake La Motta viene sottoposta a Martin Scorsese proprio da Robert De Niro, che riserva per sè la parte del protagonista. L’ambientazione è quella di Little Italy, della povertà e di un quartiere malfamato come il Bronx, che i due artisti, figli di emigranti, conoscono bene. Attraverso la storia di un uomo tanto eccezionale sul ring, quanto normale e pieno di difetti nel privato, il regista dipinge un affresco della comunità italo-americana degli anni cinquanta a New York, dove la cruda realtà è quella di una cultura drammaticamente violenta che spesso conduce a scelte obbligate. Nel suo quartiere, spiega il regista, i ragazzi potevano avere solo due aspirazioni: diventare gangster o farsi preti. Oppure, come Scorsese e De Niro hanno fatto, inseguire un sogno impossibile, con l’ostinazione e a volte la furia inarrestabile di un Toro scatenato.
Il film costa ben 14 milioni di dollari e richiede due anni di lavorazione. Durante le riprese, De Niro si allena col vero Jake La Motta, il quale gli insegna i fondamenti della boxe e lo loda per il suo impegno: “Bob è una scoperta come pugile…Ha trentacinque anni ma si muove come un diciottenne”. De Niro vuole imparare a combattere perchè non gli basta fingere sullo schermo, ma vuole provare le stesse emozioni che ti travolgono durante un incontro reale.
La sua rincorsa verso l’immedesimazione totale, tipica del metodo Stanislavsky, lo porta ad ingrassare di quasi trenta chili per ritrarre un Jake La Motta vecchio e in declino, per poi ricostruire il suo fisico con l’aiuto di un allenatore di bodybuilding, allo scopo di interpretare il campione all’apice della sua forma fisica.
Durante il suo spossante tour de force, l’attore si prodiga con il regista per trovare il collega adatto al delicato ruolo di Joey la Motta. Trovano perfetto Joe Pesci, che però ha abbandonato il cinema per aprire un ristorante. Il trentasettenne del Bronx non è convinto, ma De Niro lo persuade e così gli rilancia la carriera con una nomination all’Oscar e il BAFTA Award come miglior attore debuttante, Allo stesso modo brilla la stella nascente di Cathy Moriarty, che all’inizio delle riprese ha diciassette anni e frequenta ancora il liceo.
Il risultato di cotanti sforzi è un film potente, ispirato, fotografato magistralmente di Michael Chapman, che alterna bianco e nero e colori sbiaditi con disinvoltura, trasportando lo spettatore in momenti diversi della storia e della vita del protagonista. Eccellenti le riprese – montate egregiamente da Thelma Schoonmaker – degli incontri di pugilato, nei quali l’alternanza di primi piani rende tangibili le vette di sofferenza e brutalità cui la ‘nobile arte’ può giungere.
Il responso del botteghino non è caloroso come ci si potrebbe aspettare. Il film incassa solo 23 milioni di dollari, ma la critica non esita a premiarlo, con la stampa estera che candida Toro scatenato a ben otto Golden Globe. La pellicola tuttavia ne vince soltanto uno, che premia l’interpretazione superba di Robert De Niro.
Il racconto del redattore
A Hollywood c’è voglia di correttezza e tanta incertezza sulla strada da seguire. Ci si interroga se i kolossal possano davvero rappresentare il futuro della Settima Arte o se non sia più giusto premiare un cinema parco e intimista. A prevalere è la scelta più rassicurante e in questo senso va letta la vittoria di Gente comune, di Robert Redford. Scorsese dovrà attendere ancora: le otto candidature di Toro scatenato si riducono a due Oscar, per il montaggio di Thelma Schoonmaker e per la prova clamorosa ed esaltante del miglior attore protagonista dell’anno, Robert De Niro.