Il film di Matteo Garrone selezionato per partecipare al 91esimo Premio Oscar
Avevamo già parlato dei ventuno film italiani candidati per partecipare alla prossima edizione del Premio Oscar, pellicole di tutto rispetto su cui però ha prevalso “Dogman” di Matteo Garrone. Dopo i trionfi ottenuti alla 71esima edizione del Festival di Cannes e aver vinto il Nastro d’Argento, ancora un prezioso riconoscimento per la pellicola egregiamente interpretata da Marcello Fonte ed Edoardo Pesce, “Dogman” il 24 febbraio 2019 si contenderà l’Oscar come miglior film in lingua straniera, categoria quest’anno che presenta molte altre pellicole pluripremiate. Dopo aver appreso questa notizia, le dichiarazioni del regista non si sono fatte attendere:
”Ringrazio la commissione per aver scelto Dogman, regalandoci questa grande opportunità
Ispirato da un fatto di cronaca nera avvenuto in Italia trent’anni fa, in “Dogman” si racconta la vita di Marcello, uomo mite e gentile che gestisce un negozio di toelettaura per cani con due soli amori nella vita: sua figlia Alida e i suoi amici a quattro zampe. Stanco dei continui soprusi e del bullismo di cui è vittima, Marcello si unisce a Simoncino, un ex pugile violento appena uscito dal carcere, vivendo con lui un rapporto simbiotico che però lo farà allontanare dalla sua mite natura, portandolo a compiere gesti ben oltre al di là dei propri principi. Quando si renderà conto di non riuscire a sottrarsi a quello stato di sudditanza, Marcello metterà in atto un sanguinoso crimine il quale verrà ricordato per anni
Noi ci auguriamo che “Dogman” riesca a vincere l’Oscar, dato che l’ultima volta che abbiamo portato a casa l’ambita statuetta risale al 2014 quando fu Sorrentino a conquistarla con “La grande bellezza”, anche se i concorrenti con cui Matteo Garrone dovrà confrontarsi il 24 febbraio prossimo sono di grosso calibro. Infatti, gli altri candidati sono: “Affari di Famiglia” di Kore Eda Hirokazu già Palma d’oro, il Leone d’oro Alfonso Cuaron con “Roma”, “Cold War” del già premio Oscar il polacco Ida Pawel Pawlikowsky, “Capernaum” della libanese Nadine Labaki e “L’albero dei frutti selvatici” del turco Nuri Bilge Ceylan.