Charles Robert Redford Jr., questo il nome completo dell’attore è un californiano doc, nato a Santa Monica il 18 agosto 1936, figlio di Marta Ward, donna del Texas e di Charles Robert Redford, lattaio e ragioniere di origine irlandese: Grazie all’assunzione di quest’ultimo presso la Standard Oil, dove lavora come contabile, la famiglia migliora la propria condizione, trasferendosi nella San Fernando Valley.
Figlio della classe media, non eccelle negli studi quanto negli sport, come il nuoto, il tennis il baseball e perfino l’atletica leggera (il suo atletismo sarà prezioso per la sua carriera di attore, nella quale solo raramente ricorrerà a controfigure). Altre sue passioni sono l’arte e la natura, della quale si innamora grazie ad un’escursione nel parco nazionale di Yosemite.
In seguito alla prematura scomparsa della madre, morta di cancro a soli 41 anni, il giovane Robert decide di sfruttare una borsa di studio per meriti sportivi e si iscrive nel 1955 all’Università del Colorado. dove tuttavia resta per poco più di un anno. Da quel momento un lungo peregrinare lo porta in Europa, viaggiando in autostop tra Germania, Francia e Italia, paesi nei quali cerca l’ispirazione per tradurre la propria passione artistica nella pittura e nella scenografia.
Il ritorno negli USA e la recitazione
Tornato a Los Angeles vive un periodo buio, segnato dall’abuso di alcool, dal quale esce grazie anche all’aiuto di Lola Van Wagenen, diciassettenne studentessa dello Utah, che diventa sua moglie nel 1958, quando Charles Robert Redford si iscrive all’Istituto Pratt di New York per studiare arte e successivamente all’Accademia americana di arti drammatiche, dove studia scenografia e scopre le proprie potenzialità di attore, interpretando Creonte in una riduzione dell’Antigone.
Biondo di capelli, uomo attraente dal fisico atletico e dal sorriso franco, comincia e recitare a Broadway – abbandona intanto il nome Charles optando per il secondo nome – prima di essere rapito dalla televisione: sul piccolo schermo, dal 1958 al 1962 appare in serie di successo come The Deputy e Parry Mason (The Case of the Treacherous Toupee), oltre che in un episodio memorabile di Ai confini della realtà .
Nel 1963 riesce ad ottenere una candidatura agli Emmy Awards nella categoria Outstanding Performance In A Supporting Role By An Actor nella serie Premiere, Presented by Fred Astaire.
Il Cinema e i primi successi
Nel 1962 il ventiseienne Robert Redford esordisce sul grande schermo in Caccia di guerra di Denis Sanders, accanto a quello che sarà suo amico di lunga data, il futuro regista Sydney Pollack. Nel 1965 partecipa a due film, Situazione disperata ma non seria dell’austriaco Gottfried Reinhardt, nel quale recita accanto al grande Alec Guinness e ,soprattutto, Lo strano mondo di Daisy Clover dell’inglese Robert Mulligan , nel quale duetta con la bellissima Natalie Wood: i due attori si piacciono e l’interpretazione di Redford nei panni di un affascinante ubriacone profittatore è convincente tanto da guadagnargli il Golden Globe come miglior attore debuttante.
Torna a recitare con Wood nel 1966 nel film di Sidney Pollack Questa ragazza è di tutti e, nello stesso anno, partecipa al film drammatico La caccia di Arthur Penn insieme con Marlon Brando e Jane Fonda. Con Jane Fonda è protagonista della commedia A piedi nudi nel parco (1967), film spiritoso sui problemi di una giovane coppia di novelli sposi che affronta la dura prova della convivenza: il film, che riprende uno spettacolo di Broadway già interpretato da Redford funziona, grazie alla chimica tra i due attori principali.
Gli anni ’70 e la grande popolarità
Nel 1969 Robert Redford entra definitivamente nell’Olimpo del cinema americano con un film di George Roy Hil, il western Butch Cassidy con Paul Newman. La coppia di sex symbol formata dai due – Newman, più anziano di 11 anni, ha il fascino dell’uomo maturo, mentre Redford quello della giovane irresistibile canaglia – ottiene consenso di critica e ottimi incassi, segnando anche l’inizio della sincera amicizia tra i due protagonisti: è proprio Newman ad imporre Redford ai produttori, che avrebbero preferito un attore più famoso (Redford vince con questo film il BAFTA Award, unico riconoscimento avuto come attore, fino ai successivi premi alla carriera).
Redford recita ancora in film popolari, classici del suo repertorio come Corvo rosso non avrai il mio scalpo di Pollack e Il candidato di Michael Ritchie, entrambi nel 1972 e poi in Come Eravamo (1973), sempre diretto dall’amico Pollack. Già, Come eravamo: la contrastata storia d’amore tra l’ebrea comunista Katie Morosky – Barbra Streisand e ll rampollo dell’alta borghesia Hubbell Gardiner- Robert Redford entra nell’immaginario collettivo: pur amandosi molto i due vengono da mondi troppo diversi e finiscono per lasciarsi, non senza rimpianto.

Del 1973 è anche un altro capolavoro di George Roy Hill che arruola nuovamente la coppia Newman-Redford in La stangata: i due mettono in scena un’elaborata truffa ai danni di un pericoloso criminale, reo di aver ordinato l’omicidio di un loro caro amico. Il film funziona come un orologio, scandito dalla celeberrima colonna sonora e conquista ben sette Oscar, ma gli attori restano purtroppo con un pugno di mosche(Redford viene nominato per il premio, Paul Newman neppure quello).
Gli anni settanta procedono in bellezza. Da ricordare sono almeno Il grande Gatsby (1974), tratto dall’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald, il thriller I tre giorni del Condor (1975) e Tutti gli uomini del presidente (1976) di Alan J. Pakula sul famoso Scandalo Watergate. Nel film Redford e Dustin Hoffman interpretano Bob Woodward e Carl Bernstein, i due giornalisti che portano avanti l’inchiesta che costringe Nixon alle dimissioni. Il film ottenne vari riconoscimenti e premi cinematografici, tra cui anche otto candidature agli Oscar del 1977, tra cui miglior film e miglior regia a Pakula.
Verso la fine del decennio, Redford appare nel cast di Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough e torna a lavorare per la quinta volta con il regista Sydney Pollack nell’avveniristico Il cavaliere elettrico (1979).
Gli anni ’80 e la regia
Nel 1980 Robert Redford decide di passare dietro la macchina da presa, dedicandosi, parallelamente alla carriera di attore a quella di regista. Il debutto è clamoroso: Gente comune, tratto da un romanzo di Judith Guest e sceneggiato da Alvin Sargent si svolge nell’agiata borghesia, della quale fa parte la famiglia Jarrett, sconvolta dalla morte del figlio maggiore in un incidente avvenuto in barca e dal tentativo di suicidio del minore, che soffre della sindrome del sopravvissuto.
Il padre tenta di aiutare il figlio, la madre gli rimprovera segretamente di non essere riuscito a salvare Buck, il suo prediletto: lo psichiatra è l’uomo della provvidenza che illumina la strada. Pur giudicato da alcuni superficiale, il film ha il merito di affrontare la crisi della famiglia americana e colpisce nel segno: vince cinque Golden Globe e quattro Oscar: Redford è premiato per la regia. Hollywood che ha sbarrato la strada all’attore (ritenuto troppo bello per essere anche bravo? Ricordate le polemiche su Paul Newman, premiato in extremis, Di Caprio e Brad Pitt che a lungo hanno sofferto dello stesso ostracismo), apre le porte al regista.
Redford regista tornerà alla ribalta dei premi, pur senza vincere, nel 1994 con Quiz Show e nel 1998 con L’uomo che sussurrava ai cavalli, film nei quali appare anche come interprete.
Nel frattempo egli continua ad affascinare il pubblico anche come attore: che dire di film come La mia Africa (1985), Proposta indecente (1993) di Adrian Lyne , Spy Game (2001) diretto da Tony Scott, nel quale duetta con Brad Pitt? Come interprete però Redford deve accontentarsi di un Golden Globe alla carriera (1994), dell’Oscar alla carriera (2002) e del Leone d’Oro alla carriera (2017).
Attivismo per l’ambiente e sostegno al cinema indipendente
Nel 1977 Redford scrive un libro di denuncia, profetico nel criticare la politica espansionistica statunitense, impedisce la costruzione di una centrale elettrica nello Utah ed esorta il governo democratico di Barack Obama (del quale è stato sostenitore) all’adesione agli accordi sul clima per la riduzione dell’emissione dei gas serra.
Nel 1981 Redford fonda, con l’amico Sydeny Pollack, il Sundance Institute il quale, pur senza sovvenzioni e appoggi governativi ha sovvenzionato nuove promesse del cinema con spese pagate per 4 settimane, ha fornito professori, materiale tecnico e consulenza di grandi professionisti ad autori esordienti e indipendenti All’istituto è collegato il celebre Sundance Film Festival, che ha scoperto e lanciato autori e registi indipendenti del calibro di Quentin Tarantino, Kevin Smith, Robert Rodriguez, Jim Jarmusch, Darren Aronofsky, Christopher Nolan, ben prima che diventassero beniamini delle Major, oltre a creare il Sundance Channel, un canale televisivo che consente aagli spettatori la visione di film indipendenti e video on demand.