“Ci sono donne e donne e poi c’è Kate. Ci sono attrici e attrici e poi c’è Katharine Hepburn.” (Frank Capra)
La citazione attribuita al grande regista Frank Capra riassume con gusto ciò che Katharine Hepburn, nata a Hartford nel Connecticut il 12 maggio 1907 ha significato per Hollywood e per Broadway, per il Teatro e per il Cinema (con la lettera maiuscola), al di là dei premi vinti. I genitori sono progressisti, molto impegnati nel sociale: la madre è una suffraggetta (sostenitrice del diritto di voto alle donne) e fondatrice di Planned Parenthood, associazione che promuove la contraccezione e il diritto a una maternità responsabile mentre il padre, discendente di una famiglia inglese, è sostenitore della profilassi pubblica contro le malattie veneree, tema considerato allora scabroso. Con due genitori così non meraviglia che la seconda dei loro sei figli, Kate,cresciuta in un ambiente privo di argomenti tabù, scelga la strada del teatro, già dal college. Dopo quattro anni le sue interpretazioni guadagnano a Katharine Hepburn le attenzioni di Hollywood.
L’ esordio folgorante, la crisi e la rinascita
Alta, rossa di capelli,dotata di un corpo atletico e femminile al tempo stesso ha carattere e talento da vendere il ciclone-Hepburn, che approda al grande schermo nel 1932 con il film Febbre di vivere per il quale il regista George Cukor riesce a convincere la casa di produzione RKO ad accettare le richieste economiche della venticinquenne attrice: 1.500 dollari a settimana per tre settimane a una ragazza semisconosciuta, una cifra esorbitante per l’epoca. Nella pellicola si confronta con una vecchia volpe del calibro di John Barrymore, tenendogli testa egregiamente. Il film ottiene un grande successo e le recensioni positive sulla caratterizzazione del suo personaggio, la giovane figlia di un padre appena uscito dal manicomio, fioccano. Ciò convince la RKO a farle firmare un accordo a lungo termine, come si usava all’epoca e a sceglierla come protagonista del drammatico La falena d’argento (1933): nel ruolo di una pilota spericolata che s’innamora di un uomo sposato e, una volta rimasta incinta, sceglie di suicidarsi per non porre l’uomo dinanzi alla scelta fra lei e la moglie (immaginiamo quanto il personaggio potesse dispiacere alla progressista Kate). Nonostante incassi meno del previsto, ancora una volta la Hepburn viene elogiata,anche se i critici notano un certo manierismo nell’interpretazione, dovuto forse all’origine teatrale dell’attrice. Nello stesso anno gira Morning Glory (Gloria del mattino) insistendo con tutte le forze per ottenere una parte per cui si sente perfetta. I fatti le danno ragione e la storia di Eva Lovelace, aspirante attrice che accetta una dura gavetta pur di avere la sua occasione, le guadagna la consacrazione presso il pubblico e il primo Oscar da protagonista della carriera. Ancora del 1933 è il ruolo della battagliera Jo March in Piccole Donne, tratto dal popolare romanzo di Louisa May Alcott da Cukor (i due diventano amici e gireranno insieme altri 8 film): Kate, con un personaggio che sembra scritto su misura per lei conquista la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Come nei migliori romanzi d’appendice, spesso a un’affermazione così precoce segue un momento di crisi: i successivi The Lake e Argento Vivo sono un flop, così come Amore tzigano tratto anch’esso da un romanzo. Finalmente con Primo Amore di George Stevens arriva la seconda nomination agli Oscar: la sua prova si classifica seconda come numero di preferenze solo a Bette Davis ma l’insuccesso de Il diavolo è femmina, nel quale pure recita per la prima volta accanto a Cary Grant (oggi la commedia del 1935 è datata ma piacevole: il rapporto tra marito e moglie entra in crisi quando il successo sociale della consorte la porta a trascurare il suo uomo) e dei successivi Maria di Scozia e Una donna si ribella, dove una donna dell’epoca vittoriana sfida le convenzioni sociali e mette al mondo un figlio fuori dal matrimonio, la convincono a tornare sulla East Coast per recitare in un adattamento teatrale di Jane Eyre. A Katharine Hepburn nuocciono gli atteggiamenti spesso sprezzanti nei confronti della stampa e del pubblico, curiosi della sua vita privata – in quegli anni ella ha una storia burrascosa col miliardario Howard Hughes, ben raccontata da Scorsese in The Aviator, dove è interpretata da Cate Blanchett – che spesso le causano critiche ingenerose. Prende parte alle audizioni per interpretare Rossella O’Hara in Via col Vento, ma David O’Selznick la scarta perchè dotata, secondo lui, di scarso sex appeal (“Non ce lo vedo Clark Gable a inseguirti per anni” sono le sue parole). Del 1937 è Palcoscenico di Gregory la Cava, candidato agli Oscar 1938 e nello stesso hanno recita con Cary Grant e un leopardo addomesticato nell’esilarante commedia Susanna! del maestro della screwball comedy Howard Hawks. L’anno successivo appare nel film Incantesimo per la Columbia Pictures, ancora in compagnia di Cary Grant: questi film, pur acclamati dagli addetti ai lavori, non sbancano al botteghino e molti attribuiscono alla scarsa simpatia degli spettatori per la protagonista femminile il risultato.
La rinascita giunge con Scandalo a Filadelfia, spettacolo teatrale per il quale viene scritturata: intuendo il potenziale della storia, Howard Hughes le regala i diritti della commedia, che gli studios fanno a gara per produrre. La Hepburn accetta l’offerta della MGM, a patto di poter essere la protagonista, di poter scegliere come regista l’amico George Cukor e i suoi partner sullo schermo: le prime scelte Spencer Tracy e Clark Gable rispondono picche, ma Mayer non si scoraggia. Il produttore ingaggia James Stewart e le promette un compenso di 150.000 dollari e qualunque attore di suo gradimento per la parte dell’ex marito: la donna sceglie Cary Grant. Vedere Grant, Hepburn e Stewart insieme è una gioia per gli occhi e il personaggio dell’altera Tracy sembra fatto a posta per ricreare la sua immagine: comico il giusto e umano abbastanza perchè il pubblico si identifichi con lei. Il film è un trionfo (per me la migliore commedia mai realizzata) e persino la stampa le perdona tutto: Variety definisce Scandalo a Filadelfia (1940)“Il film di Kate Hepburn…senza di lei, la storia è inconcepibile”.
L’amore e il sodalizio artistico con Spencer Tracy
Ne La donna del giorno (1942) recita per la prima volta accanto a Spencer Tracy: i due trovano subito una complicità e un’alchimia perfetti, nella vita e sullo schermo: l’indomabile Hepburn trova finalmente un uomo capace di tenerle testa, nonostante i due siano molto diversi tra loro. Kate è atea dichiarata ma rispetta la fede cattolica di Tracy che, pur innamorato di lei, resterà sposato con la prima moglie. Ciò non impedirà loro di girare negli anni ben 9 film insieme, formando una delle coppie di interpreti più affiatate di sempre: memorabili pellicole come la costola di Adamo (1949) o Lui e Lei (1952). Gli anni ’50 sono un periodo d’oro per lei, capace di recitare Shakespeare a teatro e tornare alla commedia brillante per Hollywood, sempre all’altezza del ruolo. Nel 1951 guadagna l’ennesima nomination per La Regina d’Africa di John Huston nel quale interpreta la missionaria Rose Sayer, capace di convincere il capitano alcolizzato Humphrey Bogart (Charlie Allnut nel film, che tradotto suona come Charlie ‘tutto matto’) ad affondare con la sua modesta imbarcazione una nave ammiraglia tedesca nel 1914. Per Bogart è il primo e unico Oscar della carriera. Continua ad alternare con profitto teatro e Cinema porta sullo schermo l’audace dramma di Tennessee Williams Improvvisamente l’Estate Scorsa (1959), diretta da Joseph Mankiewicz con Mongomery Clift ed Elizabeth Taylor. L’atmosfera torbida del film sarà motivo di scontro fra il regista e Kate (“Riprenderemo a girare, Miss Hepburn, quando arriverà per lei il tesserino da regista che ho ordinato al sindacato” sbotta esasperato Mankiewicz) la quale, prima della fine delle riprese, arriverà a sputargli in faccia. Dopo Il lungo viaggio verso la notte del 1962, Katharine Hepburn si prende una pausa dalla recitazione, per curare l’amato Spencer Tracy, gravemente ammalato a causa del diabete e di enfisema polmonare.
Una nuova giovinezza artistica
L’ultimo film girato con Spencer Tracy, che morirà poco dopo, è la commedia Indovina chi viene a cena? nel quale due genitori liberal vedono le proprie convinzioni messe alla prova dalla giovane figlia, intenzionata a sposare un illustre medico di colore, interpretato da Sidney Poitier. Kate Hepburn, affranta dalla morte del suo amato, considera l’ennesima nomination all’Oscar con filosofia e diserta, come suo solito, la cerimonia. Quando viene proclamata migliore attrice protagonista l’amico George Cukor, che ritira il premio al suo posto, le telefona mentre sta girando in Francia La pazza di Chaillot di Bryan Forbes. Per una volta anche Katharine la terribile si commuove e telegrafa:“Sento di aver ricevuto un grande, affettuoso abbraccio da parte dei miei colleghi. Non so se L’Oscar sia stato un omaggio alla mia abilità drammatica o un gesto d’amicizia nei confronti miei e di Spencer. Sono contenta di aver vinto per lui”. Tra la sorpresa generale Katharine Hepburn torna subito a recitare ne Il leone d’Inverno dell’inglese Anthony Harvey: nella parte di Eleonora d’Aquitania, moglie di Enrico II- Peter O’Toole, ella si dimostra una volta di più straordinaria, in un cast che annovera anche un giovane Anthony Hopkins come Riccardo Cuor di Leone. Se l’anno precedente la vittoria dell’Oscar è stata forse una sorpresa, quest’anno si verifica addirittura un ex aequo: Katharine Hepburn riceve lo stesso numero di voti di Barbra Streisand, stella del film musicale Funny Girl e le due condividono l’Oscar. Volendo essere polemici la Streisand è stata ammessa tra i votanti al premio pochi giorni prima della cerimonia e, con tutta probabilità, ha votato per se stessa.
Dirada sempre di più le sue apparizioni nel decennio successivo, recita accanto a John Wayne nel fiacco Torna il Grinta ma dice sì a Jane Fonda che da produttrice la vuole nel ruolo di un’anziana donna con la battuta pronta e incline al sarcasmo, sposata con Henry Fonda. Il film è Sul lago dorato di Mark Rydell che vede duettare gli anziani mattatori nel prendersi cura del bambino della loro scapestrata figlia, interpretata proprio dalla bionda Jane. Sul set i due attori si scambiano gentilezze. Fonda commenta:“Che bello lavorare con Kate, può creare l’atmosfera con un solo sguardo”. Un incauto intervistatore, convinto che il carattere della Hepburn si sia ammorbidito, arriva a parlare di ‘magìa sul set’ e chiede lumi in merito alla protagonista, che risponde: “Magìa? Chi ha detto questa stupidaggine?Al massimo c’è stato un po’ di romanticismo”. Neanche a dirlo, Fonda e la Hepburn vincono entrambi l’Oscar, il secondo per Fonda, insignito solo l’anno precedente di un premio onorario e il quarto per l’inossidabile Katharine Hepburn, che si guarda bene dall’essere presente. Accetterà di comparire sul palco degli Academy Awards solo per consegnare l’Irving Thalberg Memorial Award a Lawrence Weingarten, suo amico produttore(qui sotto il filmato).
Su di lei è stato scritto e detto molto e nel 1993 è stato girato un documentario in cui è lei stessa a raccontarsi. Si è spenta nel 2003 a 96 anni e la sua ultima apparizione sul grande schermo è del 1994 per Love Affair – Un grande amore, remake di Un amore splendido nel quale recita la parte dell’anziana zia di Warren Beatty, che s’innamora in crociera di Annette Bening. Nel 1999 l’American Film Institute la inserisce al primo posto fra le più grandi attrici di tutti i tempi. Chi scrive non può che essere d’accordo. L’Academy le dedica un commovente tributo durante la notte degli Oscar, presentato da Julia Roberts, che riproponiamo qui sotto.