Ci ha fatto ridere, piangere e sognare come nessun’altro. Il nostro omaggio all’immenso Robin Williams
Si diploma al liceo nel 1969 e si iscrive alla facoltà di scienze politiche al Claremont Men’s College. Tuttavia la crescente passione per il teatro e la recitazione, lo convinceranno ad abbandonare ben presto l’università per iscriversi all’istituto Julliard, una scuola di recitazione drammatica di New York. Per raccimolare i primi soldi, si diletta come mimo di strada e subito dopo il diploma, viene inserito nel cast del “The Richard Pryor Show”.
Negli anni ’80 viene scritturato per Popeye una produzione di Robert Altman ad oggi quasi sconosciuta. La critica non loda particolarmente il film, ma, nonostante questo, Robin Williams viene scelto per recitare assieme a Glenn Close in Il mondo secondo Garp. E’ un ruolo perfetto, il primo che gli consente di esprimersi al meglio, in particolar modo con la voce e le espressioni facciali che da sempre contraddistinguono le capacità di Williams. L’ascesa nell’olimpo delle celebrità Hollywoodiane, arriva con Good Morning Vietnam di Barry Levinson. La sua interpretazione, la sua capacità di “fare le voci” (come ribadirà anche nella sequenza iniziale in Mrs. Doubtfire) e la sua incontenibile energia non passano inosservate e gli valgono la sua prima nomination agli Oscar. Nel 1989 ne riceverà un’altra per il ruolo del rivoluzionario Professor John Keating in L’attimo Fuggente di Peter Weir che comprende, nel cast, anche i giovani Robert Sean Leonard (Dr. House) e Ethan Hawke (Rapina a Stoccolma).
Negli anni ’90 recita in Risvegli di Penny Marshall, assieme a Robert De Niro, e in La Leggenda del Re Pescatore del visionario Terry Gilliam. Steven Spielberg decide inoltre di scritturarlo per il ruolo da protagonista in Hook – Capitan Uncino. I due si conoscono dai tempi di Schindler’s List quando Spielberg, considerato il tono del film che stava girando, chiamava Williams per farsi tirare su il morale e lo metteva in vivavoce. Il giovane attore organizzava ogni volta una sorta di mini one-man-show, facendo ridere a crepapelle tutti i presenti all’ascolto e chiudendo semplicemente la chiamata durante le risate più fragorose.
Pare che per “testare” il travestimento, Williams, vestito da Mrs. Doubtfire, sia entrato in una libreria per adulti e in un supermercato, senza essere riconosciuto. Il film, ispirato in parte a Tootsie che vedeva Dustin Hoffman, nel 1982, ricoprire un ruolo simile, diretto da Sidney Pollack, è un successo incredibile. Columbus lo vorrà nuovamente con se qualche anno più tardi, nel 1999, in L’uomo Bicentenario in cui l’attore interpreta un robot con una coscienza decisamente più sviluppata rispetto a quella delle altre macchine, che deciderà, come un moderno Pinocchio, di voler diventare umano e, soprattutto, di poter raggiungere la mortalità.
Gli anni ’90 sono anche quelli del primo (e unico) Oscar che si aggiudicherà nella categoria Miglior Attore Non Protagonista per il film Will Hunting – Genio Ribelle, diretto da Gus Van Sant, in cui Williams interpreta lo psicologo Sean Maguire che tra i suoi pazienti si ritrova in cura Will Hunting (Matt Damon), un ragazzo ribelle e con grosse difficoltà di socializzazione, dedito alle serate a base di birra e risse di strada, ma con un intelletto stupefacente che gli consente di risolvere al volo complessi quesiti matematici e dotato di una straordinaria memoria fotografica. Nel cast del film anche Ben Affeck assieme al fratello minore Casey e Stellan Skarsgård. Sempre sul finire degli anni ’90 resta indimenticabile anche il suo ruolo da protagonista in Patch Adams, la storia vera di un medico decisamente anticonformista, la cui cura migliore sono le risate. Coadiuvato da un genio del cinema comico come Tom Shadyac, la mente dietro ai grandi successi con Jim Carrey, come Ace Ventura – L’acchiappanimali, Bugiardo Bugiardo e Una Settimana da Dio) il film è una commedia drammatica che alterna momenti esilaranti ad altri decisamente più reali e drammatici. Il film infatti esplora anche temi come la depressione, le malattie psichiatriche e il lutto ed è uno dei maggiori successi dell’attore.
Arriva il nuovo millennio e Robin Williams decide di svoltare e puntare su ruoli più drammatici. Fatta eccezione per la saga di Una Notte al Museo in cui interpreta il ruolo della statua di cera del presidente Roosevelt, che di notte prende vita grazie ai poteri della tavola egizia del faraone Ahkmenrah, presente nel Museo di Storia Naturale di New York, l’attore comparirà come protagonista o co-protagonista in alcuni film dalla trama decisamente più seria. Torna a lavorare ancora con Barry Levinson in L’uomo dell’anno, interpreta il ruolo di un anziano fotografo ossessionato dalla famiglia Yorkin in One Hour Photo (curiosamente il suo personaggio porta il cognome Parrish, esattamente come in Jumanji), lavora al fianco di Al Pacino in Insomnia, diretto da un allora quasi sconosciuto Christopher Nolan e interpreta anche il ruolo del Presidente Dwight Eisenhower (non di cera questa volta) in The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca, diretto da Lee Daniels, assieme ad un cast davvero incredibile che comprende Forest Whitaker, Oprah Winfrey, John Cusack, Alan Rickman, Jane Fonda e decine di altri personaggi illustri del mondo di Hollywood. L’ultima interpretazione lo vede ancora tra i protagonisti nella saga di Shawn Levy, in Una Notte al Museo – Il segreto del faraone uscito quattro mesi dopo la sua tragica ed improvvisa scomparsa.
Robin Williams, personaggio poliedrico, esilarante, con le sue esplosioni di energia è riuscito a diventare in breve tempo uno dei personaggi più amati e richiesti di Hollywood. Sotto la superificie, tuttavia, si nasconde una persona un po’ diversa. Negli anni ’80 è balzato agli onori delle cronache a causa del suo uso smodato di cocaina e sorpattutto per il fatto di essere stato presente durante la tragica notte in cui il suo amico John Belushi ha perso la vista a causa di un’overdose. Più di recente è temporaneamente scomparso dalle scene per seri problemi di alcolismo. Ad Agosto del 2014, però, arriva la doccia fredda: Robin Williams viene trovato privo di sensi nella sua casa di Paradise Cay, in California e dopo pochi minuti viene dichiarato morto, per asfissia autoindotta, in pratica suicidio.
La notizia lascia sgomenti tutti, familiari e ammiratori, che vedono andarsene una figura così importante, che sarebbe senz’altro stata in grado di darsi ancora per molto tempo e di far ridere e piangere milioni di persone ancora per tanti anni. Le dichiarazioni della moglie Susan Schneider fanno un po’ di luce sul mistero. Robin Williams aveva da poco scoperto di essere affetto da una forma particolare di Parkinson, che solo dopo l’autopsia si è scoperto essere una rara forma di malattia chiamata demenza da corpi di Lewy, che oltre ai tipici sintomi del Parkinson, porta a problemi di insonnia, attacchi di panico, allucinazioni e perdita della memoria. Quest’ultimo sintomi, in particolare, rendeva davvero difficile il lavoro all’attore, in quanto non riusciva in alcun modo a ricordare le battute.
Vogliamo ricordarlo così, per il mattatore che era, per tutte le emozioni che ha saputo darci e che rimarranno nella storia del cinema oltre che nella nostra memoria. Prima di farvi conoscere alcune curiosità, vogliamo ricordarlo con una scena tratta da Patch Adams, il primo incontro con i bambini. Una scena solo parzialmente abbozzata sul copione e completata dalla sua incontenibile voglia di improvvisazione che, come si può vedere, è in grado di scatenare risate autentiche e felicità che esulano da qualsiasi battuta possa essere stata ideata appositamente.
Il primo mestiere
Prima di buttarsi a capofitto nel mondo della recitazione, Robin Williams divertiva i passanti di New York lavorando come mimo di strada. La foto soprastante è stata scattata nel 1974 da Daniel Sorine, che ha deciso di sviluppare solo 40 anni dopo, poco dopo la morte dell’attore, accorgendosi, dai negativi, che uno dei due era un volto decisamente familiare. Robin Williams, a destra, in quel preciso momento stava “lavorando” assieme a Todd Oppenheimer.
Il lato nerd
Forse non tutti sanno che il nome della figlia di Robin Williams, Zelda, arriva dalla sua passione per i videogiochi, in particolare per il famoso The Legend of Zelda. Il nome della figlia dell’attore è ispirato proprio alla principessa della famosa saga videoludica.
Un’amicizia importante
Tra gli illustri amici di Robin Williams, sicuramente uno dei più importanti è stato Christopher Reeve, scomparso nel 2004 e noto, oltre che per il suo ruolo da protagonista nella saga di Superman, anche, più tristemente, per l’incidente a cavallo che lo ha reso tetraplegico. Reeve dopo l’incidente, per un lungo periodo ha lottato tra la vita e la morte ed è stato incapace di muoversi e parlare. L’incidente, inoltre gli ha causato una profonda depressione che lo ha spinto a pensare anche al suicidio.
Un giorno Robin ha fatto irruzione nella stanza dov’era ricoverato il suo amico e, vestito da chirurgo, gli ha urlato (a quanto pare usando delle parole in russo) “Girati! Devo farti un esame rettale!”. Dapprima sconcertato, anche per l’impossibilità di muoversi, Reeve capì solo poco dopo che quello strampalato medico era Robin Williams e per la prima volta dopo l’incidente riuscì a ridere e questo bastò a convincerlo che nonostante tutto sarebbe riuscito ad andare avanti.
Un ruolo mancato
Robin Williams, nel 2001, si disse davvero molto interessato al ruolo di Hagrid, il guardiacaccia amico dei tre protagonisti della saga di Harry Potter. A rendere tutto il più interessante, ci fu il fatto che a dirigere il primo film (e successivamente anche il secondo) sarebbe stato il suo amico Chris Columbus, con cui Williams aveva già lavorato in Mrs. Doubtfire e in L’uomo Bicentenario. Come sappiamo, però, il ruolo andò infine a Robbie Coltrane, che oltre ad essere fisicamente più indicato, rispettava uno dei dictat principali della produzione: tutti gli interpreti della saga sarebbero dovuti essere inglesi.
Un doppiatore scatenato
Oltre che un grande attore, Robin Williams negli anni si è contraddistinto anche come bravissimo doppiatore. La sua capacità di modificare la voce a proprio piacimento è espressa in film come Good Morning, Vietnam e nella sequenza iniziale di Mrs. Doubtifre. Il suo personaggio più riuscito resta sicuramente quello del Genio del film di animazione Aladdin del 1992 (doppiato nella versione italiana da Gigi Proietti). La produzione era talmente convinta di volere lui alla voce che molte movenze del personaggio animato, sono state ispirate proprio dal modo di muoversi dell’attore nei suoi one man show.