Matt Damon è un attore, sceneggiatore e produttore statunitense. Dotato di grande versatilità, ha prestato il suo volto a numerosi personaggi nei generi cinematografici più disparati: dalla commedia all’azione, fino ad arrivare ai film sci-fi e drammatici. Ad oggi è uno degli attori più prolifici degli ultimi decenni e uno dei pochi ad aver collaborato con quasi tutti i più grandi registi contemporanei, tra cui Ridley Scott, Francis Ford Coppola, Steven Spielberg, Gus Van Sant, Martin Scorsese, Christopher Nolan, i fratelli Coen, Steven Soderbergh e molti altri ancora.
L’infanzia
Matthew Paige Damon nacque a Cambridge, nel Massachusetts, l’8 ottobre 1970, in una famiglia agiata. Il padre era Kent Telfer Damon, banchiere di origini scozzesi ed inglesi, mentre la madre è Nancy Carlsson Paige, di origini finlandesi e svedesi, nota professoressa di pedagogia presso la Lesley University. Appena nato Matt, la sua famiglia si trasferì per un breve periodo a Newton ma i suoi genitori divorziarono nel 1973, quando l’attore aveva solo due anni, così lui e suo fratello maggiore Kyle (che ai tempi del divorzio aveva cinque anni) rimasero con la madre.
All’età di nove anni, Matt, Kyle e la loro madre si trasferirono nuovamente a Cambridge, dove l’attore trascorse l’infanzia e l’adolescenza. Matt Damon, parlando dell’approccio educativo della madre, ha sempre affermato che fosse eccessivamente didascalico, considerando la professione di pedagoga della donna. Questo incise particolarmente sulla formazione dell’attore che per anni ha riscontrato grande difficoltà a definirsi, avendo la sensazione che tutto fosse predeterminato dai libri:
“Lei ha cresciuto me e mio fratello come da manuale. Diceva cose come ‘Tra sei mesi proverai rabbia verso di me ed è ok’ come se sapesse tutto in anticipo. È un modo fastidioso di essere cresciuti. Non potevi definire te stesso, perché eri già stato definito da lei”.
Forse fu proprio per queste difficoltà nel definire una propria identità che Matt Damon, sin da giovanissimo, si divertiva ad impersonare diversi personaggi, soprattutto eroi, e ciò lo avvicinò indubbiamente al mondo della recitazione.
La loro amicizia continuò fra i banchi di scuola: Matt e Ben frequentarono insieme la Cambridge Rindge & Latin School, dove entrambi presero alcune lezioni di recitazione e parteciparono a diverse rappresentazioni teatrali per la scuola. Matt Damon ha dichiarato che in quegli anni il suo insegnante di teatro Gerry Speca ha avuto un’importante influenza artistica su di lui, nonostante il suo miglior amico e compagno di scuola Ben riuscisse sempre ad ottenere i ruoli più importanti e le battute più lunghe.
“Senza Ben non avrei saputo da dove iniziare.”
Fu proprio grazie a Ben Affleck che Matt Damon, a sedici anni, si iscrisse presso un’agenzia di casting a New York. I genitori del giovane Matt non supportavano molto la sua passione e la vedevano piuttosto come un hobby da affiancare alla carriera scolastica, consentendogli di recitare ma non professionalmente. Invece i due giovani attori erano più che determinati, tanto da aver aperto un conto corrente in comune dove versavano i propri risparmi guadagnati con alcune pubblicità locali e che utilizzavano soltanto per pagare i viaggi per andare a New York, dove si tenevano i provini, anche se alcune volte quei soldi finivano per essere spesi nelle sale giochi!
L’esordio al cinema
Nel 1988, all’età di diciotto anni, Matt Damon debuttò sul grande schermo in un piccolo ruolo nel film Mystic Pizza, diretto da Donald Petrie. Nello stesso anno prese parte a Diritto d’amare (The Good Mother), film diretto da Leonard Nimoy e interpretato da Diane Keaton e Liam Neeson, anche se, ancora una volta, Damon fu relegato ad un ruolo minore, tanto da non essere accreditato. Lo stesso fu per L’uomo dei sogni (Field of Dreams, 1989) diretto da Phil Alden Robinson, dove ancora una volta Matt Damon interpreta un ruolo di poco conto e non accreditato.
Una volta terminato il liceo ed avendo sempre dimostrato di essere un buono studente, Matt Damon proseguì i suoi studi presso la prestigiosa Università di Harvard. Tuttavia, dopo tre anni, giunto al termine del suo percorso e poco prima di conseguire la laurea in lingua inglese, l’attore decise di abbandonare definitivamente gli studi per dedicarsi completamente al cinema.
“Ho iniziato a lavorare quando avevo diciannove anni. Era questa cosa via cavo per TNT chiamata Tutte pazze per Charlie. Era il mio secondo semestre del secondo anno così lasciai. Poi fu la volta di Scuola d’onore nel secondo semestre del terzo anno e ho lasciato e poi il film venne improvvisamente rimandato. Così ho perso quel semestre ma ho fatto il film nell’autunno seguente di quello che sarebbe dovuto essere il mio ultimo anno.
E, un anno dopo, in primavera, ho lasciato per fare Geronimo. Ciò che stava succedendo era che sarei tornato indietro, e avrei quasi finito il semestre e poi me ne sarei tirato fuori. Ma ho pensato che stava andando bene, e tutti a quel punto dicevano che Geronimo sarebbe stato un grande successo, quindi…”
Gli anni ad Harvard trascorsero saltuariamente tra una produzione e l’altra in cui Matt Damon iniziò a fare le sue prime apparizioni, tra cui ricordiamo Tutte pazze per Charlie (Rising Son), film TV diretto da John Coles del 1990 in cui l’attore ottenne il ruolo del protagonista. Fu poi la volta di Scuola d’onore (School Ties), film di Robert Mandel del 1992 che lanciò la carriera di diversi attori tra cui non solo Matt ma anche Brendan Fraser, Ben Affleck e Chris O’Donnell. Nel 1993 recitò in Geronimo (Geronimo: An American Legend), film diretto da Walter Hill che però non riscosse un grande successo al botteghino. Fu proprio per lavorare a quest’ultimo film che Matt Damon decise di abbandonare definitamente gli studi universitari.
Deciso a voler dedicare la sua vita alla sua più grande passione, si trasferì con Ben Affleck a Los Angeles. Tuttavia i due trascorsero i primi tre anni nella nuova città recitando in soli pochi titoli, peraltro in ruoli minori. Ad esempio, Matt Damon interpretò solo un cameo in Ultimo appello (Glory Daze, 1995) di Rich Wilkes.
Finalmente però, nel 1996, arrivò il primo ruolo importante nel film Il coraggio della verità (Courage Under Fire) diretto da Edward Zwick e interpretato da grandi attori quali Denzel Washington e Meg Ryan. Matt Damon prestava il suo volto ad un reduce della Guerra del Golfo e, per la parte, in soli cento giorni perse ben venti chili senza l’aiuto di alcuno specialista, compromettendo il suo metabolismo. La sua performance venne apprezzata molto ad Hollywood e fu proprio grazie a questa che riuscì a farsi notare dai più grandi nomi del panorama cinematografico. Seguì un cameo in In cerca di Amy (Chasing Amy, 1997), di Kevin Smith.
Il titolo che segnò la sua consacrazione come attore fu L’uomo della pioggia (The Rainmaker), film del 1997 diretto da Francis Ford Coppola e adattamento dell’omonimo romanzo di Josh Grisham, in cui l’attore diede prova delle sue capacità recitative.
Will Hunting – Genio Ribelle, il primo Oscar di Matt Damon
Il grande successo arrivò con Will Hunting – Genio Ribelle, film meraviglioso che segue la storia di Will, ragazzo di bassa estrazione sociale e sempre nei guai che però cela una grande intelligenza, tanto da farsi notare da un professore universitario che crederà in lui e lo spingerà a sfruttare le sue capacità per fare qualcosa di importante. Ma è davvero ciò che Will desidera?
Will Hunting era un progetto a cui Matt Damon e Ben Affleck avevano iniziato a dedicarsi già agli inizi degli anni Novanta, i due avevano infatti già steso una prima sceneggiatura per un corso ad Harvard:
“L’ho iniziato nel corso di Anthony Kubiak […] e lui mi disse che avrei dovuto continuare. Era essenzialmente un foglio che avevo scritto per lui, un progetto di fine semestre. L’ho consegnato e non è mai andato da nessuna parte. Lui mi disse che avrei dovuto continuare a scrivere, era pensato per essere una recita teatrale con un solo atto. Ho continuato a dirgli che non sarei riuscito a finirlo, ma lui disse che doveva essere completato. Quindi mi ha davvero incoraggiato a farlo. L’ho mostrato a Ben durante lo Spring Break in primavera […] ma questo fu prima che io venissi preso per Geronimo.”
“Dissi tipo ‘non voglio fare un film a meno che non ci sia anche Ben’. E Ben allora disse ‘chi interpreterò?’ e io ‘Tu sarai Mercutio ma non morirai’. E allora lui ‘Bene, sembra bello’. E lo lesse, gli piacque e entrambi decidemmo che era una cosa che avremmo fatto insieme.”
Successivamente, quando Matt si trasferì nell’appartamento di Ben Affleck a Los Angeles, iniziarono insieme a cimentarsi in modo più serio nella scrittura di questa sceneggiatura, considerando soprattutto il fatto che dopo il trasloco entrambi trascorsero i primi tre anni quasi senza recitare, infatti Matt Damon ha dichiarato:
“Avevamo molto tempo e tutta questa energia e nulla in cui incanalarla. Iniziammo con un personaggio e siamo stati travolti da una grande passione per ciò che stavamo scrivendo.”
Il film, scritto prevalentemente durante le loro sessioni di improvvisazione, era in parte ambientato nella loro città natale, Cambridge, e molto era tratto dalle loro esperienze personali. Erano trascorsi alcuni anni prima che i due tornassero alla scrittura della loro prima opera a quattro mani proprio perché, dopo essersi trasferiti a Los Angeles, stavano faticando a farsi spazio sulla scena cinematografica. Per questo motivo i due giunsero alla conclusione che avrebbero scritto da sé un loro film, i cui ruoli erano cuciti su misura per loro.
Dopo la stesura dello script i due riuscirono a venderlo alla Castle Rock nel 1994. Lo script originale era però ben diverso dalla storia che noi tutti oggi conosciamo, infatti il film sarebbe dovuto essere un thriller incentrato su un giovane uomo residente nei bassifondi di Boston e la cui intelligenza superiore veniva notata dall’FBI che avrebbe voluto reclutarlo come agente segreto.
Rob Reiner, presidente della casa cinematografica, suggerì loro di modificare lo script, eliminandone i caratteri thriller ed incentrando la storia sul rapporto tra Will ed il suo psicologo. Fu inoltre grazie a Reiner che il copione passò per le mani dello sceneggiatore William Goldman, che a sua volta diede qualche suggerimento sul finale della pellicola.
La Castle Rock acquistò la sceneggiatura per 675.000 dollari a fronte dei 775.000 richiesti, assicurando ai due che i restanti 100.000 dollari sarebbero pervenuti se il film fosse entrato in produzione. Tuttavia nessuna casa produttrice era interessata ad un film che avrebbe avuto per protagonisti Ben Affleck e Matt Damon, allora ancora non particolarmente affermati. Fu solo grazie alla Miramax che finalmente iniziò la produzione del film, acquistandone i diritti.
Nonostante le difficoltà iniziali, Will Hunting vide finalmente la luce nel 1998, grazie alla regia di Gus Van Sant e ad un cast eccezionale dove, accanto a Matt Damon e Ben Affleck, c’erano Casey Affleck, Stellan Skarsgård, Minnie Driver e Robin Williams. L’interpretazione di quest’ultimo fu straordinariamente intensa e commovente, come solo un attore del calibro di Robin Williams avrebbe potuto regalare al pubblico.
Tutti gli attori contribuirono notevolmente alla buona riuscita della pellicola, arricchendola di improvvisazioni, specie da parte di Robin Williams: ad esempio la sua ultima frase pronunciata alla fine del film, ma soprattutto la storia sulla flatulenza notturna della moglie defunta. Quest’ultima storia, completamente improvvisata dall’attore, colse così di sorpresa gli attori e la troupe che scoppiarono tutti a ridere. Matt Damon ha dichiarato che nella scena è visibile un leggero tremolio della videocamera proprio per le risate del cameraman!
Will Hunting riscosse un enorme successo di pubblico e critica, tanto da essere candidato in ben otto categorie ai premi Oscar, per poi aggiudicarsi due statuette d’oro: una per la splendida interpretazione di Robin Williams come miglior attore non protagonista e una per la miglior sceneggiatura originale.
Matt Damon, insieme con Ben Affleck, si ritrovò ad essere improvvisamente famoso e la vittoria di quell’Oscar ribaltò completamente la sua carriera, che da allora iniziò la sua lunga ascesa.
Il successo
Fu proprio grazie alla notorietà acquisita con Will Hunting che Matt Damon venne notato da un altro pilastro del cinema, Steven Spielberg. Dopo la collaborazione con Robin Williams fu quest’ultimo a presentare l’esordiente attore al regista. Le riprese di Will Hunting erano ancora in corso presso la città di Boston e Spielberg si trovava lì per la realizzazione di alcune scene del film Amistad. In quell’occasione Williams ne approfittò per presentargli Matt Damon, considerando soprattutto i pregressi buoni rapporti con il regista con cui aveva da poco collaborato per Hook.
“Ho scoperto dopo da Steven che lui mi aveva già visto ne Il coraggio della verità, in cui avevo perso tutto quel peso. E lui disse a Kate Capshaw (sua moglie), ‘Sai, quello è il ragazzo che voglio per Ryan, ma è troppo magro’. E così quando mi ha visto di persona, ha capito che ero dimagrito per quel ruolo, quindi è stato un incontro davvero fortuito. Un’altra ragione per cui sono davvero fortunato.”
Fu così che Matt Damon venne scelto per il celebre Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan, 1998), dove il giovane attore si ritrovò a recitare accanto al grande Tom Hanks. Matt Damon ha sempre attribuito il suo successo ad una grande dose di fortuna, consapevole delle sue numerose conoscenze nel panorama cinematografico tra attori, registi e sceneggiatori.
Affiancò poi Edward Norton, nello stesso anno, ne Il giocatore (Rounders), diretto da John Dahl. Anche se all’epoca il titolo non riscosse grandi guadagni al box office, ad oggi è considerato uno dei migliori film sul poker di tutti i tempi.
Se già in quest’ultimo film Matt Damon si ritrovò per la prima volta a vestire i panni di un villain, nell’anno successivo l’attore diede nuovamente vita ad un personaggio piuttosto inquietante. Nel 1999 fu la volta de Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley), dove recitò accanto a Jude Law, Gwyneth Paltrow e Cate Blanchett, oltre che con il nostro Fiorello: il film fu infatti girato in Italia e vanta delle scenografie spettacolari.
Diretto da Anthony Minghella, il film segue la storia di un ragazzo di umile estrazione sociale che viene ingaggiato da una ricca famiglia per convincere il loro figlio Dickie a tornare in America, che invece vive un esilio dorato in Italia alle spalle dei suoi genitori. Tuttavia Tom Ripley inizia ad essere sempre più affascinato da quel mondo sfarzoso e dallo stesso Dickie, per cui inizierà a provare un’attrazione morbosa.
Nel ruolo di Tom, Matt Damon diede prova della sua versatilità: se dapprima si era sempre prestato al ruolo del bravo ragazzo, qui lo vediamo interpretare un personaggio non del tutto convenzionale, meschino, a cui l’attore ha donato una profonda tridimensionalità psicologica.
Ancora nel 1999 Matt Damon recitò accanto all’amico Ben Affleck in Dogma di Kevin Smith. Il film ebbe abbastanza successo seppur fu al centro di alcune critiche, considerato blasfemo ed offensivo nei confronti del culto religioso.
Nel 2000, con Ben Affleck e i produttori Chris Moore e Sean Bailey, Matt Damon fondò la casa di produzione LivePlanet con l’obiettivo di finanziare i progetti di registi esordienti grazie alla docuserie televisiva candidata a ben tre Emmy Project Greenlight.
L’anno successivo, nel 2001, l’attore si è prestato ad interpretare i protagonisti di alcuni film romantici tra cui La leggenda di Bagger Vance (The Legend of Bagger Vance, diretto da Robert Redford) accanto a Will Smith; e dopo un piccolo cameo in Scoprendo Forrester (Finding Forrester, di Gus Van Sant) recitò in Passione ribelle (All The Pretty Horses), diretto da Billy Bob Thornton e affiancato da Penélope Cruz. Tuttavia entrambi i film non furono particolarmente apprezzati dalla critica, che peraltro commentò negativamente le interpretazioni dell’attore, quasi come se si sentisse a disagio in quei ruoli.
Dopo una breve relazione con Minnie Driver sul set di Will Hunting, tra il 1998 e il 2000 Matt Damon ha avuto una storia con Wynona Ryder, con la quale addirittura si sarebbe dovuto sposare. Tuttavia, nonostante le nozze fossero già state fissate, i due si lasciarono poco prima del matrimonio.
Le saghe: Ocean’s e Jason Bourne
Dopo un cameo in Jay & Silent Bob…Fermate Hollywood di Kevin Smith (2001), Matt Damon prese parte a due saghe cinematografiche di successo: la serie Ocean’s e Jason Bourne.
Riguardo alla trilogia Ocean’s, diretta da Steven Soderbergh, il primo Ocean’s Eleven (2001) nacque come un remake dell’originale Colpo grosso (1960) di Rat Pack e ad oggi è uno dei più celebri caper movie di sempre. Il film vanta un cast eccezionale tra cui spiccano i nomi di George Clooney, Brad Pitt, Julia Roberts e Casey Affleck. Il ruolo di Matt era originariamente destinato a Mark Wahlberg che però declinò l’offerta a causa di altri impegni lavorativi. Il film riscosse un successo immenso, tanto che ne furono realizzati ben due sequel, Ocean’s Twelve (2004) e Ocean’s Thirteen (2007), entrambi diretti dallo stesso regista.
Ocean’s 8 e la petizione per eliminare la scena con Matt Damon
Dopo ben undici anni, la celebre saga cinematografica è tornata sul grande schermo con uno spin-off tutto al femminile, Ocean’s 8 (2018), diretto da Gary Ross con Anne Hathaway, Cate Blanchett, Rihanna e Sandra Bullock. Originariamente era previsto che Matt Damon partecipasse al film con un piccolo cameo, tuttavia la scena è stata eliminata dal montaggio finale dopo una petizione online, a causa di alcune dichiarazioni rese dall’attore.
Proprio in quegli anni aveva infatti preso piede il movimento #MeToo contro le violenze sessuali sul lavoro subite dalle donne, a partire dalle accuse mosse contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein. Nella vicenda Weinstein i media hanno coinvolto anche lo stesso Matt Damon, oltre che Russell Crowe, entrambi accusati di aver contribuito ad insabbiare alcune vicende riguardanti il noto produttore cinematografico a cui i due attori erano legati professionalmente, in particolare il produttore aveva contribuito al successo di Damon finanziando il film Will Hunting.
L’attore ha dichiarato di essere a conoscenza di quanto accaduto a Gwyneth Paltrow, tra le vittime del produttore, perché gli era stato riferito dall’amico Ben Affleck che in quel periodo frequentava l’attrice. Matt Damon ha però dichiarato che, per quanto conoscesse l’indole irrequieta del produttore, non aveva la più pallida idea che fosse un predatore sessuale. Sono seguite poi varie dichiarazioni più o meno problematiche rese dall’attore.
In occasione di un’intervista, Matt Damon si disse preoccupato per le sue figlie, dichiarando quindi di essere stato particolarmente colpito dalle vicende in questione in quanto padre. In realtà però sono state altre le dichiarazioni abbastanza controverse e ben più gravi rese dall’attore riguardo alle questioni insorte in quel periodo, in particolare in un’intervista per la ABC Damon ha sostenuto che esistono abusi e abusi, che non tutti possono essere messi sullo stesso piano:
“C’è una differenza fra una palpata sul sedere e lo stupro o la pedofilia, no? Tutte queste azioni vanno affrontate e combattute senza il minimo dubbio, ma non dovrebbero essere confuse, giusto?”
Inutile dire che affermazioni del genere hanno suscitato grande dibattito, soprattutto in considerazione del fatto che un abuso è pur sempre un abuso e non esiste una graduazione. Le sue parole ed il suo apparente coinvolgimento nello scandalo hanno scatenato il web contro di lui così da impedirgli di prendere parte ad un film completamente al femminile.
Jason Bourne
Nel 2002 Matt Damon si dedicò alla scrittura del suo secondo script per un film diretto nuovamente da Gus Van Sant, Gerry, in cui recitò nei panni del protagonista. Il titolo fu apprezzato dalla critica nonostante non fu molto fortunato al botteghino. Seguì poi un’altra saga cinematografica di grande successo: Jason Bourne.
Il primo, The Bourne Identity (2002), fu diretto da Doug Liman, che lottò per ottenere i diritti per la realizzazione della trasposizione cinematografica del romanzo Un nome senza volto di Robert Ludmil. Liman inizialmente avrebbe voluto affidare il ruolo ad altri attori e tanti furono a prender parte al casting, tra cui Brad Pitt (che però poi lasciò il progetto per dedicarsi a Spy Game), Russell Crowe e Sylvester Stallone.
Matt Damon non era infatti la prima scelta, soprattutto perché non aveva mai interpretato un ruolo d’azione eppure, nonostante ciò, lui stesso insistette affinché potesse fare da sé la maggior parte dei suoi stunt. Per l’occasione l’attore si esercitò per ben tre mesi con il coreografo Nick Powell nell’uso delle armi, nel pugilato e nell’escrima (un sistema di combattimento filippino), finendo per eseguire in prima persona numerose scene d’azione, compresi tutti i combattimenti a mani nude.
Matt Damon veniva da un periodo in cui non aveva lavorato per ben sei mesi, dopo alcuni film minori che non avevano avuto grande fortuna, per cui l’attore era inizialmente dubbioso riguardo al primo Jason Bourne.
I suoi timori sono stati però smentiti molto presto, infatti il film fu un vero e proprio successo commerciale, tanto da dare il via alla celebre serie cinematografica che noi tutti conosciamo oggi con tre sequel diretti da Paul Greengrass: The Bourne Supremacy (2004), The Bourne Ultimatum (2007) e infine Jason Bourne (2016), tutti dei grandi successi al botteghino. Durante le riprese del secondo film, nel 2007, Matt Damon venne chiamato da James Cameron per il ruolo di protagonista in Avatar, offrendogli una percentuale del 10% sugli incassi complessivi del film, tuttavia Matt Damon declinò l’offerta.
Dopo un cameo in Confessioni di una mente pericolosa (Confession of a Dangerous Mind, 2002) diretto dall’amico George Clooney, Matt Damon prestò la sua voce per il doppiaggio del film d’animazione Spirit – Cavallo selvaggio (2002). Successivamente, nel 2003, recitò in Fratelli per la pelle (Stuck on You), diretto da Bobby e Peter Farrelly.
La pellicola ricevette pareri contrastanti ma per l’attore si trattò di un lavoro davvero significativo: fu proprio durante le riprese di questo titolo, in un bar a Miami, che Matt Damon fece la conoscenza di Luciana Bozàn Barroso, donna di origini argentine con cui nacque una relazione sentimentale. I due si sono sposati il 9 dicembre 2005. Lei aveva già una figlia da una relazione precedente, Alexia, poi adottata da Matt Damon. Luciana e Matt hanno poi avuto insieme ben tre figlie: Isabella (nata nel 2005), Gia Zavala (2008) e Stella (2010).
Dopo i successi del 2004 di The Bourne Supremacy e Ocean’s Twelve, nel 2005 Matt Damon interpretò una versione romanzata di Wilhelm Grimm accanto al compianto Heath Ledger ne I fratelli Grimm e l’incantevole strega (The Brothers Grimm), diretto da Terry Gilliam. Il film tuttavia non fu particolarmente apprezzato dalla critica e fu un fallimento dal punto di vista commerciale.
Nel 2005 fu poi la volta di Syriana, film diretto da Stephen Gaghan in cui Matt Damon tornò a recitare accanto all’amico George Clooney e Jeffrey Wright. Seguì The Good Shepherd – L’ombra del potere (2006), diretto da Robert De Niro e, nello stesso anno, interpretò il ruolo da co-protagonista in The Departed di Martin Scorsese, accanto a grandi attori quali Leonardo DiCaprio, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Martin Sheen e Alec Baldwin. The Departed ebbe un grande successo di pubblico e critica e riuscì ad aggiudicarsi ben quattro premi Oscar per miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio.
Nel 2007, secondo la rivista Forbes, Matt Damon era la star più profittevole di quell’anno, grazie ai film di quel periodo quali Ocean’s Thirteen e The Bourne Ultimatum. Proprio nel 2007 l’attore ottenne la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood, lasciando la sua impronta al Mann’s Chinese Theatre a Los Angeles.
Dopo due camei in Un’altra giovinezza (Youth Without Youth, 2007) di Francis Ford Coppola e nel biopic Che – Guerriglia (Che: Part Two, 2008) di Steven Soderbergh, Matt Damon recitò in The Informant! (2009) sempre di Steven Soderbergh. Quest’ultimo titolo è basato sulla storia vera raccontata nel libro inchiesta The Informant (a True Story), scritto dal giornalista Kurt Eichenwald. Matt Damon, per il ruolo di Mark Whitacre, dovette prendere ben trenta chili, poco dopo aver interpretato il ruolo dell’atletico Bourne.
Sempre nel 2009 l’attore prese parte al film Invictus – L’invincibile, diretto da Clint Eastwood. Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo Ama il tuo nemico (Palying the Enemy: Nelson Mandela and the Game that Made a Nation) di John Carlin, tratto dai fatti realmente accaduti. Morgan Freeman prestò il suo volto a Nelson Mandela mentre Matt Damon vestiva i panni di François Pienaar, ruolo per il quale, nel 2010, ricevette una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista. Sempre nel 2009 l’attore ha prestato la sua voce per il doppiaggio inglese di Ponyo, film d’animazione dello Studio Ghibli.
Nel marzo del 2010 Matt Damon e Ben Affleck tornano a collaborare per la creazione di una nuova casa produttrice, la Pearl Street Films. Nello stesso anno l’attore tornò a lavorare con Paul Greengrass, per cui in passato aveva già recitato per la saga Bourne. Questa volta i due lavorarono al thriller Green Zone, che però fu un flop commerciale, tanto da non ricevere un voto molto alto nemmeno su Rotten Tomatoes.
Sempre nel 2010 Matt Damon fu il protagonista in Hereafter, diretto nuovamente da Clint Eastwood. Il regista, che aveva già lavorato con Matt in Invictus, desiderava fortemente che il ruolo di protagonista fosse interpretato da lui, tanto da modificare i piani della produzione pur di venire incontro agli impegni lavorativi dell’attore. Nello stesso anno Damon recitò ne Il Grinta (True Grit), film diretto da Joel e Ethan Coen e remake dell’omonimo film del 1969 con John Wayne.
Nel 2011 ricordiamo I guardiani del destino (The Adjustment Bureau) di George Nolfi; Contagion di Steven Soderbergh, il cui super cast comprende anche Kate Winslet, Jude Law, Marion Cotillard, Gwyneth Paltrow e Bryan Cranston ed il quale è stato apprezzato dalla critica soprattutto per la sua accuratezza scientifica (peraltro il film è tornato in voga negli ultimi anni per le somiglianze con l’emergenza sanitaria da Covid-19); Margaret di Kenneth Lonergan e La mia vita è uno zoo (We Bought a Zoo) di Cameron Crowe.
Successivamente nel 2012 recitò in Promised Land, film per cui Matt Damon lavorò non solo davanti ma anche dietro la macchina da presa in veste di sceneggiatore, in collaborazione con l’attore co-protagonista John Krasinski. Si vociferava che il film sarebbe dovuto essere l’esordio alla regia di Matt Damon ma, a causa di alcuni problemi organizzativi, la direzione fu affidata al regista Gus Van Sant.
L’anno successivo, nel 2013, Matt Damon tornò a recitare nuovamente per Steven Soderbergh in Dietro i candelabri (Behind the Candelabra), film TV per HBO. Fu poi la volta di Elysium (2013), film sci-fi diretto da Neill Blomkamp, in cui Matt Damon recitò al fianco di Jodie Foster. L’attore ha poi recitato in The Zero Theorem – Tutto è vanità diretto da Terry Gilliam, con protagonista Christoph Waltz.
Lo stesso anno, l’attore apparve nella pubblicità della Nespresso accanto all’amico George Clooney. Fu poi insieme a quest’ultimo che Matt Damon lavorò in Monuments Men, film del 2014 diretto e interpretato da George Clooney. Originariamente era stato scelto Daniel Craig nella parte di James Granger ma l’attore dovette rinunciare per alcuni impegni lavorativi, per cui il ruolo fu affidato a Matt Damon. Il film non venne accolto molto favorevolmente, venne infatti criticato soprattutto a causa della scarsa accuratezza storica e, secondo il sito web US Weekly, è stato il peggior film dell’anno.
Dopo l’insuccesso di Monuments Men, Matt Damon interpretò un piccolo ruolo in Interstellar (2014) di Christopher Nolan. Subito dopo l’attore è stato protagonista di Sopravvissuto – The Martian (2015), film sci-fi diretto da Ridley Scott che in molti hanno sempre associato al film precedente di Nolan ed anzi alcuni hanno teorizzato che i due film fossero collegati, nonostante non sia così.
Il film è basato sul romanzo L’uomo su Marte di Andy Weir e vede come protagonista Matt Damon nei panni dell’astronauta Mark Watney, abbandonato su Marte perché creduto morto a causa di un incidente durante una missione. Mark dovrà dunque sopravvivere con le poche scorte di cibo rimaste, adottando soluzioni innovative ed ingegnose pur di restare in vita.
Il film è stato accolto molto positivamente dalla critica ed è riuscito a ricevere diversi premi, tra cui il Golden Globe per il miglior film commedia o musicale e per il miglior attore, e sette candidature ai premi Oscar, compresa quella per miglior attore protagonista per Matt Damon, senza però aggiudicarsi nessuna statuetta d’oro.
Nel 2016, dopo essere tornato nel ruolo di Jason Bourne, Matt Damon recitò in The Great Wall, film diretto da Zhang Yimou. Si tratta del film cinese più costoso che sia mai stato realizzato. I costi elevati erano dovuti in parte anche al fatto che, trattandosi di una produzione internazionale (tra l’altro il primo film in lingua inglese del regista), sul set erano presenti numerosi traduttori.
In particolare per questo ruolo Matt Damon, qui nella parte di un arciere, si è allenato in Ungheria con Lajos Kassai, campione mondiale di tiro con l’arco. Il film riscosse un discreto successo a livello internazionale ma fu un fallimento al box office statunitense e anche la stessa interpretazione di Matt Damon non fu particolarmente apprezzata.
L’anno seguente, nel 2017, Matt Damon tornò davanti alla macchina da presa per George Clooney in Suburbicon e, nello stesso anno, l’attore recitò anche in Downsizing – Vivere alla grande, diretto da Alexander Payne. Entrambi i film vennero presentati in concorso presso la settantaquattresima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Il 2018 invece non è stato un anno particolarmente produttivo per l’attore, che è comparso soltanto in alcuni camei non accreditati, tra cui ricordiamo Thor: Ragnarok (2017, di Taika Waititi), Unsane (2018, di Steven Soderbergh) e Deadpool 2 (2018, di David Leitch).
Nel 2019 Matt Damon torna sul grande schermo in Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford vs Ferrari), diretto da James Mangold. Il film è stato candidato a quattro premi Oscar, compreso nella categoria di miglior film, ma alla fine è riuscito ad aggiudicarsi soltanto premi tecnici per il montaggio e montaggio sonoro.
Il caso Stillwater
Dopo una pausa dovuta alla recente emergenza sanitaria, che del resto ha colpito l’intera industria cinematografica, l’attore è tornato sul grande schermo nel 2021 nel film La ragazza di Stillwater, diretto da Tom McCarthy. La pellicola è stata presentata in anteprima presso la settantaquattresima edizione del Festival di Cannes 2021, in occasione della quale il film ricevette ben cinque minuti d’applausi ed ampi apprezzamenti da parte della critica.
Stillwater è liberamente ispirato alla reale vicenda di Amanda Knox, condannata ingiustamente per l’omicidio della sua coinquilina durante l’Erasmus in Italia, seppur lo stesso regista ha dichiarato che il caso di cronaca nera era solo il punto di partenza da cui poi la storia è stata sviluppata in modo non del tutto accurato, raccontando il tutto dal punto di vista di un padre che tenta di provare l’innocenza di sua figlia.
All’uscita del film la stessa Amanda Knox ha espresso dei pareri negativi, accusando Tom McCarthy di aver lucrato sulla sua ingiusta condanna e di aver lasciato intendere che la ragazza fosse realmente coinvolta nella vicenda:
“Il mio nome mi appartiene? La mia faccia? E la mia vita? La mia storia? Perché il mio nome si riferisce a eventi a cui non ho partecipato? Torno sempre su queste domande perché altri continuano a trarre profitto dal mio nome, dal mio volto e dalla mia storia senza il mio consenso. Di recente l’ha fatto il film Stillwater. McCarthy rafforza l’immagine di me come persona colpevole e inaffidabile. E con il potere di star come Matt Damon, entrambi trarranno sicuramente profitto da questa finzione della “saga di Amanda Knox” che sicuramente lascerà molti spettatori a chiedersi: “Forse la vera Amanda è davvero coinvolta nella faccenda”.
Ricordiamo poi del 2021 anche The Last Duel, film che, dopo più di venti anni, segna il ritorno alla scrittura di Matt Damon e Ben Affleck insieme, che si sono impegnati nella stesura a quattro mani della sceneggiatura oltre che nell’interpretazione dei protagonisti del film, diretto da Ridley Scott. La pellicola ha riscosso un discreto successo a livello internazionale ma è stato un fallimento al botteghino ed anche la critica non ha reso pareri particolarmente positivi al riguardo.
Progetti futuri
Proprio in questi giorni è uscito al cinema Thor: Love and Thunder, in cui potremo nuovamente vedere Matt Damon in un piccolo cameo. Oltre questo, tra i futuri progetti dell’attore c’è il nuovo attesissimo film di Christopher Nolan, Oppenheimer, accanto ad altri grandi attori tra cui Cillian Murphy. Inoltre, pochi mesi fa, è trapelata la notizia secondo cui Damon, di nuovo in collaborazione con Ben Affleck (che sarà inoltre il regista), stia scrivendo un film su Sonny Vaccaro, dirigente del marketing della Nike.
Oltre il cinema: Matt Damon e l’attivismo
Oltre che la carriera recitativa, Matt Damon è sempre stato molto impegnato a livello sociale. Accanto a George Clooney, Brad Pitt, Don Cheadle, David Pressman e Jerry Weintraub, Damon è tra i fondatori della Not On Our Watch, un’organizzazione volta ad impiegare le sue risorse per fermare e prevenire le atrocità di massa. L’attore supporta anche One Campaign, che lotta contro l’AIDS e la povertà nei Paesi del Terzo Mondo. È inoltre ambasciatore della ONEXONE, una fondazione no profit volta a supportare, preservare e migliorare le vite dei bambini in Canada, USA e in tutto il mondo. Matt Damon è inoltre rappresentante di una serie di ulteriori associazioni benefiche tra cui la H2O Africa Foundation e la Feeding America.
Matt Damon è certamente un attore di grande talento, da sempre capace di donare tridimensionalità ai suoi personaggi. È la dimostrazione vivente del fatto che, dal momento in cui si ha un obiettivo, si deve fare di tutto per realizzarlo e che grazie alla completa dedizione tutto è possibile, preservando sempre la propria umiltà nonostante i grandi risultati raggiunti.