Voce intensa e coinvolgente, sguardo accattivante e profondo, volto espressivo; ambizioso e dotato di un grandissimo talento e passione lavorativa, in grado di interpretare magistralmente sia ruoli drammatici, che comici. Ha avuto l’opportunità di lavorare con alcuni dei nomi più grandi del teatro, percorrendo un’imprevedibile carriera che lo ha visto slittare fra videoclip musicali e pellicole televisive, fra fiction e palcoscenico. Perfetto nel ruolo dell’uomo burbero e scettico, saldo nelle sue relazioni sociali, è un vero e proprio artista; lui è Marco Giallini e oggi ve lo farò conoscere.
Gli esordi, il successo, i riconoscimenti
Marco Giallini è nato a Roma il 4 aprile 1963, da una famiglia operaia ed è vissuto a Fonte Nuova (Roma). Prima di iniziare la sua carriera da attore, ha svolto tanti lavori diversi, dall’imbianchino al venditore di bibite.
Entra nel mondo della recitazione a 22 anni quando si iscrive alla Scuola di Arte Drammatica di Roma “La Scaletta”. Collabora con numerosi registi teatrali di spessore quali Arnoldo Foà e Ennio Coltorti. Nel 1986 arriva il debutto al cinema con una piccola comparsa nel cast di Grandi magazzini di Castellano e Pipolo. Una piccolissima apparizione, non accreditata che presto, l’avrebbe buttato a capofitto in una carriera inaspettata e ricca di successi, come ben sappiamo.
Nel 1995 Angelo Orlando lo scrittura per una piccola parte in L’anno prossimo vado a letto alle dieci, che lo vedrà interpretare il ruolo di un poliziotto in mezzo a nutrito numero di attori come Ricky Memphis, Claudia Gerini, Barbara Livi e Luca Zingaretti.
Sempre con la regia di Orlando ci saranno altre pellicole che, fra l’alto, lo vedranno stringere amicizia con un altro mostro della recitazione dei tempi recenti: l’attore romano Valerio Mastrandrea, suo grande amico e molto spesso compagno di set. Lo ha raccontato lo stesso Giallini, tempo fa, in un’intervista:
“Nel cinema sono stato catapultato da un giorno all’altro, soprattutto grazie a Valerio Mastandrea che fece il mio nome a Marco Risi: ‘Dovresti proprio venire a teatro c’è un mio amico che è fortissimo’ e lui, Marco, a vedere Casamatta vendesi di Angelo Orlando, venne davvero. Gli piacqui. Mi offrì un’occasione ne L’ultimo capodanno: ‘Faresti il marito di Monica Bellucci?’. Capirai, non gli feci ripetere la frase. C’erano almeno quindici persone in fila prima di me e, per farmi ottenere la parte, Risi dovette lottare. Cominciò tutto così, nel 1998”
Proprio L’Ultimo Capodanno (1998) fu il film che cambiò la vita di Marco Giallini. A quella pellicola di 20 anni fa hanno fatto seguito tantissime altre, da L’odore della notte di Claudio Caligari (1998) a Almost Blue (2000) film tratto dal romanzo di Carlo Lucarelli; da Faccia di Picasso (2000) a Il fuggiasco (2002).
Lo mette particolarmente in luce l’interpretazione dell’adultero marito in Emma sono io (2002) di Francesco Falaschi, accanto a Cecilia Dazzi e Pierfrancesco Favino. Significativa per la sua carriera è la stima di Sergio Castellitto che gli offre una parte nel cast del suo film pluripremiato Non ti muovere (2004) nel ruolo di Manlio, ginecologo, collega e amico del protagonista Timoteo, al quale confida di essersi innamorato.
La maschera da puttaniere, un po’ superficiale, sta a pennello a questo grande attore, che continua a lavorare con Castellitto anche in La bellezza del somaro (2010). Intanto anche Paolo Sorrentino lo scrittura in un piccolo ruolo ne L’amico di famiglia (2006) che va in concorso al Festival di Cannes. A questo punto Marco Giallini si dirotta per qualche tempo sul piccolo schermo. Nel 2008 è il ‘Terribile’ nella serie Romanzo criminale che gli dà grande notorietà, mentre l’anno dopo è il Vicequestore Andrea Lopez nella serie La Nuova Squadra Spaccanapoli.
Inaspettatamente, nel 2010 arriva una candidatura ai David di Donatello come miglior attore non protagonista per il ruolo del fratello cocainomane del missionario interpretato da Carlo Verdone in Io, loro e Lara.
È uno dei celerini di ACAB – All Cops Are Bastards (2011) di Stefano Sollima, in cui recita nuovamente accanto a Pierfrancesco Favino. Con quest’ultimo condivide anche il set di Posti in piedi in paradiso (2012), di e con Carlo Verdone. Il film racconta in tono ironico la storia di tre padri separati che decidono di convivere per darsi una mano nella loro difficile situazione economica e sentimentale. Con questi due titoli conquista la doppietta di candidature ai David di Donatello, come attore protagonista e non. Continua a lavorare sul versante della commedia dimostrando sempre di più di essere un attore brillante e ricco di sfumature.
Sempre nel 2012 convince anche con la sua interpretazione nel film di Paolo Genovese Una famiglia perfetta, storia di un uomo d’affari che affitta una compagnia d’attori per fingere di avere una famiglia durante la notte di Natale.
https://www.youtube.com/watch?v=uIu_ZzNKSuU
Nel 2013 è tra i protagonisti dell’esordio alla regia dell’attore Rolando Ravello, la commedia Tutti contro tutti, e nel secondo film da regista di Edoardo Leo, Buon giorno papà.
Nel 2014 sarà protagonista delle commedie, Ogni maledetto Natale (2014), Confusi e felici (2014) e Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese.
L’anno successivo di Se Dio vuole di Edoardo Falcone, una riuscitissima commedia nella quale recita al fianco di Alessandro Gassman, interpretando un freddo cardiochirurgo che si scontra con la filosofia di un prete sopra le righe.
Dopo Storie sospese di Stefano Chiantini, interpreta in maniera straordinaria il truffatore di Loro chi?, commedia diretta da Francesco Miccichè e Fabio Bonifacci e affianca Laura Morante nel suo secondo film da regista, Assolo (2015). Inoltre sarà tra i protagonisti della nuova commedia di Paolo Genovese Perfetti sconosciuti (2016). Sarà poi diretto da Massimiliano Bruno nella commedia Beata ignoranza, che racconta con ironia la nostra società iperconnessa. Nel 2017 continua il fortunato sodalizio con Genovese, interpretando il poliziotto Ettore nel film drammatico The Place, un gioco di incastri dove le vite di tutti i personaggi si intrecciano, portandoli talvolta ad aiutarsi, talvolta a combattersi.
Nel 2018 vediamo Giallini impegnato in due pellicole, Io sono tempesta di Daniele Lucchetti e Rimetti a noi i nostri debiti di Antonio Morabito. Nel primo interpreta un finanziere milionario costretto ai servizi sociali in un centro di accoglienza a causa di una condanna fiscale.
«Un simpatico figlio di buona donna»
a detta del regista, che ricorda il Don Giovanni di Mozart.
Il secondo invece è un lungometraggio di finzione debuttato su Neflix dove, insieme a Claudio Santamaria, interpreta un esattore di crediti. E’ una storia d’altri tempo, sulla quale Giallini ha dichiarato
“racconta cose che ho visto con i miei occhi: a Roma, sulla Nomentana alta, a volte capita di vedere uno steso per terra perché è stato preso a botte da qualcuno cui doveva dei soldi”
L’anno in corso, il 2019, è stato un anno particolarmente proficuo con tre titoli all’attivo:
Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno, un curioso viaggio indietro nel tempo, durante i Mondiali dell’82 accanto a Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi; Domani è un altro giorno di Simone Spada, una commedia toccante sull’esistenza umana e sul senso più profondo dell’amicizia; Il grande salto di e con Giorgio Tirabassi e Ricky Memphis in cui due maldestri rapinatori, Nello e Rufetto, decidono di rimettersi in affari dopo aver scontato quattro anni di carcere ma devono fare i conti con la sfortuna.
La carriera in tv e la musica
Marco Giallini ha partecipato al telefilm Grandi domani nel 2005, pessima scopiazzatura italiana della serie spagnola Paso adelante, prodotta da Maria De Filippi. Successivamente, nel 2007, compare in Medicina generale, in L’aviatore del 2008 e diverse altre fictions (Cosa nasce cosa, Indizio fatale, Operazione Odissea, Gli insoliti ignoti, Crimini – Little Dream) e telefilm (Romanzo Criminale, Buttafuori di Giacomo Ciarrapico ancora in coppia con Mastrandrea, Il mostro di Firenze con Ennio Fantastichini e Nicole Grimaudo).
Nel 2016 interpreterà con successo Rocco Schiavone, l’investigatore con il vizio delle canne e l’intuito infallibile nato dalla penna di Antonio Manzini. Giallini dice di sentirsi molto vicino al personaggio che interpreta:
“Mi sono affezionato al personaggio, mi trovo bene nei suoi panni: canne a parte, penso di somigliargli. Anch’io, come lui, sono refrattario alle imposizioni. Ho sempre fatto di testa mia. Forse è per questo che il successo mi è arrivato a 50 anni”.
Ma Giallini non si lascia sfuggire neanche la musica e partecipa ai videoclip di Frankie HI-NRG (Quelli che ben pensano del 1998), Marina Rei (Fammi entrare, 2005), Daniele Silvestri (Gino e l’Alfetta, 2007) e Max Pezzali (Torno subito, 2007). Ambizioso e con talento, il suo viso si scontra con quello dello spettatore che spesso, almeno per il momento, non sembra riconoscerne propriamente le qualità artistiche e dispiace, perché uno come lui, in America, sarebbe indispensabile in un buon film.
Quali sono i film che ci sono piaciuti di più
Due sono i titoli che sicuramente hanno sancito l’indiscussa bravura dell’attore Giallini, capace di trasmettere emozioni reali e di suscitare riflessioni profonde: Tutta colpa di Freud e Perfetti sconosciuti entrambi di Paolo Genovese.
La prima pellicola è stata girata circa due anni dopo il grave lutto che lo ha colpito, la perdita dell’amatissima moglie che lo ha lasciato con due figli da crescere. Come in un’autobiografia, interpreta Francesco Taramelli, un analista di mezza età alle prese con i problemi delle tre figlie: una libraia che si innamora di un ladro, una lesbica che decide di diventare etero, una diciottenne che perde la testa per un cinquantenne. Francesco è stato mollato dalla moglie (non è vedovo quindi), ma ha comunque deciso di dedicare la sua vita ai figli, immolandosi ai loro bisogni e necessità.
Lo fa con ironia e con la giusta attenzione del buon padre di famiglia, cercando di fare del suo meglio per sostituire una figura materna che in fondo non ha mai fatto sentire la sua mancanza. E’ un film che mette in tavola argomenti importanti e impegnativi, come l’omosessualità femminile o la paura di approcciarsi con chi è diverso, o pensiamo che lo sia, solo perché percepisce il mondo non con l’udito, ma con gli altri sensi. L’amore di un padre per le proprie figlie e il desiderio di essere un p modello, lo spingono ad annullare anche i suoi sentimenti, pur di non deludere, di essere coerente con se stesso, e con il ruolo che rappresenta. Giallini è fantastico nel suo personaggio e incarna in tutto e per tutto il ruolo dell’uomo che sa sempre cosa è giusto e cosa no. E’ l’uomo perfetto in un mondo imperfetto, che gira troppo velocemente.
In Perfetti sconosciuti invece è Rocco, marito esemplare e fedele di Eva (Kasia Smutniak). Un gruppo di amici di lunga data si ritrova a cena e decidono di condividere messaggi e telefonate in arrivo sui cellulari di ognuno. Nel corso della serata vengono a galla segreti e bugie che mettono a rischio gli equilibri di anni. E’ un film studiato nei particolari, che fino in fondo ha qualcosa da dire, da scoprire. Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre sim, purtroppo.
Nulla è come sembra, tutto è come appare. Giallini è intenso, profondo. I suoi sentimenti sono veri, sinceri, a dispetto dell’ipocrisia e della menzogna che lo circonda. Assiste silenzioso al disfacimento delle vite dei suoi amici, ignaro di essere stato anche lui tradito, ma disposto, probabilmente, a perdonare.
“imparare a disinnescare”
è il segreto in ogni relazione
“Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti. Io non voglio che finiamo come Barbie e Ken: tu tutta rifatta e io senza palle.”
Questo ruolo ha fruttato a Giallini una nomination come miglior attore ai David di Donatello, e se l’è merita tutta. L’amore per la sua donna e per quello che rappresenta viene fuori in ogni momento, anche quando tenta di difenderla agli occhi feriti e arrabbiati della figlia adolescente. Sa sempre cosa dire e come dirlo, un’interpretazione senza dubbio tra le più riuscite.
La vita privata e il grande vuoto che lo accompagna
Nel 1993 Marco Giallini ha sposato Loredana, conosciuta a soli 14 anni. Dall’amore dei due sono nati Rocco e Diego, nel 1998 e nel 2004. A luglio del 2011, però, Loredana ha perso la vita colpita da un’emorragia cerebrale. Un episodio tragico che ha segnato per sempre la vita di Giallini e dei figli. Intervistato da Vanity Fair, tempo fa, l’attore ne ha parlato così:
“Lei e i bambini stavano per partire per il mare, sarebbero rimasti in vacanza un paio di mesi. Invece, ha chiuso gli occhi e mi si è accasciata fra le braccia mentre chiacchieravamo. Io le parlavo all’orecchio, ma mi sono accorto che parlavo da solo, e ho maledetto Dio. Ha vissuto altri due giorni, ma senza riprendere conoscenza. Se non lo provi non lo puoi capire…”
“…Loredana era tanta, in ogni senso. Bella davvero. E sapeva fare qualsiasi cosa: studiava, lavorava, cucinava. Rocco e Diego sono bravi in tutto, proprio come lei. Alle volte ci basta uno sguardo: loro vedono il mio dolore, e io il loro, e rimaniamo attaccati. Poi ognuno ha il suo modo, il suo metodo molto personale, per uscirne. È così, la vita…“
“…Mi fa bene parlare di lei, chissenefrega se la gente si imbarazza”.
Tra le righe emerge l’amara consapevolezza di non esserne ancora uscito, di non aver mai elaborato il lutto; ma anche la speranza riposta nei figli, unica ragione per andare avanti, e negli amici e in tutti gli attori italiani che gli sono stati vicino.
In un’altra intervista ricorda dalle origini della loro storia.
“Avevo appena finito il militare e facevo il “bibitaro”, portavo le bibite con il camion. Con le ragazze non ero capace, però andavo in moto e questo piaceva. Loredana mi è stata dietro tre anni. Finché una sera, fuori dalla discoteca, le ho detto: “Allora mettiamoci insieme”. È durata 30 anni.”
Nel ricordare la moglie Loredana, che per lui era tutto, Marco Giallini confessa anche la sua gelosia, per cui negli hanno avuto litigate epocali, sempre finite a fare l’amore e a perdonarsi.
“Durante l’adolescenza, scoprii che lei, per la prima volta, era andata a ballare con un altro. Così presi la moto e corsi in quella discoteca. Me la ricordo ancora, c’era Jovanotti ragazzino alla consolle. Non fu una cosa molto molto romantica, ero irascibile a quei tempi: afferrai Loredana e me la portai via. Sì, e sono sempre rimasto un tipo molto geloso. Negli anni ci siamo fatti delle litigate epocali, io e Loredana. Diventavo matto perfino se la guardava un cameriere. Però era bello fare l’amore, dopo.”
Tempo fa Giallini è stato paparazzato con una donna, ma non si è mai parlato esplicitamente di una nuova relazione per l’attore. Lui stesso, ha dichiarato
“Vedo qualche amica, ma non ho un vero legame. Per un paio d’anni non sono neanche riuscito a pensarci, a un’altra donna. E quando poi ho cercato una relazione, non ha funzionato granché Forse dopo tanto tempo mi è impossibile innamorarmi di nuovo, e non è vero che la vita ricomincia. O forse non voglio che un altro amore mi faccia così tanto male. E poi ci sono i miei figli, siamo 3 cuori”.
Curiosità
Per sua stessa ammissione, Marco è diventato molto protettivo con i suoi figli dopo quello che ha passato, vuole sempre sapere dove sono, e quando erano più piccoli non li mandava in gita per paura degli incidenti. E’ un tipo ansioso, ma di nascosto, cercando di non danneggiarli. L’attore ricorda che anche suo padre era così.
“Quando tornavo a casa all’alba, lo trovavo ad aspettarmi affacciato al balcone che fumava, anche se un’ora dopo doveva andare al lavoro. Rientrava, spegneva l’abat-jour e borbottava: «Quando avrai figli capirai.”
Non segue molto la politica perché se ne è disamorato. A tal proposito ha dicharato:
“Una volta i partiti erano più connotati, c’erano i grandi leader. Oggi è tutto troppo confuso. E comunque non mi pare che l’Italia sia cambiata un granché, dai tempi di mio padre a oggi”
Ha svariati hobbies, gli piace dipingere sul legno e realizzare murales. Ultimamente ha dipinto le rose del suo giardino su un armadio, una specie che si chiama Grace Kelly, sembrano di velluto, perché in fondo, Giallini, è un romantico. Prima di iniziare la sua carriera da attore, ha svolto tanti lavori diversi, dall’imbianchino al venditore di bibite.
È un grande appassionato di musica rock e colleziona vinili. Ha fatto parte di una band, i Sandy Banana & The Monitors e con i suoi figli si diverte a suonare.
Altra grande passione di Giallini sono le moto, in particolare quelle a marchio Triumph, diventate famose grazie a Steve McQueen. Non ha mai avuto la macchina, e quando ha iniziato a girare Romanzo Criminale, si stava riprendendo da un incidente in moto che gli aveva procurato 52 fratture.
Gli amici lo hanno sempre chiamato Giallo, e uno dei suoi più grandi amici, sin dai tempi in cui era solo un attore di teatro, è Valerio Mastandrea infatti i due appaiono spesso insieme sul suo profilo Instagram. Come si intuisce dai personaggi che interpreta su piccolo e grande schermo, è un grande fumatore.
Dagli esordi ad oggi, Marco Giallini è tra gli attori italiani che hanno girato un maggior numero di film negli ultimi 20 anni, forse perché i personaggi che interpreta sono così maledettamente veri, intensi, innamorati, incazzati, ironici…
Nascono da una sofferenza vera, intensa, di quelle che ti cambiano il modo di essere e di esistere, che ti fanno apprezzare il bello, anche minimo, che c’è in tutte le cose.