“Tutti gli uomini vorrebbero essere Cary Grant. Anch’io vorrei essere Cary Grant”
Cary Grant
Archibald Alexander Leach, al secolo Cary Grant nasce a Bristol, Inghilterra il 18 gennaio 1904. La sua infanzia è segnata da alcuni traumi, primo fra tutti l’abbandono forzato da parte della madre,internata in una clinica psichiatrica quando egli è ancora un bambino. A quindici anni, falsificando la firma di suo padre, riesce a partire con la compagnia di saltimbanchi e funamboli di Bob Pender,cimentandosi anche come attore. Grazie alla notorietà raggiunta in patria, la compagnia nei primi anni venti si trasferisce negli Stati Uniti, per partecipare allo spettacolo di Broadway Good Times. Il successo è discreto, Archie non è certo uno dei protagonisti, ma dopo un breve ritorno in patria decide di ripartire per gli States, dove sbarca il lunario cantando e ballando sul palcoscenico. Sono anni difficili ma all’inizio del decennio successivo, poco dopo il crollo di Wall Street del 1929,arriva la prima opportunità: viene assunto da Buddy Schulberg della Paramount Pictures come caratterista. Alto, dal fisico prestante e dotato di un sorriso irresistibile, diventare un attore è forse l’approdo più naturale del giovane girovago.
Gli inizi e il successo: la commedia sofisticata
In Venere Bionda (1932) di Josef von Sternberg ha per la prima volta un ruolo importante: è il giovane playboy che seduce Marlene Dietrich convincendola a partire con lui per gli Stati Uniti. Il regista viennese gli consiglia di cambiare pettinatura, cambiando lato alla riga dei capelli. Il confronto con la grande attrice gli giova perchè il ragazzo (nel frattempo ha preso il nome d’arte di Cary Grant, per volere della Paramount) non sfigura affatto. Al contrario dimostra grande naturalezza davanti alla macchina da presa; è dotato di un portamento elegante, ha la battuta pronta oltre a un fascino sornione tutto particolare. Gira un numero di film notevole, come si faceva in quell’epoca per affermarsi e finalmente arriviamo al 1935 quando George Cukor lo scrittura per recitare al fianco di Katharine Hepburn nella commedia degli equivoci Il diavolo è femmina. L’attrice è già una star, ha vinto due anni prima l’Oscar da protagonista per Gloria del mattino, ma ancora una volta Grant si dimostra perfetto nella parte brillante del furfante seduttore. Ormai cittadino americano,diventa il re della commedia sofisticata, interpretando sovente personaggi dell’alta società ironici e affascinanti. Nel 1937 il regista Leo McCarey lo vuole per L’orribile verità nel quale duetta con Irene Dunne: i due sono marito e moglie che dubitano reciprocamente della fedeltà del coniuge. Dell’anno successivo è l’incontro con Howard Hawks: in Susanna il paleontologo Grant offre, ancora accanto a Kate Hepburn (con la quale il sodalizio e l’intesa sullo schermo è perfetta), una prova che definire esilarante è poco. Il film è una delle migliori commedie mai girate negli USA cui seguono i non meno riusciti Incantesimo (1938), Scandalo a Filadelfia (1940) – nel quale sfiora l’Oscar che invece premia James Stewart come attore non protagonista – capolavori assoluti del genere. Cary Grant si cimenta anche nei film d’avventura con Gunga Din di George Stevens e Avventurieri dell’Aria (1939), ancora di Hawks.
L’incontro con Hitchcock e il thriller
Negli anni ’40 e ’50 il nostro eroe, oltre a consolidare il suo successo come interprete di commedie (si ricordano a tal proposito Un evaso ha bussato alla mia porta di Stevens, Arsenico e vecchi merletti di Frank Capra, La signora del venerdì, Ero uno sposo di guerra e Il magnifico scherzo, tutti di Hawks, nei quali di volta in volta duetta con Jean Arthur, Rosalind Russell, Ginger Rogers, Marilyn Monroe e altre stelle dell’epoca) viene notato da Alfred Hitchcock, il maestro del brivido. Ne Il sospetto (1941), ritrae per la prima volta un personaggio ambiguo, il marito misterioso e forse uxoricida di Joan Fontaine. Ai produttori tremano i polsi: Cary Grant cattivo? Forse, perchè il finale è volutamente aperto (da antologia l’inquadratura del bicchiere di latte, probabilmente avvelenato, che l’attore sta portando alla moglie in una delle ultime scene, che brilla di luce propria). Col regista inglese Grant girerà altri tre film celeberrimi, vere pietre miliari della storia del Cinema: Notorius – L’amante perduta (1946) con Ingrid Bergman, Caccia al ladro (1955) con Grace Kelly e Intrigo internazionale accanto a Eva Marie Saint (1959). Tra le attrici con le quali ha collaborato mantiene rapporti amichevoli soprattutto con Grace Kelly e con la nostra Sophia Loren,da lui conosciuta sul set di Un Marito per Cinzia, sciocchezzuola romantica girata nel periodo americano della carriera dell’attrice napoletana da lui invano corteggiata: da perfetto gentiluomo Grant accetta il rifiuto ed è tra i primi a telefonarle da Los Angeles per congratularsi con lei per la vittoria dell’Oscar come attrice protagonista per La Ciociara, nel 1961. A partire dagli anni ’50 fonda, con l’appoggio della Universal Pictures, la Grantley Productions per la quale interpreta diversi film di buon successo, come Indiscreto (1958), Operazione sottoveste (1959), Il visone sulla pelle (1962), Sciarada (1963) con Audrey Hepburn e Il gran lupo chiama (1964). Si ritira dalle scene quando è ancora sulla cresta dell’onda, nonostante l’età non più verde, nel 1966, anno in cui gira Cammina, non correre per la regia di Charles Walters.
Vita privata e gli ultimi anni
Dopo il ritiro Cary Grant diviene dapprima consulente creativo, poi membro del consiglio di amministrazione di Fabergé, celebre casa di cosmetici francese, grazie alla sua immagine di uomo elegante, dallo stile impeccabile. Negli ultimi anni della sua vita intraprende un tour nei teatri, Conversazioni con Cary Grant, nel quale si diverte a rispondere alle domande del pubblico, che affolla i luoghi dove l’attore si reca. A lui è ispirato anche il personaggio di James Bond, che gli sfugge solo perchè quando Albert Broccoli decide di portare al cinema il personaggio Grant ha quasi sessant’anni.
La sua vita ha fornito per anni materiale a tutti i rotocalchi. Sentimentalmente inquieto, egli si è sposato cinque volte: la prima moglie è l’attrice Virginia Cherrill, con la quale resta sposato solo un anno, nel 1934; la seconda è la miliardaria Barbara Hutton, che sposa nel 1942 e dalla quale divorzia nel 1945; si marita poi nel 1949 con l’attrice Betsy Drake dalla quale divorzia nel 1962. Nel 1965 si unisce in matrimonio con un’altra collega Dyan Cannon, dalla quale ha la sua unica figlia, Jennifer, anche lei divenuta attrice; il matrimonio con la Cannon dura fino al 1968. La quinta e ultima moglie è Barbara Jaynes, di quarantaquattro anni più giovane, che sposa nel 1981. Si vocifera tuttora che Grant fosse omosessuale, o almeno bi-sessuale: gli viene infatti attribuita una lunga liason col costumista Orry-Kelly.
Dal punto di vista dell’impegno politico, Grant ha sempre preferito tenersi lontano dall’agone. Durante la ” caccia alle streghe” avviata dal senatore repubblicano McCarthy negli anni ’50 tuttavia egli si schiera apertamente contro l’atmosfera antidemocratica e accusatoria del tempo, difendendo Charlie Chaplin quando la Commissione per le attività anti-americane tenta di metterlo sotto accusa come spia comunista. Buon amico di Betsy, la moglie del presidente Ford, accetta di presenziare a un congresso del Partito Repubblicano negli anni ’70, ma quando sale sul palco ringrazia cortesemente, prendendo le distanze: “Ringrazio la mia amica per avermi invitato a una iniziativa del vostro partito”.
Il 29 novembre 1986, mentre si trova nella cittadina di Davenport per un ciclo di performance teatrali, Cary Grant è colto da malore mentre impartisce le ultime direttive al suo staff in previsione di un’esibizione serale. In un primo momento rifiuta di andare in ospedale, anche per evitare l’attenzione dei media. Viene tuttavia ricoverato poche ore dopo in grave condizioni e muore quella stessa sera, alle 23.32 per un’emorragia interna. Secondo le sue ultime volontà non si tiene alcun funerale pubblico, ma viene cremato e le sue ceneri vengono affidate alla moglie Barbara e alla figlia Jennifer.
Nel 1970 (filmato in alto) un commosso Cary Grant ha ritirato l’unico premio Oscar della carriera, riconoscimento onorario conferitogli quasi fuori tempo massimo, inadatto ad esprimere il posto che questo immenso attore,dal sorriso beffardo e dalla classe infinita, occupa nel cuore di tutti gli appassionati di Cinema. Dal 1998 figura al secondo posto nella classifica che comprende i più grandi attori di tutti i tempi, stilata dall’American Film Institute.