Il nuovo film di Martin Provost lo si potrebbe collocare in un universo creato apposta per gli amanti dell’arte, dell’impressionismo e dell’amore più in generale che può svilupparsi attraverso l’arte pittorica tra un uomo e una donna, tanto da arrivare a monopolizzare quasi interamente la carriera di un artista.
Questo è Ritratto di un amore (Bonnard: Pierre et Marthe) in uscita in anteprima italiana mercoledì 3 aprile a Roma come film di apertura della XIV edizione di Italia RENDEZ-VOUS, il festival dedicato al cinema francese, alla presenza del regista.
Il film sarà presentato in anteprima anche a Bologna giovedì 4 aprile nell’ambito della rassegna Pop Up Talk, sempre alla presenza di Provost, e successivamente arriverà nei cinema italiani dal 16 maggio distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.
Può un amore monopolizzare quasi per intero l’arte di un uomo?
Ci sono certi amori, che hanno in maniera decisiva dato la loro impronta alla carriera di un artista e Pierre Bonnard, uno dei più grandi pittori post-impressionisti del suo tempo, facente parte dell’illustre circolo di Degas, certamente non fa eccezione per questo.
Dante Alighieri ha praticamente dedicato quasi tutta la sua intera opera ad una ragazza che a malapena conobbe, lo stesso Petrarca fece questo con il suo Canzoniere, ma uscendo dall’Italia anche altri grandi artisti italiani e stranieri, hanno improntato la loro intera carriera o per lo meno una parte di essa in direzione di un amore, felice o no che fosse, certamente comunque pieno di questioni irrisolte che solo un grande amore porta con se.
Thomas Hardy, grande scrittore inglese più o meno contemporaneo di Bonnard, arrivò in tutta la sua opera a dedicare alle donne ritratti letterari indimenticabili, quasi sempre su ispirazione della moglie che amò a tal punto, che alla fine della sua vita dedicò fisicamente il suo intero cuore a lei, visto che nella tomba della sua amata, troviamo realmente il cuore di Thomas Hardy, quasi prendendo a modello il tragico esempio di Abelardo ed Eloise.
Tra fine ottocento e inizio novecento altri grandi artisti ebbero amori piuttosto complicati, tra tutti impossibile non citare quello di Pablo Picasso per Dora e quello di Amedeo Modigliani per l’altrettanta bella e complicata Jeanne.
L’amore spesso, anche nell’arte, regala grandi storie di questo tipo, a volte tutto molto lunghe come quella tra Bonnard e la sua musa e futura moglie Marthe de Méligny, altre volte invece storie fugaci, che però lasciarono un segno profondo nell’artista di turno che le ha vissute e sentite sulla propria pelle e nella propria anima, trasportandole poi con tutta la loro intensità nella propria arte, eterna testimonianza di un amore non solo artistico.
Ritratto di un amore: La trama di un amore disegnato su una tela chiamata vita
La storia nel particolare, tratta la storia d’amore del pittore post-impressionista, Pierre Bonnard, interpretato magistralmente da Vicente Macaigne, attore e regista francese molto impegnato in patria, celebre da noi soprattuto per il film del 2023, Una relazione passeggera, con Marthe de Meligny, in cui troviamo la bravissima e affascinante attrice belga Cecilè de France, famosa per film come L’appartamento spagnolo, La belle saison e Le illusioni perdute, ma anche per collaborazioni internazionali come quella con Paolo Sorrentino nella recente serie targata Sky, The New Pope.
Si tratta di una storia d’amore che però paradossalmente nasce da un inganno, e per coloro che pensano che l’amore è solo un trucco, come affermavano tra gli altri scrittori piuttosto affermati passando da Romain Rolland a Joel Dicker, in questo caso certamente troverebbero difficoltà a trovare questo trucco negativo, e se c’è stato, è avvenuto nel segno dell’arte, un bene supremo svincolato dai più classici canoni del rapporto di coppia.
Nel particolare l’astuta Marthe, si fingerà un’aristocratica italiana in rovina e con i mezzi a sua disposizione, riesce a fare breccia nella delicata e romantica natura del pittore, Pierre, che romanticamente per amore dell’arte o dell’amore in sè, cercando una modella che posi solo per lui, troverà lei, Marthé, che riuscirà dal 1893 in poi ad entrare in tutte le opere del grande pittore francese, monopolizzandone la carriera artistica e la vita.
Non si tratterà di un amore sempre felice e idiallico quello tra Pierre e Marthe, ma inevitabilmente accompagnerà la vita di entrambi, non solo nello spazio della luce e dei colori di cui un pittore si nutre nel breve spazio che è la vita di un’artista, ma su una tavolozza che promette di contenere i colori invisibili dell’amore etereo espressi in ritratti ben più duraturi di una semplice vita umana.
Lì impressi nell’arte fisica rimane l’impronta di un amore delicato e tormentato, ma sapientemente raccontatoci dalla regia di Martin Provost, che riprende temi a lui cari da sempre come l’arte, l’amore e l’emancipazione femminile e dai suoi formidabili attori, tramiti eccellenti di una storia d’amore nata nel 1893 e rimasta ancora nell’aria, nei quadri di Bonnard e ora, in altre sembianze, anche nella toccante opera di Provost.