“Ascolta capo, abbiamo una grande idea. Scritturiamo Marcel Marceau, il più grande mimo del mondo”.
Chi ha visto Silent Movie, ovvero L’ultima follia di Mel Brooks nell’edizione italiana, non può certo aver dimenticato una delle scene più divertenti di un film già esilarante, ossia quando il regista Mel Funn cerca di scritturare i più grandi divi del mondo per fare un film muto. La scelta più ovvia è proprio Marcel Marceau, che pronuncia l’unica parole di tutto il film: “No!“
Ebbene, il film di Jakubowicz, di cui già ti abbiamo parlato in un precedente articolo, è la storia del giovane Marcel Marceau, interpretato da Jesse Eisenberg, quando ancora si chiamava Marcel Mangen, che durante l’occupazione nazista della Francia partecipò alla resistenza, reclutato da un gruppo di partigiani di Lione per insegnare ai bambini ebrei rimasti orfani come sopravvivere agli abusi dei nazisti che minacciavano le loro vite.
Marcel Marceau nacque a Strasburgo, quindi al confine con la Germania, da una famiglia ebraica. Oggi ci si ricorda poco di lui ma non sono solo i bambini ebrei che gli devono molto; a parte il divertimento che ha procurato a milioni di persone, anche Michael Jackson gli è debitore del moonwalk che lo ha reso ancora più famoso
Nel 1942, col fratello Simon e il cugino George, Marcel entrò a far parte dei Francs-tireurs et partisans (FTP) della Resistenza francese. Nei loro documenti falsi, i Mangen adottarono il cognome Marceau, in onore di François-Séverin Desgraviers-Marceau, un generale della Rivoluzione Francese, morto in battaglia a soli 27 anni. Questo cognome Marcel lo conserverà come nome d’arte anche nel dopoguerra. Il padre di Marcel, invece, non sopravvisse allo sterminio; fu arrestato dal regime di Vichy, deportato a Drancy, quindi ad Auschwitz, dove fu assassinato con gli altri deportati. Dopo lo sbarco in Normandia Marcel continuò a combattere nell’esercito francese contro gli occupanti nazisti. Nel 1944, dopo la liberazione di Parigi, fece il suo debutto sulle scene proprio davanti ai soldati alleati. Nonostante in scena non parlasse, Marcel conosceva alla perfezione francese, tedesco e inglese.
La sua storia nella resistenza, che potremo vedere a partire da sabato prossimo, la rivelò solo pochi anni prima della sua morte, non ne parlò mai, non perché era un mimo, ma perché “Chi è tornato dai campi di concentramento non è mai stato in grado di parlarne… Mi chiamo Mangel. Sono ebreo. Forse questo, inconsciamente, ha contribuito alla mia scelta del silenzio“.