Esce nelle sale solo il 21, 22 e 23 giugno il documentario Raffaello – Il giovane prodigio, nell’ambito del progetto originale di Nexo Digital chiamato La Grande Arte al Cinema. L’elenco completo dei 230 cinema che aderiscono all’iniziativa è disponibile cliccando qui.
Raffaello Il giovane prodigio (2021)
Regia: Massimo Ferrari; scrittura: Marco Panichella; musiche: Francesco Ruggiero, Augusto Palombo; Montaggio: Valentina Corti; animazioni: Giordano Poloni; voce narrante: Valeria Golino; direttore fotografia: Giuseppe Ceravolo; consulenza scientifica: Vincenzo Farinella; produzione: Sky; produttore esecutivo Sky: Dino Vannini, Gaia Pasetto, Dimitri Cioffi, Mariaromana Casiraghi, Jean Elia, Cristina Lappon; produttore esecutivo progetto Immagine: Maurizio Manini; prodotto da Roberto Pisoni; distribuito da: Franco di Sarro per Nexo Digital; origine: ITALIA – 2021; durata: 90′.
Sviluppo e commento del redattore su Raffaello Il giovane prodigio
Il documentario è stato presentato in anteprima al cinema Arcobaleno a Milano il 16 giugno, in forzato ritardo rispetto all’uscita prevista in concomitanza con il cinquecentesimo anniversario dalla morte di Raffaello avvenuta il 6 aprile 1520. In realtà si tratta del secondo film di Sky dedicato al pittore, dopo la produzione di Raffaello – Il principe delle arti in 3D nel 2017, e si inserisce nel fornito catalogo di film dedicati all’arte dalla piattaforma (puoi leggere un altro nostro articolo su questo tema a questo link).
Roberto Pisoni, produttore del film, prima della proiezione ha dichiarato:
“Il progetto dei film d’arte di Sky ovviamente ormai ha molti anni alle spalle, questo è uno dei molti film che ci aspettano anche per il futuro: diciamo che è il primo di una nuova stagione. Questo film è importante per noi perché abbiamo scelto un regista che arriva dal cinema della realtà, Massimo Ferrari, che ha saputo dare secondo me un tocco diverso a questo che ormai è diventato un genere cinematografico.”
In merito a ciò, Massimo Ferrari ha dichiarato:
“(…) per me che sono alla prima esperienza di documentario d’arte è stata una sfida e ringrazio ancora Roberto per avermi dato la possibilità di farla. E a quel punto è iniziato un viaggio con Marco Panichella, con Jean Elia, con Mariaromana Casiraghi per riuscire a capire quale potesse essere il punto di vista migliore per raccontare Raffaello, e devo dire che la scelta di questo percorso attraverso le donne che hanno segnato il suo cammino è stata quella che abbiamo ritenuto la più adeguata. (…).
La cosa interessante è stata provare a mescolare i linguaggi, per cui una parte delle narrazioni sono state delegate a delle illustrazioni animate, e quindi la sfida e la difficoltà è stata riuscire a tenere insieme i linguaggi.”
L’obiettivo è stato quindi quello di sperimentare e rendere contemporaneo il linguaggio del documentario d’arte mantenendo però un’impostazione classica, inserendo interviste ad esperti del settore per cercare di far immergere lo spettatore nell’atmosfera rinascimentale e nel mondo di Raffaello.
Come anticipato, il filo conduttore della narrazione sono le donne che hanno costellato la vita del pittore a cominciare dalla madre, morta quando lui era ancora un bambino: viene fatta risalire a questa perdita la sua predilezione per le Madonne con bambino come soggetto.
Nei suoi primi passi da pittore a Urbino, sua città natale, Raffaello incontra Elisabetta Gonzaga e Giovanna Feltria della Rovere. Si trasferisce poi a Firenze a studiare l’opera dei due più famosi pittori dell’epoca, Leonardo e Michelangelo, ammirando la capacità di giocare con gli incastri fra le figure e lo sfondo del primo e l’uso delle strutture del secondo, e comincia ad utilizzare queste tecniche nel proprio lavoro. Ci spostiamo poi ai suo anni romani e alla consacrazione ufficiale del suo talento: la capitale è stata per lui fonte di ispirazione continua.
Viene affrontato inoltre il concetto di “bellezza assoluta”, ricercato ardentemente da Raffaello e potenzialmente raggiunto con il Trionfo di Galatea (l’opera che puoi ammirare nella copertina del film in cima all’articolo): la ninfa rappresentata al centro, infatti, è stata da lui dipinta rappresentando le parti più belle di ogni donna ammirata.
Il documentario alterna alla visione delle opere delle clip animate (realizzate dal pluripremiato illustratore Giordano Poloni) e le interviste a esperti del settore italiani e stranieri: Vincenzo Farinella, Lorenza Mochi Onori, Giuliano Pisani, Tom Henry, Amélie Ferrigno, Ippolita di Majo e Gloria Fossi. La voce narrante è stata affidata a Valeria Golino, e personalmente credo sia un punto a sfavore per la resa del film: il tono che l’attrice usa per l’intera durata del documentario, sia nei momenti in cui descrive le opere sia quando racconta i miti e le leggende a cui alcuni dei lavori sono ispirati, è mono-tono e quasi cupo (come in realtà puoi sentire già dal trailer).
Un altro punto a sfavore credo sia dato dal fatto che molte delle informazioni siano state date quasi per scontate (probabilmente perché già trattate anche nel primo documentario su Raffaello) e credo che questo sia un deterrente per lo spettatore poco esperto di storia dell’arte. Sia nella descrizione di alcuni dei dipinti, sia nel racconto della storia personale di Raffaello alcune nozioni mancano: credo che la scelta sia stata fatta consapevolmente per ottenere l’obiettivo di discostarsi dal classico format del documentario d’arte, ma in questo modo si corre il rischio di perdere alcuni degli spettatori sul cammino.
Il dipinto che meglio risalta all’interno del film è la Madonna Sistina, splendida opera attualmente conservata nella Gemäldegalerie di Dresda. La potenza del grande schermo rende le figure quasi in movimento e regala dettagli che sicuramente sfuggono a tutti coloro che hanno potuto vedere l’opera solo sui libri o cataloghi d’arte.