Oggi ho visto il nuovo film di Rolando Colla Quello che non sai di me, già disponibile in streaming sulle piattaforme Chili e Google play. Il 5 luglio il film è anche stato il principale protagonista di un evento speciale su Più Compagnia. La proiezione è stata preceduta dalla presentazione del regista e degli attori protagonisti: Koudos Seihon, celebre per il suo ruolo nel film A Ciambra di J. Carpignano, e Linda Olansky, attrice già nota al regista Colla, poiché ha lavorato in una sua precedente produzione, Sette giorni.
Quello che non sai di me: la trama
Protagonista di questa pellicola è Ikendu (Koudos Seihon), un rifugiato del Mali giunto clandestinamente in Svizzera, dopo aver affrontato un durissimo viaggio attraversando la Libia e l’Italia. A Bellinzona Ikendu viene ospitato da un amico, un certo Paul, e per guadagnare da vivere si trova a dover fare diversi lavori, tra cui il gigolò, e a dover costruire pannelli solari, certamente non il tipo di vita che si era prospettato di trovare.
Patricia (Linda Olansky) invece è una donna immigrata dalla Repubblica Ceca, divorziata e con due figlie e lavora in una officina di biciclette. Un giorno la sua strada si unisce con quella di Ikendu, quando questi va nel suo negozio per comprare una bicicletta. Tra i due nasce subito una bella amicizia e dopo poco si sposano. Per Patricia, però, la vita del compagno è avvolta da un alone di mistero, non gli risponde mai al cellulare, non sa nulla del suo lavoro. Intanto Paul, ricercato dalla polizia, chiede aiuto a Ikendu, a cui affida uno zaino dal contenuto sospetto. Una mattina la polizia fa irruzione nello stabile dove lavora Ikendu e l’uomo viene arrestato insieme agli altri presenti. Patricia scopre l’accaduto e non si capacita del perché nessuno voglia dirle nulla sul marito e sul perché si trovi in carcere. La polizia arriva anche a casa della coppia e qui effettua una perquisizione alla ricerca di elementi compromettenti.
Tra i vari campi di imputazione mossi nei confronti di Ikendu c’è lo spaccio di stupefacenti e corruzione di agenti doganali. Ikendu cerca in tutti i modi di dichiararsi innocente, ma anche la moglie e le figlie di quest’ultima inizialmente dubitano di lui. Poi, piano piano, le cose tra i due migliorano, Patricia scopre di essere incinta e capisce che deve fidarsi, deve credere che l’uomo che ha sposato sia innocente. I due dovranno riuscire a risorgere dalle ceneri di una disfatta totale, dovranno ricomporre i pezzi e dare nuova forza al loro rapporto.
Dopo il successo di Sette giorni, Rolando Colla racconta nuovamente una storia d’amore, ma un storia d’amore difficile, resa complicata dal contesto sociale problematico in cui nasce. Colla, che è di origine Italo-Svizzera, si è sempre fatto notare per il suo impegno nel trattare tematiche di questo tipo, andando con uno sguardo indagatore a scavare piccole/grandi storie che fanno riflettere sulla contemporaneità dei fatti narrati e andando ad analizzare in profondità ogni aspetto dei personaggi.
Il film è stato realizzato grazie alla cooperazione della casa produttrice svizzera Peacock Film e l’italiana Solaria Film, con il patrocinio del MIBACT DG CINEMA.
Quello che non sai di me: il mio pensiero
In questo film il tema dell’immigrazione è centrale fin dall’inizio; il protagonista Ikendu compie un lunghissimo e difficile viaggio prima di giungere alla sua meta finale. Questi viaggi sono molto spesso pericolosi e costosi per le persone che li intraprendono e difatti molti immigrati, come il protagonista, sono costretti a lavorare durante le tappe del viaggio, per potersi permettere di poter continuare la loro traversata. Inoltre, soprattutto le donne sono costrette a vendere i propri corpi agli aguzzini, in modo da poter proseguire con il viaggio per raggiungere la salvezza.
Ti do qualche dato sull’immigrazione aggiornato al 1°gennaio 2019: il numero di immigrati regolarmente residenti in Italia è di 5.255.503, tale numero costituisce l’8.7% della popolazione totale. Queste cifre non sono da considerarsi reali, dato che il numero di immigrati richiedenti asilo o comunque clandestini è in costante aumento, di giorno in giorno. Inoltre, bisogna considerare anche che molti di coloro che cercano di arrivare in Europa non riescono a giungere a destinazione a causa delle condizioni e delle difficoltà che un viaggio del genere comporta. Si stima che dal 2013 al 2019 siano più di diciannovemila i migranti deceduti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.
Ciò che mi domando è: siamo in un’era in cui tutto ciò sarebbe più facilmente evitabile rispetto al passato, basterebbe che le persone che gestiscono e organizzano questi viaggi avessero più a cuore la vita delle persone, fossero semplicemente più umane e smettessero di pensare ai soldi che possono guadagnare con questo traffico di vite. Il regista Colla con questa pellicola ha fatto veramente un ottimo lavoro e ci ha fatti entrare nelle vite dei due protagonisti, in un mondo dove il lupo mangia sempre l’agnello, ma dove alla fine, un po’come nelle favole, l’amore trionfa sempre. Con questo film Colla ci dà speranza e ci mostra come spesso una nuova vita possa unire ciò che le difficoltà e i problemi dividono.