Non bisogna mai avere paura di essere ambiziosi. Questo il senso delle parole di Pupi Avati durante la sua lectio magistralis su Dante, al conferimento della laurea honoris causa che l’Università Roma Tre gli ha tributato per la pellicola del 2022 dedicata al grande poeta fiorentino.
Un compleanno da italianista, quindi, per il regista bolognese, che oggi 3 novembre raggiunge l’ambito traguardo delle 86 candeline. Sono caduto da cavallo e ho fatto molti più film andati male rispetto a quelli andati bene, ha proseguito Avati, tuttavia sono sempre risalito a cavallo e c’era sempre qualcuno pronto a credere in me.
Presente all’evento pure il Rettore dell’Ateneo Massimiliano Fiorucci, il quale ha celebrato l’impegno del cineasta nell’indagare la figura di Dante, reso così immortale, oltre che dalla Commedia, anche dalla Settima Arte.
Da parte del Magnifico, infine, una considerazione generale sul ruolo dell’università, da non intendere come luogo chiuso e autoreferenziale, ma in osmosi con il territorio e i movimenti culturali che vi si sviluppano all’interno, promuovendo il dialogo tra le diverse parti del corpo sociale.
Pupi Avati, tra passione per il Medioevo e vita nel presente
Pupi Avati, classe 1938, ha poi raccontato agli astanti la sua passione per il Medioevo, il cui interesse è nato certamente in quelle lisergiche giornate d’infanzia, immerse nella cultura contadina dell’epoca.
Cultura contadina che, nel suo immaginario, era ciò che somigliava maggiormente agli echi di quei tempi andati, ingiustamente definiti Secoli Bui da parte della storiografia più distratta. Ora il mondo è cambiato, ma quella cultura contadina resta parte del vecchio Pupi, agli antipodi del tempo rispetto al bimbo sognante che fu. Lì sono le sue radici, importanti, e alle quali non vuole giustamente rinunciare. Lì c’è la possibilità di vivere a un’altra velocità, fuori dalle costrizioni frenetiche del presente.
Presente, appunto, a cui il regista guarda ancora con curiosità, prodigando parole d’affetto ai tanti studenti occorsi in Aula Magna. Dell’oggi mi piacciono le persone, mi piacete voi, ha detto, senza perdere lo sguardo dell’ingenuo giovane da 54 film in carriera.
E poi, un accenno di rimpianto, per tutte le storie pensate e mai raccontate. Giovanni Pascoli, poeta fanciullino, Alessandro Manzoni, contraddittorio e a tratti inquietante, la saga dei Rizzoli, così italiana, ricca di politica, potere, amore, sesso.
Una vita tra scuole di recitazione e set, una pellicola nella pellicola. Coraggio, soffia bene quelle candeline. Te lo meriti, Pupi. E, mi raccomando, esprimi un desiderio anche per noi!