Prova a sfidarmi (titolo originale: Dare me) è una serie diversa dai soliti drammi adolescenziali, il cheerleading fa da stratagemma narrativo e non da protagonista ed è tratta dall’omonimo romanzo del 2012 di Megan Abbott che ne ha firmato la sceneggiatura con la collaborazione di Gina Fattore, già ideatrice di Dawson’s Creek e Califonication.
E’ interessante perché concepita su due livelli narrativi che si intrecciano inevitabilmente ed è quasi come se partisse con due protagoniste che progressivamente, loro malgrado, diventano tre. Per di più, sono presenti realtà ed esistenze distinte per fascia d’età ed estrazione sociale, ma così vicine tra loro da non potersi collocare su ambiti generazionali diversi o totalmente distanti.
La coach della squadra di cheerleaders è una donna, ma una giovane donna. Indubbiamente anagraficamente più grande delle ragazze che allena, ma non preparata né dalla società, né dal contesto lavorativo a definirsi di fatto un’adulta e le sue azioni lo dimostrano. E’ una madre, ma probabilmente non è pronta ad esserlo, fa fatica a definirsi una moglie e la sua vita oscilla tra i desideri legittimi di una ragazza non ancora cresciuta e le responsabilità ed il buonsenso di una donna adulta.
Beth (Marlo Kelly) e Addy (Herizen Guardiola) sono cresciute insieme, unite dalla passione per il cheerleading e non solo. Si completano a vicenda, perché Beth è un’adolescente sola, ferita, aggressiva e priva di pudore e controllo, mentre Addy è riservata, cauta e facilmente plagiabile.
Beth è la stella della scuola, la più bella, la più desiderata, la cheerleader migliore, la top player. Addy è nelle retrovie, è nota perché è amica di Beth, fa tutto quello che Beth le dice e ha sempre represso il desiderio di brillare nella squadra. Il loro rapporto, all’apparenza idilliaco, si fonda sull’asservimento di Addy ai capricci di Beth e su un latente desiderio morboso che quest’ultima sembra nutrire per l’amica.
Colette French (Willa Fitzgerald) arriva a smontare le convinzioni di entrambe: non si fa sconvolgere dal talento di Beth, e la mortifica togliendole il ruolo di leader della squadra, conquista la simpatia e l’amicizia di Addy spingendola ad impegnarsi per ottenere una borsa di studio universitaria di cheerleading.
Il comportamento della coach viene preso da Beth come un attacco personale e nella ragazza crescono desiderio di vendetta, distruzione, rancore e gelosia. Un delitto contribuirà a sconvolgere le apparenze e a mettere in crisi la verità di ciascuna di loro.
Dieci episodi in questa prima stagione, disponibili su Netflix dal 20 marzo 2020 ed una seconda stagione già annunciata per Prova a sfidarmi, prodotta dalla Universal Content Pictures, dalla trama avvincente ed attraente, incentrata su forti personaggi femminili, tutti diversi, tutti complessi, fragili a modo proprio e bellissimi nella loro complessità.
Ma davvero? Lunga, per molti episodi, specie diciamo per la prima meta’ della stagione l’azione risulta molto lenta, non succede nulla, e anzi l’enfasi mostrata per gare e allenamenti è ingiustificata e ovviamente molto forzata. Comportamenti illogici dei protagonisti, spesso tratteggiati con superficialità, ambivalenti, quasi improvvisamente “ bipolari” e poco coerenti, con buchi narrativi importanti e un finale che non è un finale. Anzi, spostare l’attenzione sul mistero della morte di un personaggio secondario, laterale ed esterno alle dinamiche delle tre protagoniste è un modo per sviare dalla rappresentazione del conflitto che è solo nelle premesse e che non viene poi sviluppato in maniera adeguata e appassionante. Deluso, ho la sensazione di aver perso del tempo.
Ero scettica ma devo dire che alla fine mi è piaciuta molto, non è la solita storiella di teenager alle scuole medie, si capisce subito che sotto c’è molto di più; tra l’altro il finale mi ha lasciata davvero a bocca aperta perciò spero vivamente che possano realizzare una seconda stagione il prima possibile!!!!!!!