Priscilla; Regia: Sofia Coppola; Soggetto: delle memorie del 1985 Elvis and Me scritte da Priscilla Presley con Sandra Harmon; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Philippe Le Sourd; Montaggio: Sarah Flack; Cast: Cailee Spaeny, Jacob Elordi; Produttori: Sofia Coppola, Youree Henley, Lorenzo Mieli, Priscilla Presley, Roman Coppola, Chris Hatcher, Fred Roos; Produzione:The Apartment, American Zoetrope, Standalone Pictures; Distribuzione in italiano: Vision Distribution; Durata: 113 minuti.
Un biopic sull’ombra di Elvis Presley, ovvero sua moglie Priscilla. Dopo la magistrale opera portata in atto da Baz Luhrmann, Elvis interpretata dal premio oscar Austin Butler, pare che Sofia Coppola si sia interessata alla vita turbolenta e violata di Priscilla Ann Wagner Beaulieu, in Presley. Tanto da realizzare un film, uscito da poco nelle sale, per raccontare la voce della donna che ha vissuto a fianco del mito fin da giovane. Infatti quando conosce la star lei aveva soltanto 14 anni. Il film è ispirato alle memorie del 1985 Elvis and Me scritte dalla stessa Priscilla, e racconta la tormentata relazione dei due, dal loro incontro ad una festa nel 1959, fino alla separazione.
Sinossi
Una biografia tutta al femminile che descrive la storia d’amore tra Priscilla e Elvis, dal loro incontro in Germania nel 1959 alla separazione. A 23 anni, Elvis è già fenomeno del rock, ma è costretto ad arruolarsi nell’esercito, destinazione: Germania Ovest. Più precisamente Bad Nauheim, posto dove l’anno dopo incontra Priscilla, figliastra 14enne di un generale dell’aviazione del servizio militare. Il fatidico incontro ad una festa, e da lì la storia d’amore più chiacchierata di Hollywood. Elvis riparte per gli Stati Uniti ed i due non si vedono per due anni circa.
Priscilla non smette di pensare a lui, trascura la scuola, nel frattempo invece la carriera di Elvis decolla. I due continuano a chiamarsi e a cercarsi, Elvis era rimasto così tanto accecato dalla luce che emanava Priscilla, tanto da chiedere ai genitori di lasciarla andare negli Stati Uniti a trovarlo. In seguito, e nel 1963 li convince a dare il permesso a Priscilla di andare a vivere nella residenza di Graceland a Memphis con suo padre Vernon, che diventerà tutore legale di Priscilla, così da permettere alla giovane di terminare gli studi.
Tanti i sacrifici di Priscilla, che abbandona totalmente la sua vita per rincorrere Elvis, crede nel loro amore fino alla fine, nonostante i ripetuti tradimenti i lui e l’uso spropositato di droghe. Un uomo che perde man mano la sua identità dietro al mito, e costringe Priscilla a diventare una mera ombra di se stesso. Nel 1967 la coppia si sposa, dando alla luce la figlia Lisa Marie, ma il matrimonio si dimostra turbolento e, cinque anni dopo, Priscilla chiede il divorzio da Elvis.
Priscilla, la recensione
La pellicola da subito ha destato clamore e curiosità, dal ritorno in regia di Sofia Coppola, all’assegnazione del ruolo di Presley proprio a Jacob Elordi, buffa casualità, lo stesso personaggio interpretato da Austin Butler attuale ragazzo dell’ex ragazza della star di Euphoria, ovvero Kaia Gerber. Una competizione interessante, che oscilla tra il gossip e la rivalità lavorativa, che purtroppo fin dall’inizio desta di esistere, poichè Elordi non è riuscito minimamente ad avvicinarsi all’Elvis di Butler.
Una fisionomia e corporatura fisica totalmente diversa, che non rispecchia quella del mito hollywoodiano, una caricatura del personaggio troppo esasperata che nasconde la figura reale di Presley, con la rappresentazione della vita artistica, quindi interventi in tv, videoclip, e prime copertine totalmente insufficiente, qualche minuto di show, quasi sempre girato e pochissima preparazione fisica dell’attore per cercare di almeno ricalcare le orme di Presley.
La regia del film è eseguita in maniera abbastanza discreta, ma sicuramente vi si aspettava di più, soprattutto se dietro la cinepresa non c’è che di meno la figlia di Francis Ford Coppola. Fin dagli esordi è riuscita ad affermarsi nel panorama cinematografico con Marie Antoinette e Il giardino delle vergini suicide, riscuotendo molto successo, e anche stavolta le aspettative erano alte. Sebbene sia un film che ruota attorno alla figura di Elvis Presley, la colonna sonora non contiene canzoni del re del rock: questo perché la Elvis Presley Enterprises si è rifiutata di cedere i diritti musicali per il film di Coppola.
Una storia eclissata nell’ombra del mito, e Sofia Coppola ha deciso di raccontarla a modo suo, scegliendo un punto di vista narrativo che vede l’evoluzione da giovane adolescente a donna e moglie più invidiata d’America. Eclissata fin da sempre dall’icona abbagliante del marito. Coppola di quell’ombra ne fa la sua personale interpretazione stilistica, infatti nel film la protagonista viene sempre un po’ oscurata dall’obiettivo fotografico, poiché vive dietro le tende tirate, nel privato della camera da letto, lontana dai set, dentro l’automobile.
Una rappresentazione univoca, che invece di raccontare la vita di Priscilla, il lato personale, si parla solo ed esclusivamente di quanto fosse soffocata dal marito, e la sua figura nello spettatore induce a pietas e commiserazione, nonostante avesse lei scelto di fare quella vita. La regista riporta nel dettaglio la trasformazione di Priscilla, grazie all’interpretazione di Cailee Spaeny che pur avendo 25 anni riesce a interpretare la ragazza quattordicenne, da bambina a donna, troppo piccola per prendere decisioni importanti e quindi succube di Presley, ma grande abbastanza per usufruire dei benefici di Hollywood. La sua immagine cosi passa da martire e questo porta con sé la riduzione della figura di Elvis a quella di un ragazzone un po’ imbecille, lungo e diluito, in fondo buono, ma capriccioso e superficiale. E soprattutto predatore e manipolatore.
Un racconto che poteva seguire di più la figura di Priscilla perché alla fine del film, dopo 113 minuti, non si sa niente di lei, e nonostante la volontà di mettere in luce la donna, vi si oscura solo di più dietro ad un uomo che è pur sempre leggenda. La libertà che rivendica la protagonista non è niente di più vicino all’emancipazione o alla questione femminista, perché se è questo che il film vuole riuscire a trasmettere, non vi è minimamente vicino. Al di là della messa in ombra di Elvis, mostrando poco di lui e della sua carriera dal punto di vista personale, la figura di Priscilla non emerge, perché anche nella sua biografia, è un ombra, e forse una rappresentazione diversa avrebbe dato una soluzione diversa, o forse no.
Ottimo articolo ho visto il film e mi trovo d’accordo su tutte le osservazioni riportate. Veramente un lavoro ben svolto.