Presentato a Venezia Peterloo, il film che ricorda la strage di Manchester, quando la cavalleria reale massacrò la folla che chiedeva il suffragio universale.
“La parola democrazia, rappresentanza, voce del popolo, differenza di classe sono temi quanto mai rilevanti. Ogni giorno ci si pongono davanti. I film lasciano sempre cose a cui pensare: il massacro di Peterloo ci ricorda cosa c’è all’origine della democrazia, quali sono i fondamenti della politica e infine della libertà di pensiero”. Queste le parole con le quali Mike Leigh ha presentato il suo film. Un film commemorativo? Forse no, visto che il regista avverte: “Peterloo non è affatto un film nostalgico”.
Il 16 agosto 1819 a Manchster, in St Peter’s Field, 60 mila dimostranti chiedevano a gran voce il suffragio universale. Il re Giorgio III, per tutta risposta, mandò i suoi ussari a disperdere la folla. Riuscirono a uccidere 15 persone, anche se si rifecero con i feriti, che furono molte centinaia. Il massacro fu ribattezzato ironicamente Peterloo, per assonanza con Waterloo. I giornali che allora non erano certo proni al potere, condannarono in massa l’eroica impresa della cavalleria, ma l’effetto sulla riforma elettorale fu zero. Per il suffragio universale bisognerà aspettare altri 99 anni.
Sono passati un po’ meno di cento anni. Cambia epoca, cambia nazione, cambia protesta, cambia re, non cambiano metodi: Milano, maggio 1898, il generale Bava Beccaris seda la cosiddetta “protesta dello stomaco” cannoneggiando la folla. Fu decisamente più bravo degli inglesi, perché riuscì a eliminare 80 pericolosi cittadini che stavano morendo di fame e a ferirne altri 500. Umberto I, “il re buono”, per premiare la sua brillante azione militare, conferì a Bava Beccarsi la medaglia d’oro al valore militare, la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia e gli dette un seggio al Senato. Mettetevi nei panni di Gaetano Bresci.
Ed ecco, sono passati un altro centinaio d’anni e più. Vediamo cosa toccherà a noi. Se ci toccherà. Ma, se Mike Leigh, un regista che ha sempre portato su pellicola storie di persone appartenenti alla classe lavoratrice, molto attento ai problemi sociali, ha scelto un argomento del genere c’è veramente timore che le sue parole non siano campate in aria: “Peterloo non è affatto un film nostalgico”.