Da pochissimi anni si sente più spesso parlare di sex worker, di porno etico e consensualità ma sembrano essere tutt’oggi concetti molto astratti, volti a farsi bandiere di lotte politiche ma poco inerenti alla realtà, al pragmatismo di ciò che realmente succede. Uno degli ambienti più controversi nella nostra società è sempre stato l’industria pornografica che sembra muoversi su confini mai meglio specificati e di cui nessuno, fino agli ultimi anni, sembrava interessato a prendersi cura. L’attivismo e gli studi di genere si sono confrontati fin dagli anni settanta sul settore, ma mai come negli ultimi anni il mondo del porno – e quindi tutte le derivazioni limitrofe – sembrano assumere connotati di rivendicazione e riappropriazione politica.
Pleasure è l’opera prima della regista Ninja Thyberg che indaga l’industria pornografica in maniera sfaccettata, inducendo più volte lo spettatore a interrogarsi su ciò che sta vedendo e sulla propria morale. Già un altro autore prima di Thyberg aveva indagato senza fronzoli questo settore: Sean Baker nel 2012 scrive Starlet in cui la vita di una giovane pornoattrice si incontra con quella di un’anziana signora; un’amicizia che simboleggia lo scontro, il senso di colpa, le responsabilità e anche la riappacificazione tra mondi diversi, attraverso una sospensione – quasi totale – di giudizio e una delicatezza che rasentava il romantico.
Tra degrado e umiliazioni: la nascita di una stella
Pleasure si pone su una riva diametralmente opposta a quella raffigurata da Baker, l’estetica hyperpop di Thyberg non basta a placare l’inesorabile violenza della sua ambientazione. Linnéa (Sofia Kappel) approda a Los Angeles con l’obiettivo di diventare una grande pornostar, riconosciuta dentro e fuori dal settore. A guardarlo più da vicino lo scopo di Bella Cherry, il suo nome d’arte, sembra molto simile a quello di altri milioni di giovani adulti nati post anni duemila: il successo di essere riconosciuti, essere famosi per essere famosi.
Non sembrano i soldi a muovere il mondo, ma il riconoscimento di essere visti e quindi – forse – esistere. Inizia turbolento il viaggio nel porno di Bella che, insieme allo spettatore, deve capirne le dinamiche di potere. Fino a dove si spingerà per ottenere ciò che vuole? E, nella definizione del giusto e dello sbagliato, del violabile e dell’inviolabile, sarà disposta a tradire se stessa?
Per dare risposta a queste domande, l’autrice regala ampio respiro ai dietro le quinte e alle back stories dei suoi personaggi. E sono immagini controverse che stridono tra loro, che passano da momenti molto violenti (quelli della finzione, quelli della ripresa) a momenti molto controversi in cui la violenza lascia il posto alla cura o, per lo meno, allo spazio asettico della professionalità, ricavando un piccolo spazio per denunciare le clausole estremamente razziste.
Poi ci sono altre scene, quelle più feroci quelle che si sviluppano nello spazio liminale della costrizione, quelle in cui le regole della morale di Bella sembrano lentamente incrinarsi. Non si capisce quando e quanto Linnéa tradisca se stessa, ma nell’ultima sequenza del film Thyberg è stata in grado di infiltrare il dubbio finale, quello che poi sarà la chiave stessa con cui leggere tutto il film.
Dal Sundance Film Festival a Mubi
La scena finale di Pleasure mostra Linnéa con la sua “rivale” Ava Rhoades (Evelyn Claire), con cui ha girato un film porno, mentre si scusa per la violenza utilizzata nella scena. Un paradosso, quello rappresentato dalla regista, che neanche Bella può sopportare: dopo aver dato se stessa e preteso più scene hardcore, perché è la violenza il mangime di cui questo mondo si vuole nutrire, e averla subita, Bella si rende conto di averla perpetuata nei confronti di Ava. Thyberg offre volutamente una visione torbida dell’ambiente, lascia allo spettatore la responsabilità di tirare le conclusioni e di schierarsi o non farlo.
La pellicola trova la sua prima proiezione al Sundance Film Festival 2021, dopo essere stato selezionato per la settantatreesima edizione del Festival di Cannes – mai esistita a causa del COVID19. Nell’attesa di vedere le future opere nella brillante carriera della sua autrice, potete recuperare il film su Mubi, prendendo la storia di Linnéa e ridistribuendola nell’immaginario comune in quella di una, nessuna e centomila che, come lei, vivono nel bilico della propria morale: l’obiettivo è quello di sospendere la nostra per non giudicare la sua.