Il nome di Paolo Taviani è indissolubilmente legato a quello del fratello Vittorio: insieme, da registi e sceneggiatori, i due hanno girato alcuni film indimenticabili, spesso impegnati e mai banali. Il loro legame è talmente forte che alla domanda proposta a Marcello Mastroianni su come fosse stato essere diretto da due registi invece che da uno solo, l’attore ha ironicamente risposto: “Perchè, erano due?”
Più giovane di Vittorio (nato nel 1929 e morto nel 2018) Paolo Taviani si trasferisce a Roma intorno alla metà degli anni ’50 con lo scopo di lavorare nel cinema. Gira insieme al fratello e Valentino Orsini il primo documentario dedicato al paese natale, San Miniato luglio ’44, realizzato con la collaborazione alla sceneggiatura di Cesare Zavattini. Dal sodalizio col conterraneo Orsini, i due fratelli co-dirigono i primi due film a soggetto della carriera, Un uomo da bruciare (1962) e I fuorilegge del matrimonio (1963).
Dopo I sovversivi (1967), quasi profetico nell’anticipare gli avvenimenti del ’68 e primo lavoro diretto e sceneggiato autonomamente, i fratelli Taviani raggiungono il grande successo grazie a Sotto il segno dello scorpione (1969) nel quale recita da protagonista Gian Maria Volontè.
Il film risente dell’influenza di autori teatrali come Brecht, ma anche di Pasolini e del cinema di Jean Luc Godard: la storia del gruppo di naufraghi e della convivenza difficile con la popolazione dell’isola cui approdano, con la violenza che si scatena quando gli uomini cercano di convincere le donne del luogo a ripartire con loro, desta l’attenzione di critici e pubblico.
Si dedicano poi a film che s’interrogano sulla rivoluzione, come San Michele aveva un gallo (1972) che rilegge un racconto di Tolstoj e soprattutto Allonsanfàn (1974), opera di ambientazione risorgimentale con Marcello Mastroianni, Laura Betti e Lea Massari, presentata a Cannes nel 1975, nel quale si avvalgono per la prima volta delle musiche scritte e dirette da Ennio Morricone.
Con il Festival francese, i fratelli Taviani avranno spesso un rapporto speciale, che li spingerà spesso a presentare in Francia i loro film. Il successivo Padre padrone, del 1977, è un successo clamoroso, ancorchè imprevisto dato che il film era stato inizialmente pensato come un prodotto televisivo (girato in 16mm, il formato fu poi adattato ai 35 mm necessari perchè la pellicola circolasse in sala). A Cannes i Taviani vincono la Palma d’oro e si aggiudicano anche il premio speciale della giuria, presieduta da Roberto Rossellini. Tratta dal romanzo di Gavino Ledda, la storia del pastore sardo che si ribella al patriarcato per poter studiare fa breccia nel cuore del pubblico e viene salutata con favore dalla critica più esigente.
Il prato del 1979 è un omaggio al neorealismo, mentre La Notte di San Lorenzo (1982), girato in uno stile che i critici definiscono ‘realismo magico’ narra la fuga verso gli americani di un gruppo di toscani, sfuggiti ad una strage compiuta da fascisti e tedeschi nel duomo della loro cittadina: ancora una volta i francesi accolgono il film dei Taviani, che si aggiudica ancora una volta il premio della giuria, oltre a vincere il David di Donatello al miglior film e alla miglior regìa.
Vittorio e Paolo Taviani, due maestri del cinema italiano
La letteratura, quella italiana come quella quella russa ha sempre rappresentato per loro un punto di riferimento: in Kaos (1984) adattano per il grande schermo alcune delle Novelle per un anno di Luigi Pirandello – premiati con il David alla sceneggiatura non originale – e nel 1990 Il sole anche di notte è anch’esso un adattamento, stavolta di un racconto dell’amato Lev Tolstoj (Padre Sergej). Intanto nel 1986 i due fratelli vengono insigniti del Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
La loro attività non si ferma e nei primi anni 2000 girano per la Rai Resurrezione (2001), ancora una volta dalla penna di Tolstoj e Luisa Sanfelice (2004). Proseguono con gli adattamenti letterari con La masseria delle allodole (2007), dall’omonimo romanzo di Antonia Arslan, presentato a Berlino. Nel 2012 Paolo e Vittorio Taviani concorrono al festival tedesco con Cesare deve morire nel quale i detenuti del carcere di Rebibbia mettono in scena la tragedia Giulio Cesare di William Shakespeare.
Il film ha una valenza sociale, di riscatto per i detenuti e vince l’Orso d’oro, per poi conquistare 5 David di Donatello (trai quali miglior film e miglior regia) su otto candidature. I due fratelli fanno in tempo a girare Meraviglioso Boccaccio (2015), basato sul Decameron e Una questione privata , tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio edito nel 1963. La morte di Vittorio nel 2018 interrompe il sodalizio, ma Paolo Taviani gira l’opera estrema Leonora addio (2022), scritto e diretto da lui a partire da due novelle del premio Nobel Luigi Pirandello. Il film è dedicato al fratello e si aggiudica il premio FIPRESCI a Berlino, concludendo degnamente la carriera di un gigante del cinema.