Orange is the new black ci regala i suoi ultimi tredici episodi e poi, con lo stesso clamore con cui era iniziata, si concluderà
Tutto è uguale e tutto è cambiato ad Orange is the new black e la settima stagione si congeda col botto dai più affezionati fan delle detenute del Litchfield che, nonostante la monotonia irritante che caratterizza le loro giornate, vivono costanti stravolgimenti e fanno trattenere il fiato episodio dopo episodio.
– ‘Cos’è che vuoi veramente?‘
– ‘Gelato! …e giustizia.‘
Credo che questa semplice citazione di Suzanne “Crazy eyes” incarni perfettamente l’intera settima stagione della serie che è entrata davvero nel cuore dei suoi spettatori. Le donne di Orange is the new black non vogliono altro che quotidianità e normalità, desiderano le cose più semplici eppure così inarrivabili quando si è nella loro posizione. La serie ha sempre illustrato con onestà e coerenza quanto gravi siano le conseguenze di scelte sbagliate ed illecite, ma allo stesso tempo, ha avuto il tatto e la correttezza di mostrare la fragilità dell’equilibrio tra la libertà e la detenzione e quanto facile possa essere valicare il confine, anche senza volerlo o per delle ragioni fondamentalmente talvolta condivisibili.
Dietro ogni personaggio c’è una storia articolata e particolare e in quest’ultima stagione, oltre a scoprire altre storie, ne vengono approfondite altre, che rendono ancor più interessante la narrazione e la complessità delle protagoniste. La settima stagione si concentra sull’attuale e pressante problema della gestione dell’immigrazione negli Stati Uniti e mostra le oscene condizioni in cui vengono imprigionati i presunti irregolari in attesa di un giudizio di espulsione dal paese, spesso parziale ed iniquo. Privati dell’assistenza di un legale, molti neanche conoscono i diritti che in realtà potrebbero invocare e la cura ed il tatto con cui il tema è affrontato, fanno veramente breccia nel cuore dello spettatore.
Inoltre, viene trattato l’aspetto del futuro che attende le detenute una volta scontata la propria pena. Il ritorno in un mondo che non è pronto a perdonarle, che forse non ha mai pensato di volerle perdonare e in cui si portano dietro una sorta di gigantesca lettera scarlatta che, in sostanza, impedisce loro di tornare a condurre una vita normale e di integrarsi davvero con gli altri. Tra i controlli post detenzione e le dita puntate addosso, la prigione assume quasi la connotazione di un rifugio sicuro, del solo luogo a cui si pensa come a casa.
#orangeforever è l’hashtag di chi in questi sette anni si è affezionato alle storie narrate in Orange is the new black e le ha fatte proprie, di chi ha provato affezione per le ribelli e orgogliose donne di Litchfield. La settima stagione è una raccolta completa di tutte le emozioni distribuite nelle stagioni precedenti, una scorpacciata di palpitazioni e pathos per regalare un gran finale. Straordinarie interpretazioni e, nonostante in un certo senso la protagonista assoluta sia Taylor Schilling (Piper), non è la più brava e non brilla particolarmente, forse offuscata dal talento travolgente di Uzo Aduba (Suzanne), Danielle Brooks (Tasha), Kate Mulgrew (Red) e Yael Stone (Lorna) che superano davvero se stesse.
Non posso e non voglio rivelare altro, ma posso assicurare che sobbalzerai per ogni personaggio e che non resterai deluso. Che ritroverai tanti “pezzi” che temevi fossero stati smarriti e, se come me sentirai davvero tanto la mancanza della serie, valuta la possibilità di conquistare un oggetto originale proveniente direttamente dal set! Oltre 950 articoli tra uniformi e scenografie saranno all’asta su ebay e VIP Fan Auctions! La radio di Suzanne, gli occhiali di Alex, il cartellone “Lasagna in the oven” per annunciare la gravidanza di Lorna, l’anello di fidanzamento di Daya, il cacciavite di Boo, il cellulare di Piper e l’orsacchiotto di Pennsatucky.
Dunque non perdetevi l’ultima straordinaria stagione di Orange is the new black, dal 26 luglio su Netflix!
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