Nostalgia – 2022
La conoscenza è nella Nostalgia. Chi non si è perso, non ne possiede – Pierpaolo Pasolini.
Regia: Mario Martone; Soggetto e sceneggiatura: Mario Martone e Ippolita di Majo; Cast: Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Aurora Quattrocchi, Sofia Essaidi, Nello Mascia, Emanuele Palumbo, Artem, Salvatore Striano e Virginia Apicella; Genere: Drammatico; Paese: Italia; Durata: 117 minuti; Data di Uscita: 25 maggio 2022; Distribuzione: Medusa Film; Produzione: Picomedia, Mad Entertainment.
Sinossi Nostalgia
Felice Lasco torna a Napoli dopo aver vissuto molti anni in Egitto per rivedere l’anziana madre che aveva lasciato all’improvviso quando era ancora un ragazzo. Nella sua città si perde tra le pietre delle case e delle chiese del rione Sanità, nelle parole di una lingua che sente estranea, ma che in realtà è la sua.
L’uomo sembra rapito da una strana malìa e irrompono in lui i ricordi di una vita lontana trascorsa con Oreste, il migliore amico d’infanzia con il quale condivide un segreto. Quando è evidente che Napoli rappresenta per lui una vita ormai perduta e che dovrebbe tornare al più presto da dove è venuto, viene inchiodato dalla forza invincibile della nostalgia.
L’opera cinematografica di Mario Martone, anche co-sceneggiatore, è l’adattamento del romanzo omonimo pubblicato nel 2016 dal celebre scrittore e giornalista napoletano: Ermanno Rea ed è stato presentato oggi in concorso a Cannes.
Nostalgia: il disarmante e realistico immobilismo del cuore pulsante di una città che intanto urla, piange, ride, canta e ama. Soprattutto ama.
Chist è o paese mij – esclama ad un certo punto il personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino. È una frase che giunge forte quanto attesa dallo spettatore perché probabilmente, nel silenzio della sala, ciascuno di noi ha pensato che avrebbe proferito esattamente le stesse parole.
A titoli di coda terminati, il cuore mi batte ancora forte perché questo film è un racconto che si sente fin dentro le ossa, soprattutto se si vive questa città. Amare una città come Napoli non è soltanto un dovere, talvolta e soprattutto di recente, lo avverto come un diritto che va gridato e rivendicato a gran voce da tutti coloro che sentono forte il senso di appartenenza a questa città, ai suoi vicoli, alle sue contraddizioni, alle sue ombre, ma soprattutto ai suoi raggi di sole, quelli citati da Don Luigi, interpretato da Francesco di Leva, che si posano ogni mattina sulla spazzatura senza mai sporcarsi.
Non c’è una linea di demarcazione profonda come la si vorrebbe tra il bene e il male, tra le ombre e le luci; tutto si fonde come nei colori e nelle palette utilizzate nel film ed è proprio quando sembra che le due realtà raccontate possano in qualche modo coesistere, che viene dimostrato il contrario.
Perché dopotutto la vita è fatta di scelte e tutti ogni giorno, in diverse situazioni, scegliamo come comportarci e da quale parte stare; dunque sebbene vi siano variabili che decretano talvolta la compromissione di qualcuno e la salvezza di altri, ciò non toglie che siamo ciò che vogliamo diventare e diventiamo ciò che siamo e in qualche modo Nostalgia ha sottolineato questo aspetto, senza smettere di mostrare una realtà che lotta per fermare alla fonte la possibile degenerazione di adolescenti lasciati a se stessi.
Questa è una realtà fatta di vicoli, finestre, porticine, scale, tetti tutti intricati, tutti mescolati; una realtà di formichine disposte in maniera disordinata su una scacchiera in cui i “pezzi grossi” non fanno attenzione a ciò che calpestano e a ciò che schiacciano. Siamo noi a dover ricordare che nel disordine, anche confortante, di questo presepe arroccato nella conca in cui si è adagiata la sirena Partenope c’è un’umanità forte e resistente, che non si fa schiacciare.
Le immagini di due realtà temporali diverse si fondono in una particolare fase del film tra i ricordi ed il presente ed è meraviglioso il gioco di affinità che Martone è riuscito a creare. Favino è monumentale; Francesco di Leva estremamente convincente nel ruolo di Don Luigi, con una maschera espressiva tipica di quegli uomini di fede abituati ad incassare anche i colpi più duri; Tommaso Ragno è indubbiamente talentuoso, la sua interpretazione è più fisica che verbale, recita con tutto il corpo scosso da tensioni muscolari, nevrosi, e scatti. Peccato soltanto per il napoletano un po’ forzato.
Il protagonista, Felice, è come un esule che torna alle origini e fa tutte le scelte giuste, deve un po’ di leggerezza al suo cuore, gli deve il sollievo di una vita che gli è stata negata e la severità della narrazione conferma che non c’è redenzione senza responsabilità, non c’è impegno senza rischio.
La nostalgia non è un sentimento negativo, è il sentimento che appartiene a coloro che hanno vissuto, è la sensazione dei cuori appassionati che battono affamati di vita ed emozioni. Allo stesso modo, l’assenza di nostalgia non appartiene ai cuori quieti, bensì a quelli che battono flebilmente, quel tanto che basta a tirare avanti. È come dormire chiudendo appena gli occhi, senza sognare.