Regia: Cary Fukunaga; sceneggiatura: Cary Fukunaga, Neal Purvis, Robert Wade, Phoebe Waller-Bridge; fotografia: Linus Sandgren; musiche: Hans Zimmer; Scenografia: Véronique Melery;Costumi: Suttirat Anne Larlab; interpreti: James Bond (Daniel Craig), Lyutsifer Safin (Rami Malek), Madeleine Swann (Léa Seydoux), Nomi (Lashana Lynch), Ernst Stavro Blofeld (Christoph Waltz), Gareth Mallory / M (Ralph Fiennes), Q (Ben Whishaw), Eve Moneypenny (Naomie Harris), Felix Leiter (Jeffrey Wright), Logan Ash (Billy Magnussen), Bill Tanner (Rory Kinnear); produttori: Michael G. Wilson, Barbara Broccoli, Gregg Wilson, Chris Brigham, Andrew Noakes; Compagnia di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Columbia Pictures, EON Productions, Danjag LLC; paese di produzione: Regno Unito, Stati Uniti d’America-2021; durata: 163’.
L’abbiamo atteso per tanto tempo e finalmente è arrivato nelle sale il venticinquesimo capitolo della saga più longeva della storia del cinema. Dopo vari rinvii e chiusure dei cinema, il 27 agosto 2021 è confermata l’uscita nel Regno Unito e negli Stati Uniti per il 28 settembre, mentre in Italia, come in tutto il resto del mondo, l’avremmo visto dal 30 settembre. L’Australia, invece, è impegnata con una nuova ondata di contagi e lì No Time to Die arriverà solo l’11 novembre, dopo aver raggiunto l’obiettivo del 70% della popolazione vaccinata.
Nonostante il record d’incassi in periodo pandemico con 119 milioni di dollari all’apertura, secondo Variety, No Time to Die dovrà ottenere almeno 900 milioni di dollari per pareggiare gli investimenti, una cifra molto significativa già prima della diffusione del COVID-19. Dalla critica arrivano per lo più giudizi positivi, con un indice di gradimento dell’80% su Rotten Tomatoes. Il merito è soprattutto della fotografia di Linus Sandgren (Premio Oscar per La La Land), della colonna sonora di Hans Zimmer, dell’attenta regia di Cary Fukunaga e dell’ultima interpretazione di Daniel Craig nei panni di James Bond. I difetti della pellicola, invece, risiedono principalmente nella sceneggiatura.
No Time to Die è una buona conclusione per James Bond?
Per la sua ultima avventura il protagonista si dirige di nuovo in Italia: a Matera si ritira con la sua amata Madeleine Swann (Léa Seydoux), ma non riesce a evitare di guardarsi alle spalle. Il pericolo arriva e James Bond dovrà rimettersi in azione. Dopo 5 anni, però, sembra che lui sia stato rimpiazzato come 007, notizia che anticipa una fine già annunciata.
No Time to Dierappresenta la fine della saga e della pentalogia con protagonista Daniel Craig. Con quest’ultimo è continuata la modernizzazione del personaggio di Ian Fleming, iniziata già nel 1995, quando M (Judi Dench) definiva “dinosauro misogino e sessista” il Bond di Pierce Brosnan. Casino Royaleriporta James Bond alle origini, ma inizialmente la scelta dell’attore non fu accolta bene perché non rispecchiava l’immagine classica di 007. Tuttavia era proprio ciò che serviva per cambiare e riavvicinarsi all’icona cinematografica al tempo stesso: Daniel Craig incarna una spia più umana e violenta, meno tecnologica e vulnerabile, coerente con i romanzi di Fleming.
L’attore britannico, che recentemente ha ricevuto la sua stella sulla celebre Walk of fame, ottiene la fama mondiale interpretando James Bond anche in Quantum of Solace, Skyfall e Spectre. Ora lascia il suo iconico ruolo in No Time to Die con una magnifica interpretazione, ricca di azioni e sentimenti. In un’intervista ad Empire, Daniel Craig spiega perché il suo agente segreto non era dotato di quella vena umoristica presente nei suoi predecessori:
“Per come abbiamo fatto i film, non puoi scrivere gag. Non ci sono restrizioni in tal senso, ma è sicuramente James Bond. Molte persone parlano dell’umorismo nei film, e c’è molto più umorismo e gag quando l’ha fatto Roger [Moore]. Ho sempre detto che mi piace fare delle gag ma nel modo in cui abbiamo fatto i film non era possibile scrivere gag. Le battute mi sarebbero sembrate fuori luogo. Ho sempre pensato che se comincio a provare a dire una battuta le persone diranno semplicemente ‘No'”.
In No Time to Die si evidenzia la forte sensibilità dell’ultima incarnazione di James Bond, come sottolineato da Blofeld: dopo 4 film non riesce ancora a lasciare il ricordo di Vesper Lynd e si lega permanentemente a Madeleine. Proprio quest’ultimo fattore giustifica il focus sul personaggio della sua amata, ma il modo di trattare le Bond girls è completamente ribaltato rispetto ai primi film, con la stupenda Paloma (Ana de Armas) ridotta ad una semplice comparsa. Questo rappresenta uno degli aspetti che ha fatto storcere un po’ il naso ai fan.
Un altro difetto riguarda Lyutsifer Safin, il villain di Rami Malek (Bohemian Rhapsody), di cui nutrivamo grandi aspettative. Dal trailer il volto sfigurato e i richiami alla cultura giapponese presagivano una nuova versione del Dr. No, l’avversario che Sean Connery affronta nel primo film, Licenza di uccidere. Safin si mostra pericoloso e intraprendente, ma poteva essere caratterizzato molto meglio. Risultano più efficaci le azioni della nemesi bondiana per eccellenza: il Blofeld diChristoph Waltz, vincitore di due Premi Oscar, è sempre magnetico e riesce ad orchestrare i suoi piani anche dietro le sbarre.
La sceneggiatura di No Time to Die è scritta dallo storico duo formato da Neal Purvis e Robert Wade, accompagnati dal regista Cary Fukunaga (True Detective) e da Phoebe Waller-Bridge (Fleabag). I primi due atti del film viaggiano con tanta azione e alcuni colpi di scena, ma l’ultima parte si perde in una cattiva gestione di alcune sottotrame, come quella del villain. Il film si mostra esteticamente perfetto, dal punto di vista tecnico: la regia del primo cineasta statunitense della saga regala una commistione di generi, con il flashback iniziale dalle tinte horror.
La pellicola più lunga di tutta la saga racchiude numerosi collegamenti al franchise, come la menzione a M e l’ultima comparsa di Felix Leiter (Jeffrey Wright). No Time to Die, come il suo prequel, si apre con la mitica gunbarrel sequence. Dopo le scene girate in Italia troviamo i fantastici titoli di testa accompagnati dall’omonima canzone, che Billie Eilishha scritto per il film insieme al fratello Finneas O’Connell:
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