Che Halloween sarebbe senza il film che ci ha insegnato che può esistere un connubio fra la festività più mostruosa e quella più magica dell’anno, ovvero Halloween e il Natale?
Dopo 27 anni suonati, Nightmare Before Christmas è ancora il potere di farci sognare, fra mostri e alberi di natale, e di farci crede nell’incredibile forza dell’amore.
La sua uscita nelle sale cinematografiche risale a 5 dicembre 1993 e anche se molti di noi conoscono le canzoni del film a memoria e l’edizione in DVD è completamente consumata, questo capolavoro sa sempre come sorprenderci.
La trama
Il film inizia con una panoramica attorno agli Alberi delle Feste più Liete: un circolo di alberi con la peculiarità di avere ognuno di loro una porta che permette, varcato il suo uscio, di accedere ad un mondo parallelo dedicato completamente alla festa indicata dalla forma della porta.
Questa scena è commentata in maniera poetica da una voce fuori campo (che nella versione italiana è quella di Renato Zero) che annuncia che la storia che verrà raccontata si svolgerà nel Mondo delle feste più liete.
La panoramica attorno al circolo degli Alberi delle Feste si ferma mostrando in primo piano la Porta di uno di questi alberi: la porta in questione ha la forma di una Zucca di Halloween, pertanto varcando questa porta si può accedere ad un mondo immaginario dedicato completamente alla Festa di Halloween.
La scena si conclude con una carrellata che varca l’uscio della porta in questione che si è magicamente aperta: dopo questo parte il momento musicale Questo è Halloween che introduce il Paese di Halloween: un mondo immaginario dedicato completamente a questa festa, dove vivono tutti i mostri della festività e tutto ruota intorno alla ricorrenza del 31 ottobre i cui preparativi durano l’intero anno nel mondo in questione.
A capo della festa c’è il re di Halloween, un certo Jack Skeletron (Renato Zero), amato e rispettato da tutti; lui però è apatico, annoiato da tutto, in particolare dai festeggiamenti per Halloween che ogni anno, si ripetono sempre uguali.
Mentre vagabonda nel bosco accompagnato dal suo cane Zero, Jack scopre il circolo di alberi che non ha mai visto prima. Ogni tronco ha una porta con una forma diversa: un uovo (la Pasqua), un tacchino (il ringraziamento), un cuore (San Valentino), un trifoglio (San Patrizio), una Jack-o’-Lantern (Halloween) ma lui è subito attratto da quello con su disegnato un albero di Natale.
Appena lo apre viene risucchiato in una città piena di neve, luci e felicità, viene attratto da tutti quei colori, dai regali e dalla gioia che si respira in questo posto rendendosi subito conto che è questo ciò che stava cercando.
Appena rientra nella città di Halloween, Jack chiama gli abitanti per un incontro. Mostra loro tutti i vari oggetti che caratterizzano il Natale, ma non riescono ad afferrare il messaggio, e vedono quei manufatti sempre con gli occhi di un abitante di Halloween.
A Jack, frustrato da ciò, non resta altro che spiegare loro il Natale nell’unico modo in cui possono capirlo: così racconta che lì il capo ha una voce profonda, delle chele al posto delle mani, vola in cielo con una slitta trainata da animali mostruosi e si fa chiamare Babbo Nachele.
Dispiaciuto dall’incapacità dei suoi amici di capire il Natale, Jack si chiude in casa e inizia a fare varie prove ed esperimenti per capirlo fino in fondo. Giunge alla conclusione che basta realizzarlo per farlo funzionare, allora informa tutti che quest’anno penserà lui ai festeggiamenti del Natale.
La notte di Natale Jack consegna ai bambini del mondo reale i regali preparati dai suoi concittadini, ma quel mondo si rivela meno grato di quanto lui pensasse: polizia e giornali invitano i cittadini a barricarsi in casa a causa di un furfante che sta rovinando i festeggiamenti spacciandosi per Babbo Natale che nel frattempo è stato rapito.
Fortunatamente però, dopo tante vicissitudini di ravvede, lo libera, e tutto si risolve per il meglio.
Gli abitanti di Halloween capiscono cos’è il vero spirito del Natale e Sally, una bambola vestita di stracci, rivela a Jack i suoi sentimenti; i due si baciano sull’innevata Collina del Terrore, felici di essere se stessi.
Le stranezze le ispirazioni, la musica
Tutti conosciamo Nightmare Before Christmas come uno dei capolavori di Tim Burton ed effettivamente, dal titolo che si vede in apertura a chiare lettere: – The Nightmare Before Christmas di Tim Burton – sembrerebbe proprio così.
Burton all’epoca, era tuttavia ancora impegnato con le riprese di Batman Returns “, perciò decise di chiamare a lavoro il caro amico Henry Selick, un suo collega della Disney Animation, che aveva diretto anche Coraline e la porta magica.
Il nome di Burton è così in evidenza nel titolo solo perché il noto regista ne fu il produttore, oltre che creatore della storia e del look dei personaggi, senza dimenticare il marketing; c’è da dire pertanto che all’epoca, mettere in risalto il nome di Tim Burton invece che quello di Henry Selick, non fu una brutta idea, dato il successo che Burton aveva acquisito grazie a pellicole come Beetlejuice e Batman.
Nightmare Before Christmas è l’adattamento sul grande schermo di una poesia che il regista scrisse proprio nei suoi giorni come cartoonist per la multinazionale di Topolino.
Il componimento, il cui titolo rimanda alla celebre The Night Before Christmas di Clement Clarke Moore, era incentrato su soli tre personaggi: Jack Skeletron (Skellington, nell’originale), il suo cagnolino Zero e Santa Claus, dei quali Burton mise per la prima volta nero su bianco l’iconico concept grafico in contemporanea alla stesura dei versi.
L’idea per la poesia gli venne però ancora prima, per via del fatto che nella sua città natale, la californiana Burbank, non c’era un gran cambiamento climatico tra autunno e inverno, e così il tempo era scandito dalle decorazioni dei negozi, che cercavano di ottimizzare le vendite esponendo addobbi delle festività stagionali con largo anticipo.
È proprio in quei giorni nei quali alcune vetrine avevano ancora decorazioni di Halloween, altre erano già a tema natalizio ed altre ancora mostravano in contemporanea ornamenti di entrambe le feste, che Tim Burton pensò per la prima volta di mettere in versi un’intrusione del mondo dei morti nella terra del Natale.
Il personaggio di Jack Skeletron, nello specifico, fu poi ispirato dalle storie del Dr. Seuss e prese forma come una sorta di Grinch al contrario: un mostro che non solo non odia il Natale, ma addirittura se ne innamora.
Da quella poesia di acqua sotto i ponti ne passò tantissima, e Burton si vide sbattere tante porte in faccia. A nulla valsero i suoi numerosi tentativi di proporre la storia come uno speciale di Natale in stop motion sullo stile delle produzioni televisive di Rankin/Bass o come un libro per bambini, e passarono quasi 17 anni fino al momento in cui pensò di trasformare la storia in un lungometraggio, ricevendo finalmente il via libera dalla Disney.
L’idea arrivò nelle sale americane sotto forma di film solo nel 1993, ma nel 1988 la testa di Jack era in realtà già stata resa nota al grande pubblico, grazie ad un altro classico di Burton, Beatlejuice.
Compare infatti come un dettaglio in cima al cappello-giostra del bioesorcista in una, mentre la suddetta poesia godette di una seconda vita un lustro dopo, quando venne trasformata dal suo creatore in un libro illustrato per bambini.
Jack compare anche altri film come La principessa e il ranocchio come un’ombra, in Alice in Wonderland come stampa sul farfallino del Cappellaio Matto e in Coraline troviamo la sua immagine in un uovo.
Anche nel film Jack e la pesca gigante diretto sempre da Selick, possiamo trovare il personaggio di Jack Skeletron in versione scheletro pirata.
Un personaggio più che famoso il nostro Jack, tanto che sarebbe impossibile pensarlo diversamente, ad esempio con gli occhi.
Tuttavia questo fatto non era così scontato quando venne girato il film. La Disney, infatti, era fortemente preoccupata che Jack potesse rappresentare un protagonista troppo oscuro e malvagio per il marchio Disney.
Gli Studios dettero così il progetto alla loro “filiale” Touchstone Pictures, ma questo non impedì loro di fornire qualche linea guida riguardo la realizzazione del lungometraggio. Uno dei punti sui quali la Disney insistette di più fu quello di dare a Jack Skeletron degli occhi, sulla base di una linea comune dell’animazione che sottolinea come gli occhi siano cruciali per legare il pubblico al personaggio.
Fortunatamente Selick e Burton si opposero fortemente e possiamo godere di un Jack che non ha di certo bisogno degli occhi per comunicare le sue emozioni.
I numeri, le difficoltà, i trucchi
La produzione di Nightmare Before Christmas non fu affatto semplice: realizzare un film in stop-motion, in italiano “animazione a passo uno“, caratterizzata dalla ripresa di un fotogramma alla volta, richiede tantissimo tempo e ogni minuto sulla pellicola porta via settimane di lavoro.
Per velocizzare il processo e cercando di realizzare al meglio il lungometraggio, gli animatori del film avevano creato speciali botole sul set, di modo da poter facilmente e in maniera repentina muovere i personaggi.
Con questi particolari punti di osservazione, gli animatori potevano, ad esempio, modificare le facce delle bambole per simulare le centinaia di cambi d’espressione dei protagonisti.
La tecnica in stop-motion ha richiesto 24 fotogrammi al secondo, il che significava che i personaggi dovevano essere messi in posa 24 volte per ogni secondo del film; questo equivale a dire che 1 minuto del film ha richiesto un’intera settimana di lavorazione.
In totale, sono stati sviluppati 109.440 fotogrammi, utilizzate più di 400 differenti teste di Jack Skellington, con tutte le espressioni possibili (e le vie di mezzo tra l’una e l’altra) e creati 60 personaggi, ognuno in 3 diverse copie.
C’è voluto un gruppo di persone al lavoro per 3 anni, per completare The Nightmare before Christmas.
Fra le scene più difficoltose da girare, una fra le più dettagliate e ricche di particolari, sulla quale gli autori hanno trascorso davvero tantissimo tempo, è quella in cui Jack apre la porta a forma di albero di Natale.
Non è così semplice come sembra! Il primo piano sul pomello dorato riflette infatti Jack e tutto lo scenario dietro di lui.
Ottenere il giusto riflesso, con le corrette proporzioni e la luce adeguata ha richiesto davvero molto tempo.
Nightmare Before Christmas una sorta di uno sforzo pionieristico, capace di portare l’animazione a passo uno a dei livelli tecnici e creativi senza precedenti.
Anche solo per allestire le scene servirono 18 mesi, dei quali 4 dedicati ai pochissimi fotogrammi nei quali il Bau Bau appare ‘senza pelle’, come una massa di insetti.
Prima delle riprese però ci fu un interminabile lavoro di pre-produzione per creare gli storyboard di ogni singola inquadratura e per la scultura dei personaggi.
Per dare vita a questo capolavoro dello stop motion ci volle un team di ben 120 persone, delle quali da 13 a 17 erano animatori.
Il lavoro più impegnativo fu però quello di chi dovette realizzare i 19 giganteschi e dettagliatissimi set, che dovevano essere perfettamente scomponibili e ricomponibili per garantire un comodo lavoro agli animatori, ospitare botole segrete per l’accesso alle aree più scomode ed essere riprodotti in una versione preliminare 1:4 per permettere al regista di provare tutti i movimenti di macchina e le inquadrature prima di dare l’ok per la costruzione finale.
Se per far vedere la luce alla pellicola ci vollero 3 anni, furono invece necessari solo 3 giorni per la musica.
Non v’è dubbio che le canzoni di The Nightmare Before Christmas, che segnano probabilmente il momento più alto del felicissimo sodalizio tra Burton e il compositore e paroliere Danny Elfman, abbiano contribuito in modo decisivo a rendere il film un’esperienza indimenticabile. Un fatto curioso è però che queste si collochino a loro modo tra la poesia iniziale e il film stesso: Elfman infatti le ha composte quando ancora nemmeno esisteva uno script, dopo aver ricevuto giusto la sommaria descrizione di qualche scena.
Come ha dichiarato il musicista:
“Tim mi mostrò bozzetti e disegni, mi accennò la storia e mi descrisse qualche scena a grandi linee. Io dissi Va bene, capito. Tre giorni dopo avevamo la prima canzone”.
Il successo e…il sequel
Una volta uscito in sala, il film non ha ottenuto un grande successo al botteghino, chi l’avrebbe detto che in ogni caso tutta quella fatica sarebbe stata premiata solo in seguito? Tre anni di lavoro, un minuto a settimana, 24 frames al secondo per un totale di 110.000.
Certo, Burton aveva inizialmente immaginato di far uscire Nightmare Before Christmas come uno speciale per la tv, un film che potesse andare in onda ogni anno nel periodo natalizio come molti altri famosi show americani.
In realtà l’intento di Tim Burton è stato raggiunto appieno (chi non guarda questo film almeno una volta l’anno?!), ma in un modo del tutto inaspettato.
All’epoca Burton propose il suo progetto agli studios televisivi i quali però rifiutarono. Fu così che il produttore dovette percorrere altre strade e infine la storia di Jack Skeletron uscì come lungometraggio nelle sale.
Nonostante il successo che ha avuto e continua ad avere Nightmare Before Christmas, Tim Burton ha più volte ribadito di non volerne realizzare un sequel.
“Sono sempre stato molto protettivo nei confronti di Nightmare Before Christmas, soprattutto quando si parla di sequel o cose del genere, come “Jack visita il mondo del Ringraziamento”. Questo perché sento che il film ha una sua purezza e che piace anche per questo. Non è un genere di massa e quindi è importante mantenere e rispettare la purezza del progetto”.
Ha dichiarato, ma è di Burton che parliamo…e tutto è possibile.
Le avventure di Jack Skeletron abbiano segnato in modo indelebile non solo la storia del cinema ma anche l’immaginario contemporaneo.
Burton confeziona una vera e propria favola con tanto di morale, nella quale con un linguaggio adatto anche ai più piccoli si veicola un messaggio di accettazione e valorizzazione della diversità (altrui e propria) e di integrazione.
Nel farlo Burton ricorre ad atmosfere cupe e grottesche – il vero valore aggiunto rispetto alle suddette influenze artistiche – rendendoci parte di una cultura che nel corso dei decenni successivi riaffiorerà più volte nella cinema condizionando enormemente la nostra vita e la visione che abbiamo di essa, dei sentimenti, dell’amore.
Una visione poetica, onirica, decadente e senza compromessi che proteggeremo per sempre in un angolo del nostro cuore di bambini che credono nel natale, in Halloween, in Babbo Natale e naturalmente, in Jack Skeletron.