Chiamami col mio vero nome: Christa!
Una poetessa nel corpo sbagliato, il tormento, il disagio, l’eroina. Questo film non è il ritratto di una star, ma un viaggio in un abisso. La prossimità col male di vivere, la capacità di abbandonarsi al fluire degli eventi e la difficoltà a gestirne le conseguenze. Un talento ed una sensibilità messa in ombra dalla bellezza della modella, dall’esperienza artistica con i Velvet Underground, fino alla svolta, l’inizio del cantautorato.
Ma la solitudine accresce il malessere e il lato oscuro, che emerge nelle canzoni, vere e proprie poesie cantate, a cui oggi si direbbe richiamino le canzoni di Björk, il lato oscuro, per quanto prezioso contributo alla conoscenza di sè, diviene distruttivo, se non gestito. E lei, Christa, tra eroina e rimpianti, pare lasci uno spazio eccessivo alla parte distruttiva. Sebbene talvolta danzi armoniose sinfonie creative, tutto il resto della vita, di ciò che ha valore in una vita, crolla, come un castello di carte al soffio di un flebile vento. Il canto più prezioso è la vita donata, ma non sapersene prendere cura la tormenta e lascia tracce indelebili sia in lei che nel figlio. Provando a seguire il filo impalpabile e gravoso delle sue parole, il tono abissale della voce, il suono ridondante del vuoto, si può appena immaginare cosa dev’essere vivere fianco a fianco col tormento. E nell’eco del suo dolore: il mio cuore è vuoto, ma le canzoni che canto sono piene d’amore per te; maledizioni titaniche mi hanno intrappolata; impongo uno sciopero all’allarme; perdo la direzione ovunque vada; i loro corpi trovano sentimenti quasi congelati, abbandoniamo malvolentieri lo scenario costruito ad arte per noi da questa superba regista: Susanna Nicchiarelli. Non a caso il film ha vinto quattro David di Donatello ed è stato premiato al Festiva di Venezia.
Nico 1988 un road movie di Susanna Nicchiarelli con Trine Dyrholm e John Gordon Sinclaire.