È iniziato tutto da quando, dopo numerose indiscrezioni, Netflix ha messo uno stop alla condivisione delle password tra utenti.
Questa mossa non avrebbe permesso alle persone che vivono sotto tetti diversi di condividere uno stesso account.
A mesi di distanza, il colosso dello streaming ha rivelato le conseguenze di questa decisione, ovvero un esito più che positivo.
Secondo i dati comunicati, a livello globale, nel secondo trimestre del 2023, 5,89 milioni di nuovi utenti hanno sottoscritto un abbonamento.
Non sono aumentati solo gli utenti, ma come prevedibile anche i ricavi, segnando un aumento del 3 per cento rispetto al corrispondente trimestre dello scorso anno.
Nel trimestre finito a giugno la piattaforma ha infatti chiuso con 8,2 miliardi di dollari di ricavi, producendo un utile netto di 1,5 miliardi e sfiorando quanto previsto dagli analisti.
L’esplosione finanziaria è da attribuire ad almeno 3 fattori:
1) Tassa di condivisione
La condivisione delle password non è stata del tutto abolita, Netflix ha infatti introdotto una tassa di 4,99 euro al mese (prezzo in Italia) per ogni utente che usufruisce dello stesso account senza rispettare i criteri definiti in precedenza.
2) Introduzione piano con pubblicità
All’aumento degli abbonamenti potrebbe aver influito anche l’introduzione del piano base con pubblicità.
Questo nuovo piano permette di accedere a quasi tutto il catalogo della piattaforma, in qualità Full HD su due dispositivi alla volta.
Dove è il compromesso? Il nome della sottoscrizione fornisce un indizio importante, infatti la riproduzione dei contenuti sarà interrotta da 4 o 5 pubblicità all’ora.
Il tutto è disponibile a 5,49 euro al mese (prezzo in Italia).
Questa nuova condizione sembra essere stata conveniente per molti visto il già riportato aumento degli utenti.
3) Basta abbonamento economico
Non è l’unica rimodulazione sui piani disponibili agli utenti.
In Canada, Stati Uniti e Regno Unito è stato infatti tolto il piano base più economico (escludendo quello con le pubblicità) che permetteva l’accesso alla piattaforma con 9,99 dollari mensili.
La decisione è stata presa per dirigere gli utenti o sul piano con annunci pubblicitari o, più probabilmente, sull’abbonamento di fascia più alta.
Questa novità al momento non coinvolge chi ha già sottoscritto il piano a 9,99 dollari, ma è indirizzata ai nuovi utenti o a chi già possiede un account Netflix inutilizzato e vorrebbe tornare ad usufruirne.
Per quanto al momento sia limitata ad alcuni paesi, non sarebbe sorprendente una diffusione internazionale della rimodulazione, proprio come accaduto per il piano con pubblicità.
Gli investimenti sbagliati di Netflix
Secondo svariate fonti di Variety, Masters of the Universe, il live-action targato Netflix basato su He-Man e altri giocattoli Mattel, è stato cancellato.
Per quanto questa notizia possa abbattere qualche appassionato della saga, il problema da valutare è un altro.
Le stesse fonti che hanno riportato la notizia hanno infatti reso noto che Netflix avesse già investito circa 30 milioni di dollari nello sviluppo della pellicola prima di cancellarla (alcuni dichiarano addirittura un investimento pari al doppio della cifra).
Un altro tassello che aumenta le preoccupazioni dei grandi investitori su quali siano i piani di Netflix per la distribuzione del loro capitale.
Ad aggiungersi allo scenario c’è lo sciopero di attori e sceneggiatori che, tra le altre, ha bloccato complessivamente la maggior parte delle produzioni originali Netflix.
In un primo momento questa situazione riduce i costi affrontati dalla piattaforma, ma sul lungo termine porterà una minore offerta di contenuti e un possibile conseguente calo di nuovi utenti.
La domanda sorge quindi spontanea: Con l’aumento sempre in crescita degli utili, perché la piattaforma non paga equamente i suoi attori e gli sceneggiatori?