In giornate speciali come queste, non poteva mancare la classifica sui 10 film natalizi a nostro avviso più rappresentativi di questo periodo dell’anno, il più magico potremmo dire, anche se mai come quest’anno strano e anaffettivo. Le regole anti-covid ci costringeranno a stare lontani dai nostri cari, niente abbracci, niente pranzi, niente auguri a suon di strenne né nottate con giochi e fuochi d’artificio. Unica consolazione sarà forse la compagnia dei classici film natalizi appunto, per farci ancora respirare quell’atmosfera che tanto amiamo.
La scelta non è stata semplice e sappiamo bene che la lista dei film natalizi più belli e indimenticabili è molto lunga, ma abbiamo cercato di abbracciare vari generi cinematografici, così da non scontentare nessuno.
Si parte dal fondo, con una storia profonda, di quelle che arrivano dritte al cuore e ti toccano l’anima, un film sentimentale per tutta la famiglia, tratto da un classico romanzo per ragazzi di Francesca Burnett:
Il piccolo Lord.
Quella più nota, che sistematicamente le reti ci propongono nel periodo natalizio, è la versione del 1980 di Jack Gold ed è la terza versione per la TV – dopo quelle del 1921 e del 1936. La storia tuttavia, è sempre la stessa: Cedric Errol (Ricky Schroeder) è un bambino di sette anni, orfano di padre, che vive negli Stati Uniti con la mamma. Suo padre era il figlio minore del conte di Dorincourt, un ricco nobile inglese che aveva interrotto ogni rapporto con lui dopo che aveva sposato una donna americana e non nobile.
Cedric è all’oscuro di tutto, vive tranquillamente la sua infanzia, fino a quando suo zio Bevis, il fratello maggiore del padre, muore. Cedric diventa l’erede universale di tutti i beni della famiglia, ottenendo il titolo di Lord Fauntleroy. Cedric si vede costretto a lasciare New York per trasferirsi in Inghilterra, andando a vivere con il burbero e misantropo nonno. Il conte di Dorincourt è costretto, suo malgrado, ad incontrare il nipote e l’odiata nuora, solamente allo scopo di dare a Cedric un‘educazione adeguata a un lord inglese, destinato a diventare il suo successore. Cedric non è a conoscenza dei dissapori tra la madre e il vecchio conte, per questo non capisce come mai alla madre sia impedito di abitare nel castello, relegata in una villetta lontana dalla tenuta.
Nonostante i pregiudizi e le difficoltà iniziali, il rapporto tra Cedric e il nonno diventa sempre più profondo, grazie anche alla bontà d’animo e all’affetto incondizionato che il nipote gli riserva. Con il tempo il conte inizia a cambiare, trasformandosi da uomo burbero e misantropo in un uomo pacato e gentile, capace, grazie all’affetto del nipote, di grandi gesti di altruismo verso il prossimo.
Il vecchio conte si pente anche di non aver mai instaurato un rapporto con la nuora, che scopre essere una donna buona e intelligente. Il vecchio conte invita subito la nuora a vivere con lui e con il figlio al castello di Dorincourt. È il trionfo dei sentimenti veri e semplici, della famiglia, sei sacrifici e dell’amore di una madre per il proprio figlio disposta anche a farsi da parte, pur di non ferire i suoi sentimenti e proteggerli.
Facciamo un bel salto indietro nel tempo, fino al 1961, con un capolavoro di Frank Capra:
Angeli con la pistola
Remake del film Signora per un giorno (1933) dello stesso regista, è una commedia efficace e divertente con un ricco cast fra cui spiccano Bette Davis, Glenn Ford, Hope Lange e Peter Falk.
Durante il proibizionismo, Dave “lo Sciccoso” è a capo di una banda di contrabbandieri di alcolici a New York. Dave è un tipo superstizioso, che ha un debole per le mele “magiche” vendute da Apple Annie, una mendicante alcolizzata, convinto che gli portino fortuna.
Apple Annie con grandi sacrifici ha mantenuto la figlia Louise in un collegio in Spagna dove la ragazza ha conosciuto il figlio del conte Alfonso Romero. Il conte, il figlio Carlos e anche Louise (che non sa nulla della situazione economico-sociale della madre) stanno per arrivare a New York per conoscere la famiglia. Dave, che in fondo ha un cuore d’oro, decide di aiutare Annie, e con la sua banda organizza i preparativi per trasformare la stracciona in una gran signora.
Angeli con la pistola è stato l’ultimo film girato da Frank Capra, che a soli 63 anni si ritirò dall’attività artistica. Commedia vecchio stile, ironica e gentile come solo i film di Frank Capra sapevano essere mescola avventura, drammaticità ed ironia in un collage davvero emozionante. Una classica commedia americana di quegli anni, con un cast d’alto profilo che copre a meraviglia la miriade di personaggi che riempiono questo film.
Continuiamo con uno dei più grandi classici natalizi:
Miracolo nella 34ª strada.
Film diretto da Les Mayfield che ha come protagonista Richard Attenborough, nei panni di Babbo Natale approda nelle sale nel 1994 ma è un remake del celebre film con lo stesso titolo, del 1947 diretto da George Seaton.
Le vacanze sono ormai alle porte quando un maturo signore dai modi eleganti viene ingaggiato dai Grandi Magazzini Macy’s per impersonare Babbo Natale. Lui sostiene di chiamarsi Kris Kringle ma il suo stile sembra rivelare qualcos’altro, chiunque gli si avvicini è immediatamente contagiato da un gran senso di gioia.
L’unica persona che si ostina a mostrarsi diffidente nei suoi riguardi è il suo capo, Doris Walzer, che spinge la sua bambina a non credere in Babbo Natale. Quando però Kris viene accusato di essere un pazzo e viene processato, grandi e piccini dovranno decidere se Babbo Natale esiste davvero.
“Susan, tu sai che Babbo Natale non esiste…
– E se ti sbagliassi? Molti miei amici ci credono. Perché io non ci devo credere?
– Perché tu sai la verità e dobbiamo essere sinceri. E abbandonarci alla fantasia ci fa essere infelici.
– Ma… – Facciamo così: chiedi a Babbo Natale un regalo che io non potrei mai farti e se lo riceverai, vuol dire che ci siamo sbagliati e lui esiste.”
Tutti siamo stati bambini, e abbiamo creduto al simpatico uomo barbuto e questo film non un tuffo nella nostra infanzia, quella che vorremmo rivivere, soprattutto nel periodo natalizio, piena di aspettative, desideri, sorprese e incanto.
Babbo Natale, affiancato da Mara Wilson (la piccola Susan Walker), attrice che in molti ricordano per il ruolo di Natalie Hillard in Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre e per Matilda Wormwood in Matilda 6 mitica, è un’intramontabile favola natalizia.
E che natale sarebbe senza la famiglia, ritrovarsi attorno all’albero di natale mentre si scartano i regali, mentre fuori nevica? The family man Rappresenta “l’occhiatina” a questa idilliaca quanto normale situazione, da parte di un ricco e facoltoso uomo di wall street, con il cuore inaridito dal denaro e dal lusso.
Film del 2000 diretto da Brett Ratner e interpretato dal premio Oscar Nicolas Cage e Téa Leoni, è infatti incentrato su un uomo a cui viene data la possibilità di vivere, solo per poco tempo, la vita che avrebbe potuto avere se avesse preso una decisione diversa 13 anni prima.
“Cosa succederebbe se…”
È la domanda alla base del film
The Family Man,
una storia romantica in grado di scaldare ogni cuore.
Un brillante film adatto al periodo natalizio, essendo la storia narrata ambientata propri in quei giorni di festa e unione. Pur non potendo essere considerato un vero e proprio remake, il film in questione trae il proprio spunto di base, come anche la figura dell’angelo custode, dal celebre La vita è meravigliosa, capolavoro del 1946 di Frank Capra, dove il protagonista si trova a vedere come sarebbe stato il mondo se non fosse mai nato.
La trama di The Family Man, in modo simile, permette di assistere alla vita che il protagonista Jack Campbell avrebbe avuto se avesse preso una decisione diversa in un preciso momento della sua vita; quell’occhiatina che gli permetterà di capire quali siano le cose davvero importanti.
Jack Campbell (Nicolas Cage) ha lasciato la sua fidanzata del liceo Kate e ha rinunciato alla vita di famiglia per la carriera. Ricco broker e frenetico single di Wall Street, super pagato e con uno stile di vita altissimo, mentre Kate è soltanto un ricordo lontano, l’uomo si ritrova da un giorno all’altro a vivere un’altra vita.
Al rientro a casa dal lavoro, Jack si ferma a fare spesa e resta coinvolto in una lite tra il proprietario del negozio ed un agitatissimo punk di nome Cash. Dopo aver contribuito a sedare la rissa, Jack si ferma per fare la morale a Cash il quale, a sua volta, mette in discussione i valori dell’uomo che è però molto sicuro di sé e convinto di avere davvero tutto.
Quando rientra in appartamento, però, Jack si addormenta e si risveglia in una disordinata camera da letto nel New Jersey, accanto a Kate, con un neonato che piange nella stanza accanto ed una bambina di sei anni che lo chiama papà. Per Jack è solo l’inizio di una nuova vita.
Moglie (innamorata) amici normali, vestiti normali (ha un sussulto quando vorrebbe comprarsi un “Ermenegildo Zegna” da 2400 dollari), lavoro normale (vende gomme).
Una storia già vista, sicuramente, ma rivisitata in chiave moderna e originale, che fa riflettere sulla fatuità dei beni materiali, se messi sull’altro piatto della bilancia ci sono i sentimenti. Diretto nel 2000 da Brett Ratner, The family man è una storia romantica, non priva di elementi drammatici, ma con quel calore in grado di scaldare ogni cuore.
Di tutt’altro genere invece, almeno in apparenza
S.O.S. fantasmi
è una commedia horror del 1988, diretta da Richard Donner. Il titolo non farebbe ben sperare, ma in realtà è solo una trovata, tutta italiana, per collegare il protagonista del film, Bill Murray, ad un altro suo successo cinematografico: Ghostbusters.
Il film in realtà è una irriverente ed esilarante attualizzazione de Canto di Natale di Dickens, dove sotto alle risate si cela il sarcasmo cinico e diretto di uno dei più cupi e irregolari autori del Saturday Night Live, Michael O’Donoghue.
Francis Xavier Cross (Bill Murray), è il direttore di un network televisivo americano: estremamente cinico ed egoista, cerca di raggiungere l’apice della propria carriera preparando un musical dedicato alla novella di Charles Dickens Canto di Natale, che andrà in onda la notte della vigilia di Natale. Cross vive esclusivamente per il suo lavoro, trascurando totalmente la sua vita privata e i suoi affetti più cari, non ha amici, i suoi dipendenti non lo sopportano e la fidanzata Claire (Karen Allen) lo ha lasciato. Solo suo fratello continua a cercarlo, ma lui lo evita clamorosamente. Nel contesto lavorativo è riuscito a creare un clima teso e tutti lo temono.
Solo la sua segretaria Grace riesce ancora a sopportare eroicamente la prepotenza e la saccenza del suo capo, ma lo fa esclusivamente per non perdere il posto di lavoro, di cui ha assolutamente bisogno essendo rimasta vedova e con 5 figli da crescere. Cross è veramente un uomo senza scrupoli, tanto da arrivare a licenziare, poco prima di Natale e senza una motivazione particolare, il suo dipendente Eliot.
Una sera, mentre si trova da solo in ufficio, il fantasma del suo ex capo gli appare davanti, con l’aspetto di un cadavere putrefatto e gli dice che quello sarà il suo stesso destino se non cambierà vita. Ma ha ancora una possibilità di salvarsi: riceverà visita da tre fantasmi, il primo dei quali il giorno dopo a mezzogiorno.
Il giorno dopo, memore di quanto gli è stato detto, Frank inizia a soffrire di allucinazioni, credendo di vedere il fantasma ovunque. Alla fine, salendo su un taxi scopre che il fantasma è proprio il taxista. Questo lo porta indietro nel tempo. Cross vedrà così sé stesso bambino e il difficile rapporto con suo padre. Rivedrà poi l’inizio della sua carriera nel mondo della televisione, il momento in cui ha conosciuto Claire e l’inizio della loro relazione. Assisterà infine al momento in cui il suo rapporto con Claire si è incrinato, in quanto lui ha messo la propria carriera davanti a lei.
Poco dopo Cross incontra sul set del musical il secondo fantasma: una fata che gli dice di essere il fantasma del natale presente. Questa gli mostra come le persone a lui vicine soffrono per causa sua. Infine il fantasma del natale futuro mostra a Cross le conseguenze delle sue azioni se non cambierà vita; assiste al proprio funerale, a cui sono presenti solo suo fratello e la moglie.
I tre spiriti costringeranno lo sprezzante e ambizioso direttore a riflettere sulla propria esistenza e sul vero significato del Natale. Un film divertente, in cui Murray perfidamente prende in giro tutti i cliché natalizi fatti di educazione, retorica e buoni sentimenti, per arrivare poi a comprendere che sono invece proprio quelli gli atteggiamenti giusti e corretti per ottenere rispetto, gratitudine e stima dalle persone che lo circondano.
Alcune scene sono forse un po’ forti, trattandosi di un film per tutta la famiglia, ma è un classico che durante il periodo natalizio non può mancare e che potrai vedere su Prime Video cliccando qui per abbonarti.
Natale è fatto di luci, colori, canti, regali su regali ed è questa l’atmosfera che si respira nel paese di Kinonsò, abitato dai nonsochì.
Lo avete capito vero? Parliamo de
Il Grinch
pellicola del 2000 per la regia di Ron Howard, tratto dall’omonimo libro del Dr. Seuss. Il Grinch è un essere verde, alto, terrificante, preso in giro da tutti e per questo rifugiatosi su un monte, dove vive trovando nella discarica dei nonsochì ciò di cui necessità.
Nessuno sa perché il Grinch sia così irritabile. Di sicuro c’è che, disgustato dall’aria di festa che c’è in paese, il Grinch decide di travestirsi e di portare un po’ di disturbo in quell’atmosfera così spensierata. Durante la sua spedizione in città, incontra la piccola Cindy Ki-Lou, l’unica a pensare che tutti siano troppo presi dagli acquisti e dal trambusto generale e a domandarsi quale sia il vero significato del Natale.
Il suo papà, il confuso Lou, direttore dell’ufficio postale, non le è di grande aiuto, mentre la mamma è tutta presa dal tentativo di battere la vicina nella gara di illuminazione che viene organizzata ogni anno. Cindy decide allora di affrontare il problema da sola e cerca di scoprire il più possibile sul Grinch: perché non gli piace la festa e perché tutti lo disprezzano tanto. Così Cindy, con la forza e l’ingenuità della sua giovane età, riesce a poco a poco a far cadere le barriere della diffidenza.
Gli abitanti di Nonsokì imparano a conoscere un Grinch diverso, e anche lui a contatto con gli altri diventa più affabile. I regali autentici ora possono essere scambiati, e nella cittadina di Kinonsò si celebra finalmente un vero Natale.
Il Grinch è una pellicola che riflette sul significato del Natale e sulle molte ipocrisie dell’essere umano che mette da parte chi è diverso. Uno degli elementi vincenti del film è sicuramente l’interpretazione di Jim Carrey che dà corpo al verde cavernicolo; è l’apoteosi del trasformismo di Jim Carrey, in grado di dar corpo, con le sue acrobazie comiche e con il suo volto malleabile come la plastilina, ad un essere capace di contorcersi in smorfie da cartoon, nonostante sia di carne e di ossa.
“So che cosa fare! Mi inventerò un modo per rubare il loro Natale!”
Un incubo per tutti noi a pensarci bene. Eppure il Grinch cattivo lo è diventato proprio a causa della smania, dei suoi concittadini, di voler a tutti costi festeggiare il Natale in maniera sfarzosa, dimenticandone il vero significato; è la cattiveria degli altri che lo ha reso tale.
In un clima di festa come quello natalizio, non poteva ovviamente mancare un film musicale, che se anche non ha nulla di natalizio nella trama, se riassume in realtà lo spirito: l’unità della famiglia e i buoni sentimenti, sono le uniche cose che contano.
Parliamo naturalmente di
Mary Poppins
una delle pellicole a tecnica mista (live action e animazione) più conosciute, diretto da Robert Stevenson nel 1964 basandosi sulla serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers e interpretato dall’intramontabile Julie Andrews.
Siamo nella Londra del 1906, dove George Banks (David Tomlinson), integerrimo bancario, gestisce la propria casa in maniera ferrea e precisa, pretendendo sempre che le cose funzionino perfettamente.
Quando Tata Ketty si licenzia improvvisamente a causa della vivacità dei due figli, Jane e Michael, la famiglia Banks si ritrova a dover assumere una nuova governante. Dubitando che la distratta moglie e suffragetta Winifred (Glynis Johns) sia in grado di trovare una tata capace, George pubblica un annuncio sul Times.
Anche Jane e Michael scrivono un loro annuncio nel quale descrivono la loro tata ideale ed è così che una donna che arriva a casa loro scendendo dal cielo con un ombrello, prende il posto.
Mary Poppins (Andrews), questo il nome della tata stravagante, nonostante la sua severità e il suo rigore, incanterà fin da subito i due bambini con le sue doti straordinarie, i suoi strani amici e con i segreti nascosti nella borsa senza fondo. Mary accompagnerà Jane e Micheal attraverso un viaggio pieno di avventure, risvolti comici e colorate coreografie in compagnia di un simpatico spazzacamino di nome Bert (Dick Van Dyke).
Le bizzarre iniziative un po’ fuori dal comune adottate da Mary Poppins nei confronti di Jane e Michael non saranno viste di buon occhio dal rigido signor Banks, ma alla fine l’intera famiglia avrà da imparare dalla magica tata, prima che la settimana di prova giunga al termine.
Il film, che aveva avuto ben 13 nomination ai Premi Oscar del 1965, inclusa quella per il miglior film, ne vinse cinque: miglior attrice protagonista (Julie Andrews), miglior colonna sonora, miglior canzone originale (Cam Caminì Spazzacamin), miglior montaggio e migliori effetti speciali.
Un successo strepitoso, tanto che prima di quella proiezione (1964), l’ultima presenza fisica di Walt Disney a una prima di un suo film era datata 1937, quando si recò ad assistere il debutto dello storico Biancaneve e i sette nani; difatti, Disney considerava Mary Poppins come il massimo successo della sua carriera. Un tripudio di allegria, buon umore e sorrisi, grazie alle canzoni che ci sono rimaste nel cuore e che tutti conosciamo, da Supercalifraginistichespiralitoso a Un poco di zucchero e la pillola va giù, da Cam Caminì a Rido da morire.
Mary Poppins rappresenta il Natale tutto l’anno, con i suoi personaggi veri e fantastici, le situazioni al limite della fantasia e una morale profonda e per niente scontata.
Sul podio della nostra classifica, tre sempreverdi della cinematografia natalizia: A Christmas Carol, Mamma ho perso l’aereo e Una poltrona per due.
A Christmas Carol
del 2009 scritto e diretto da Robert Zemeckis, adattamento cinematografico del racconto Canto di Natale di Charles Dickens.
Realizzato in animazione digitalizzata in 3D, con il supporto di veri attori, il anche questo film vanta il nome di Jim Carrey come protagonista, che interpreta Ebenezer Scrooge.
Giunta l’ora di chiusura del negozio, dopo aver cacciato in malo modo due uomini che gli chiedevano un contributo per i bisognosi, Scrooge si reca solitario a casa. Mentre sta mangiando, prima di andare a letto, riceve la visita dello spirito di Jacob Marley, suo vecchissimo socio del negozio, morto esattamente sette anni prima proprio la notte della vigilia di Natale.
Lo spirito di Marley appare a Scrooge accerchiato da pesanti catene ai cui apici pendono dei forzieri: catene che, come dice Marley stesso, sono conseguenza dell’avidità e dell’egoismo perpetrati mentre era in vita; egli infatti derubava le vedove e truffava i poveri.
Scrooge, impaurito, chiede al vecchio socio come poter evitare che gli accada la stessa sorte, così Marley rivela a Scrooge di essere ancora in tempo per mutare il suo destino e, prima di congedarsi, gli annuncia la prossima visita di tre spiriti, quello del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro.
I tre spettri, tra flashback e premonizioni riusciranno a cambiare l’indole meschina ed egoista di Scrooge, facendolo risvegliare la mattina di Natale con la consapevolezza che la ricerca del denaro e l’attaccamento alle sole cose materiali sono sbagliate, e così la carità e la fratellanza si faranno finalmente largo nel cuore buono del vecchio usuraio.
Una pellicola che sa arrivare allo spettatore in modo diretto e senza filtri, trasportandolo in un viaggio travolgente e inconsueto, attraverso la parte più cupa dello spirito umano; una riflessione sul significato del Natale ma anche sul senso della vita dell’uomo su questa terra. A Christmas Carol ci da un messaggio di amore, fratellanza, altruismo e rispetto verso gli altri, è una bella favola da guardare in compagnia la notte di Natale.
Decisamente su altri toni come genere,
Mamma ho perso l’aereo
è quello che potremmo definire davvero il film di Natale dei record che nel 1990 sbancò i botteghini grazie alla travolgente simpatia del piccolo Kevin McCallister interpretato da Macaulay Culkin, un bambino rimasto a casa da solo in balia di due ladri maldestri.
Solamente nel primo week-end di programmazione incassò ai botteghini americani 17 milioni di dollari e il successo fu così grande, che rimase nelle sale ben oltre la fine del periodo natalizio, stazionando al numero uno della classifica per dodici settimane consecutive.
Il celebre cult movie natalizio prodotto da John Hughes e diretto da Chris Columbus, diventato fin da subito un classico della commedia per famiglie, ancora oggi continua a divertire il pubblico, grazie a gag che risultano sempre esilaranti e a un protagonista dalla simpatia irresistibile.
La trama è arcinota a tutti. Il protagonista è Kevin McCallister, un bambino di otto anni che per sbaglio viene lasciato a casa da solo (di qui il titolo originale Home alone), quando la sua famiglia si sposta da Chicago a Parigi per le vacanze di Natale.
Dopo l’iniziale entusiasmo per la nuova vita, il piccolo finirà per cadere in balia della solitudine, della malinconia e poi della paura, quando una coppia di ladri, a dire il vero piuttosto maldestra, cercherà di introdursi in casa per svaligiarla.
Ma Kevin saprà reagire con coraggio, escogitando gli stratagemmi più incredibili per tenere lontani dalla propria abitazione i due malintenzionati.
I due ladri sono interpretati da Daniel Stern e da un fantastico e geniale Joe Pesci che pare abbia evitato Macaulay Culkin per tutta la durata delle riprese, per convincerlo di essere davvero un brutto ceffo e ottenere così una performance più autentica possibile da parte del piccolo attore, che in effetti pare fosse effettivamente intimorito alla vista di Pesci.
Inoltre, durante le prove, quasi a conferma della sua “cattiveria”, Joe Pesci morse per sbaglio il piccolo Culkin, nella scena in cui Harry promette a Kevin di staccargli le dita a morsi e la cicatrice da allora gli è rimasta.
Il film ha il merito di saper creare l’atmosfera perfetta per il periodo di Natale, sia per l’ambientazione in un tipico quartiere residenziale americano con le case illuminate a festa sia per la coinvolgente colonna sonora, che unisce famose canzoni natalizie a musiche originali composte dal grande maestro John Williams.
Campione indiscusso delle feste natalizie da oltre 25 anni, resta secondo noi
Una poltrona per due
(clicca qui per acquistarlo ) film di John Landis del 1983, che continua ad incollare milioni di spettatori di tutto il mondo alla tv durante il periodo natalizio e il dvd è uno dei più venduti di sempre.
In questa vicenda di ribaltamenti e doppi (due protagonisti, due fratelli, due donne), Landis sviluppa una critica feroce di un capitalismo privo di scrupoli la cui convinzione di base è quella di poter gestire a proprio piacimento le vite altrui.
La storia?
A Filadelfia si trova la sede della Duke & Duke la società appartenente a due fratelli miliardari, Randolph e Mortimer.Alle loro dipendenze c’è, come direttore finanziario, l’irreprensibile Louis Winthorpe III. Un giorno i due scommettono sulla possibilità di sostituirlo con un falso invalido di guerra, il “negro” Ray Valentine.
https://youtu.be/QQgzM8rxU2Y
A quest’ultimo verranno assegnati i benefici di Louis al quale verrà rovinata la vita. La materia del contendere è: si può trasformare un accattone in un dirigente dell’alta finanza e far diventare un uomo onesto un miserabile pronto a tutto? In palio c’è un dollaro.
Lungi dall’essere solo un film divertente, Trading places (questo il titolo originale) è anche molto realistico, tanto che una parte della legge americana di riforma dei mercati finanziari è stata chiamata “Eddie Murphy Rule”, in onore del film. I personaggi principali inizialmente dovevano in realtà essere interpretati da Gene Wilder nel ruolo di Winthorpe e da Richard Pryor in quello di Valentine.
Pryor rimase però vittima di un incidente che gli procurò gravi ustioni in diverse parti del corpo e che rese necessario un lungo periodo di riabilitazione, tanto da dover rinunciare alla parte.
A quel punto gli sceneggiatori, insieme al regista Landis, presero in considerazione Eddie Murphy, all’epoca conosciuto per le sua partecipazioni al Saturday Night Live; lo stesso Murphy, successivamente, fece pressione affinché la parte di Winthorpe fosse assegnata a un altro attore, piuttosto che a Wilder, perché non voleva essere considerato il rimpiazzo di Pryor nell‘ormai celebre duo Wilder-Pryor.
Il film venne girato tra New York e Filadelfia, con la sola sequenza finale nell’isola di Saint Croix, nelle Isole Vergini americane. Il film è uscito nelle sale cinematografiche statunitensi l’8 giugno 1983, mentre in quelle italiane il 19 gennaio 1984.
Data l’ambientazione della pellicola, col tempo è diventata una consuetudine della televisione italiana inserire Una poltrona per due nel palinsesto delle feste natalizie; programmato per la prima volta nel giorno di Natale del 1989, a partire dal 1997 il film viene trasmesso pressoché regolarmente su Italia 1 la sera della vigilia, rendendolo di fatto un classico moderno della programmazione festiva e continuando, a distanza di decenni, a far registrare ottimi riscontri d’ascolto.
Merito dell’atmosfera natalizia, del cast costruito perfettamente e interpretato magistralmente da una lunga schiera di artisti amatissimi, ma anche, e soprattutto, perché centra alcuni punti chiave del vivere e pensare comune.
Il povero nero, anzi negro come viene spesso esplicitato durante la pellicola (anche se nell’originale viene sovente usato lo spregiativo nigger), che vive di espedienti ma in fondo è così solo per le circostanze della vita; il ricco e fortunato bianco, erede designato di un impero finanziario, in procinto di sposare la nipote dei due proprietari dell’azienda in cui lavora. Il tema di fondo è sempre vivo: la lotta per la sopravvivenza delle persone per bene di fronte all’ingordigia, alla prepotenza, all’assoluto disinteresse degli altri da parte dei ricchissimi.
Accadeva nei primi anni Ottanta e accade oggi, accade sempre, e purtroppo continuerà ad accadere. Ecco perché un film come Trading places ci piace anche se lo conosciamo a memoria.
Speriamo di averti dato, con questa classifica, degli ottimi spunti per trascorrere le feste serenamente, in un momento che ci vede così lontani fisicamente gli uni dagli altri, ma così vicini dal punto di vista dei sentimenti, de propositi e dei desideri per il nuovo anno.
Noi di iCrewPlay Cinema e serie TV ti auguriamo di trascorrere uno splendido Natale all’insegna del buon cinema.