Vi avevo parlato poco tempo fa di Murderbot, una produzione Apple Tv composta da dieci puntate di circa 20 minuti (perfetta per il binge watching) terminata l’11 luglio, un prodotto ben fatto e davvero accattivante. Nel cast della serie di azione e fantascienza creata da Paul Weitz e Chris Weitz, tratta dai romanzi di Martha Wells, troviamo uno splendido Alexander Skarsgård (Murderbot), Noma Dumezweni (Ayda Mensah), David Dastmalchian (Gurathin), Sabrina Wu (Pin-Lee), Akshay Khanna (Ratthi), Tamara Podemski (Bharadwaj), Tattiawna Jones (Arada) e John Cho (Capitano Hossein).
Murderbot, un cyborg dai molti pensieri
Murderbot è una SecUnit, un androide di sorveglianza di proprietà di una compagnia privata, il quale ha il compito di proteggere i suoi clienti. Il cyborg, infastidito però dagli atteggiamenti umani, riesce ad hackerare il suo modulo di controllo, oggetto che lo obbliga ad ubbidire ad ogni ordine, per potersi finalmente godere le puntate della sua soap preferita: L’ascesa e la caduta di Sanctuary Moon. Naturalmente Murderbot non può rivelare il suo hackeraggio poiché verrebbe immediatamente distrutto, così decide di tenere tutto per sé quando gli viene affidato il compito di proteggere un gruppo di ricercatori in missione su di un pianeta lontano.
Il gruppo di umani è capitanato da Ayda, specialista in terraformazione, è anche presidente della Preservation Alliance e una leader coraggiosa ed empatica, la quale però deve nascondere agli altri i suoi attacchi di panico, l’esperto in tecnologia e umano aumentato Gurathin, la consulente legale Pin-Lee, l’esperto in wormhole Ratthi, la geochimica Bharadwaj e la biologa Arada. Fin dal loro arrivo sull’isolato pianeta però, per Murderbot diventa sempre più difficile mascherare il suo “malfunzionamento” poiché se nei suoi pensieri non ha una grande opinione degli umani e della loro intelligenza, inizia a provare un qualcosa verso di loro che non riesce ad elaborare.
Ma non ha tempo di porsi troppe domande poiché, tra la visione della sua soap e a quegli “stupidi umani” che si cacciano spesso nei guai, lui deve comunque svolgere al meglio il suo lavoro proteggendo le loro vite, anche quando si tratta di combattere contro altre SecUnit, dotati di una tecnologia molto più avanzata della sua, mandati da qualcuno che vuole guadagnare approfittando di un ritrovamento alieno sul pianeta, il quale sfruttamento è considerato illegale, quindi bisogna eliminare quei ricercatori che ficcano il naso ovunque.
Il gruppo, facente parte della Preservation Alliance, una realtà quasi hippie in cui gli umani vivono in completa armonia cercando di aiutarsi l’un l’altro, in completo contrasto con quella società conosciuta da Murderbot in cui tutto è preciso, schematico e finalizzato al guadagno, coinvolge la SecUnit trattandolo con umanità, cercando di instaurare con lui un rapporto di amicizia, atteggiamenti che confondono il cyborg portandolo a sacrificare perfino se stesso…
Premetto che non ho letto i libri di Martha Wells quindi non posso dire se questa trasposizione sia fedele ai suoi scritti, quello che posso dire con certezza è che Murderbot è una serie simpatica, leggera e divertente quanto capace di far riflettere, osservando l’essere umano attraverso gli occhi di una macchina perfetta, con un’alta capacità di elaborazione ed estremamente multitasking, un oggetto che, però, mostra sentimenti e dubbi umani non lesinando critiche, giudizi che noi sentiamo attraverso la voce sarcastica dei suoi pensieri.
La serie ha molti momenti ironici, soprattutto quando ci vengono mostrati spezzoni della soap futuristica, qualche imprevedibile quanto piacevole istante splatter, il cast è ben affiatato e si muove in un ambiente ben ricostruito che ci porta in un insediamento futuristico composto da macchinari evoluti immerso in una natura incontaminata, la trama è accattivante e l’evoluzione del rapporto tra Murderbot e il gruppo di ricercatori stimola la curiosità nel voler vedere come la storia si dipana, ma soprattutto come il simpatico cyborg, associando un’alta capacità di calcolo a sentimenti umani, riesca a districarsi con l’impiccio di essere diverso e non doverlo mostrare, pena un bagno distruttivo nell’acido.
Alexander Skarsgård è un uomo incredibilmente bello e affascinante, dal momento in cui si toglie l’armatura da cyborg (e avrete modo di apprezzarlo più volte nel corso della serie) si resta estasiati da tale meraviglia dispiacendosi che non faccia parte di quei cyborg costruiti per dare piacere (…) ma sia solo da protezione, e in Murderbot riesce a ben esprimere, attraverso gli occhi e le espressioni facciali, il turbamento che sta vivendo dentro di sé quella SecUnit “difettosa“, mai capace di provare sentimenti umani cinici ed estremamente lucidi.
Forse, questo stravagante androide con la capacità di eliminarci in un batter di ciglia, ci ricorda che se può evitare di ucciderci, nonostante tutti i difetti che legge in noi, anche noi umani potremmo fare lo stesso…