È morto ieri, alla bella età di 100 anni e tre mesi, Gianrico Tedeschi, uno dei nomi storici del nostro teatro (ha calcato le scene fino a 96 anni) e, soprattutto, della nostra televisione.
Col tempo, soprattutto a partire dagli anni Ottanta con la comparsa delle televisioni private, la televisione ha assunto una connotazione negativa, un mezzo di mediocre intrattenimento, futile, addirittura dannoso per l’immaginario. Negli anni Sessanta la televisione era la novità, praticamente tutti i grandi artisti ne intuirono le incommensurabili potenzialità e tutti facevano a gara per lavorarci. Poi in molti si sono ricreduti, ma molto tempo dopo, quando ormai era cambiata. Uno dei più grandi e intelligenti attori italiani, Marcello Mastroianni, era solito dire che la televisione è un mezzo eccezionale usato in maniera idiota. Ma all’inizio non era così.
La dimostrazione è proprio Gianrico Tedeschi che ha divertito e fatto piangere almeno due generazioni di italiani. Date le sue grandi doti di attore teatrale, è stato uno degli interpreti più assidui della prosa televisiva dove si è cimentato in allegre commedie e foschi drammi, intrattenitore delle trasmissioni serali, come possiamo vedere in questa performance del Poeta e il contadino,
ma, soprattutto, uno dei più ricercati per le pubblicità di Carosello, mitica la sua pubblicità delle caramelle Sperlari:
Forse perché aveva un’aria rassicurante, da nonno buono, tanto che, una volta finito Carosello, non smise di fare pubblicità; una delle ultime è quella per il Philadelphia:
Anche per Carosello è bene fare alcune precisazioni perché non ha veramente nulla a che vedere con la pubblicità alla quale siamo ormai abituati. Le grandi ditte che volevano commercializzare il loro prodotto si limitavano a tenersi un posticino in fondo alla réclam, giusto per ricordare che il piccolo spettacolo di pochi minuti che ha deliziato milioni di adulti e di bambini lo avevano offerto loro. La pubblicità si faceva per soldi, ma anche perché era un modo di mettersi alla prova, per recitare in uno spettacolo completo e autoconcludente di qualche centinaio di secondi. E tutti volevano partecipare: attori come Totò, Vittorio Gassman, Dario Fo, registi come Fellini, artisti come Pino Pascali. Su tutti loro signoreggiò Gianrico Tedeschi, che aveva una faccia che sembrava dire: “di me vi potete fidare” e forse per questo era tanto ricercato in questo campo.
Oltre che a essere stato uno dei nostri migliori artisti, Tedeschi è stato un uomo di grande levatura morale: durante la Seconda Guerra Mondiale era militare e, poiché rifiutò di aderire alla repubblica di Salò, fu deportato in un campo di concentramento ed è rimasto, per tutta la sua lunghissima vita, un fervente antifascista, come conferma l’addio e l’omaggio che gli ha voluto tributare l’ANPI: www.anpi.it: ciao Gianrico… che dolore!
Gianrico Tedeschi è la confutazione palese del noto motto “ars longa, vita brevis“, nel suo caso è “ars longa, vita longa“. Addio compagno!