Presentato alla berlinale, Mr. Long, ossia Ryu san in originale, ripropone la storia del cinico killer intenerito da un bambino del quale, alla fine, si prende cura.
Mr Long è il classico killer con più pelo sullo stomaco di uno yak che, dopo aver riempito di cadaveri le vie di Taiwan, viene incaricato di liquidare un tale a Tokyo. Questa volta, però, non solo fallisce, ma viene anche ferito. Mr Long è costretto a fuggire fra le baracche della periferia. Il mattino successivo si sveglia con accanto Jun, un bambino che lo soccorre ma che ha, a sua volta, un immenso bisogno di aiuto, visto che la mamma, tossica, non riesce ad occuparsi di lui.
Il killer, che non sa una parola di giapponese, comincia a prendersi cura del bambino, cucinandogli noodles taiwanesi. La sua bravura come cuoco non sfugge ai vicini, che lo convincono a mettere su un banchetto per venderli. In questo modo Mr Long potrebbe racimolare i soldi che gli permetteranno di tornare a Taiwan, anche se, contemporaneamente, si sta affezionando sempre più a Jun e a sua madre, che sta aiutando a uscire dalla dipendenza.
Ovviamente non può finire così; il suo passato, inevitabilmente, torna a bussare alla porta, quindi ci aspetta la classica scena finale a effetto.
Sabu, il regista giapponese, che ha scritto anche la sceneggiatura,
mescola così gli elementi del film d’azione, fino alla violenza più estrema, col dramma sentimentale e la commedia, anche se spesso l’umorismo è decisamente nero. La storia segue uno schema abbastanza collaudato, ma ciò non toglie che i risultati possano essere buoni, tanto per fare un esempio, il già citato Léon. Nei panni di Mr. Long abbiamo Cheng Chang, già protagonista di The Assassin, altro film sino giapponese, diretto da Hou Hsiao-hsien, che, nel 2015, ha vinto a Cannes come miglior regista.
Una curiosità e chissà, forse il motivo per cui questo film è stato presentato alla berlinale: Mr. Long è un noto ristorante vietnamita di Berlino: Mr. Long restaurant. Ovviamente fanno anche i noodle.