Diario di bordo: 06 ottobre 18, Milano.
Partiti da Como per questa spedizione ci troviamo ad esplorare, osservare e raccontarvi quanto più possibile di un grandissimo evento cinematografico che ha luogo nella metropoli di Milano.
Punto di partenza in piazza XXV Aprile, ritiriamo i pass degli accrediti stampa e iniziamo questa splendida avventura addentrandoci nel Milano film festival 2018, e qui in esclusiva per Icrew vi porteremo con noi.
BASE MILANO – ULTRA REALITY
Base Milano è la sede di Ultra Reality, prodotto da Milano Film Festival, Base Milano e Proxima Milano, con il supporto di Fastweb Digital Academy e Gruppo CAP.
Ultra reality ci propone presentazioni, incontri e un calendario di programmi speciali tra scenografie ed esperienze interattive.
Appena arrivati lo staff gentilissimo ci accoglie e propone di accomodarci nella sala per iniziare ad ambientarci. E’ Aimone Bodini, creative producer e VR (Virtual Reality) specialist presso Proxima Milano, a curare la selezione delle esperienze che Ultra reality offre. La sala è divisa in varie aree, ognuna di essere regala colori e ambienti completamente diversi, proprio in base all’esperienza che andremo a vivere attraverso il VR.
Per la mia esperienza scelgo la Green Room – Spettacoli anni ’20. Indosso il VR e le cuffie, mi siedo e mi immergo in Your Spiritual Temple Sucks, uno spettacolo che vede come protagonista il signor Chang, che evoca il suo guardiano, il Dio del Tuono, per farsi aiutare nel risolvere la sua crisi matrimoniale e i suoi problemi finanziari. L’esperienza è molto coinvolgente, la seduta permette allo spettatore di muoversi a 360 gradi, così da poter godere a pieno di tutte le immagini. La risoluzione è pienamente godibile e per i 15 minuti passati lì ci si sente in un altro mondo.
La selezioni delle esperienze è molto accurata, nulla è lasciato al caso e gli spettacoli sono a dir poco ricercati. Sicuramente un’ottima scelta quella del Festival di gemellarsi con un argomento così attuale e che volge uno sguardo a quello che è il futuro della tecnologia.
https://www.youtube.com/watch?v=4cnoMwVu2iA
SPAZIO OBERDAN – CAMIHAWKE
Ci troviamo allo Spazio Oberdan per partecipare ad una delle nuove sezioni introdotte quest’anno al Milano Film Festival: My Screen. Questa sezione è rivolta ai più giovani, si assisterà a proiezioni che coinvolgeranno alcuni tra gli artisti, gli Youtuber e gli influencer più conosciuti del panorama teen, per serate speciali. Ognuno degli ospiti presenterà a sorpresa il film che lo fece innamorare del cinema.
Abbiamo scelto di partecipare all’intervento tenuto da Camihawke. Classe 1990, è una delle influencer più divertenti e frizzanti che il mondo dei social ci potesse offrire. Il giovane talento ci intrattiene sul web con varie rubriche, sempre con tono ironico, che spaziano dal cibo alle serie tv.
Camihawke arriva in sala con quell’atteggiamento simpatico e coinvolgente che la contraddistingue: ‘Ciao raga’. Dopo una breve introduzione da parte dello staff del festival, Camilla ci racconta cos’è per lei il cinema e ci svela il titolo del film da lei scelto: Pomodori verdi fritti alla fermata del treno. Un film che ha rappresentato per lei l’infanzia e i momenti passati in compagnia della madre a guardare la pellicola.
Camihawke conquista lo spazio Oberdan, portando con se il sold out ore prima che lo spettacolo iniziasse. Il carisma di questa giovane ragazza ha sicuramente dato a questa giornata del festival un tocco in più, oltre all’affluenza dei teen che tanto era stata cercata con questa nuova sezione.
https://www.youtube.com/watch?v=goj8WmTxzV0
PALAZZO LITTA – ALTERAZIONI VIDEO
Alterazioni Video è un collettivo artistico composto da professionisti nel settore audiovisivo che hanno già collaborato con il Milano film festival in passato, lavorando a due produzioni importanti come Black Rain nel 2010 e Hotel Milano nel 2012, in questa edizione presentano una loro nuova creazione: Turbo film.
Girato interamente in Russia, il film è incentrato sul tema delle fake news, era previsto che questo prodotto venisse montato in diretta davanti ad un pubblico due giorni antecedenti al nostro arrivo in loco. Così non è stato. A quanto pare il personale del collettivo si è presentato in ritardo per diversi problemi e il pubblico, già numeroso in sala, dopo diverse ore di attesa, ha lasciato il posto deluso; questo a quanto ci è stato riferito da gentilissime persone dello staff che ci hanno accolto all’ingresso della sala.
Tanta delusione quindi, sia per non aver visto quest’opera prendere vita direttamente in una performance laboratoriale più unica che rara, ma soprattutto per aver assistito ad uno scenario triste di una sala vuota con poche sedie al suo interno, in scena un’incomprensibile video, in lingua originale inglese, di un uomo a torso nudo che si diletta a giocare, o meglio, allenarsi secondo i suoi canoni , nel giardino di casa sua.
Dopo 15 minuti di questo goliardico spettacolo abbiamo lasciato la sala delusi e confusi, ma soprattutto alterati per aver fatto tutti quei chilometri per un evento poco interessante rispetto a tutto quello che avevamo visto in precedenza, perciò riprendiamo il nostro viaggio verso la prossima tappa.
https://www.youtube.com/watch?v=9_5vFfeMRnU
THUNDER ROAD – SPAZIO OBERDAN
E’ l’ultimo giorno di festival, dei due che abbiamo passato qui a Milano, è quello più emozionante. Tra i numerosi eventi e film che il festival ha da offrire, scegliamo di dirigerci allo Spazio Oberdan per vedere Thunder Road, film che andrò a recensire in esclusiva per Icrew cinema, ma soprattutto per voi cari lettori .
Texas, oggi. Jim Arnaud è un giovane agente di polizia che si trova a dover affrontare un periodo particolarmente difficile della propria vita. La scomparsa della madre e l’imminente divorzio dalla moglie lo stanno portando rapidamente sull’orlo di un esaurimento nervoso che rischia di mettere seriamente a repentaglio la sua carriera e il rapporto con la figlioletta, a cui è molto legato.
Jim Cummings dirige, scrive, produce e interpreta il protagonista nel suo film Thunder Road. Nei panni di questo agente di polizia pluridecorato, disciplinato e estremamente abitudinario si rivede un pochino la classica figura stereotipata del funzionario statale nel paesino sperduto americano, ovviamente Jim è un brav’uomo, dai forti valori e sani principi ma cosa lo rende diverso da altri personaggi già visti?
Jim sta attraversando uno dei periodi più brutti della sua vita e, come ben si sa, i problemi arrivano sempre tutti assieme, ed è qui che il personaggio si esaurisce e ne emerge un’imprevedibile pazzo in completa crisi isterica. Dai primi minuti del film Cummings ci dà quella sensazione di forte imbarazzo e soggezione che gradualmente andrà a svanire con il passare del film, minuto per minuto, fino a far divenire il giovane poliziotto il nostro idolo.
Ho amato la sua follia, compreso la sua tragedia, odiato i suoi problemi e amato i suoi sogni, questo forse non è quello che ci si aspetta di provare in ogni film che guardiamo? Thunder Road prende il suo titolo da una canzone di Bruce Springsteen che gentilmente ne ha concesso a Cummings in forma del tutto gratuita l’utilizzo, metaforizzandolo con la vita del protagonista infatti, ci si accorge di quanto sia strano ma mai casuale ciò che ci accade.
Sebbene sia un film lento, molto macchinoso e dai dialoghi molto espliciti con scene spesso molto forti e significative, c’è tempo e spazio anche per sorridere e riflettere scherzosamente su alcune problematiche attuali come la solitudine e l’incapacità a rapportarsi nel sociale, che crea in molte persone depressione e altre patologie mentali estremamente dannose.
Il film si aggiudica il premio del pubblico, onorificenza che si ottiene tramite un numero di voti cospicuo da parte degli spettatori che lasciano la propria scheda di valutazione all’uscita del cinema. Io naturalmente ho votato 5 su 5 e mi auguro di poter rivedere questo film anche in versione doppiata consigliandolo a tutti voi, che come me, amate il cinema e le belle storie. Questa è una di quelle.
https://www.youtube.com/watch?v=BmJWPmANj3k
IL GRAN FINALE
Giunge al termine la nostra avventura proprio lì, da dove è cominciata, piazza XXV Aprile Palazzo Anteo, sala Exelcior. Il più grande dei rammarichi è non trovare alla premiazione il direttore del festival Gabriele Salvatores, che si limita a mandare un video messaggio con il cellulare per salutare tutti.
La sala si riempie e attendiamo con trepidazione il verdetto delle varie giurie che decretano i seguenti nomi vincenti:
Best Feature Film Award
Il premio del Concorso Internazionale Lungometraggi va a Denmark di Kasper Rune Larsen.
Best Feature Film Award – Special Mention
The Third Wife di Ash Mayfair.
Best Short Film Award
Second Best di Alyssa McClelland.
Best Short Film Award – Special Mentions
La menzione speciale della giuria va a Tungrus di Rishi Chandna.
La seconda menzione speciale della giuria va a Aquathlon di Alexey Shabaro
Aprile Award, Best Feature Film
il premio Aprile per il miglior lungometraggio va a LUZ di Tilman Singer.
Aprile Award, Best Short Film
il premio Aprile per il concorso cortometraggi va a PALOOKAVILLE di Sem Bucman e Pim Algoed.
Audience Award powered by HotCorn,
Best Feature Film: Thunder Road di Jim Cummings.
Best Short Film: Tracing Addai di Esther Niemeier.
Staff Award
Hamama & Caluna di Andreas Muggli.
Questi i nomi dei vincitori del festival, molti dei quali non presenti in sala ringraziano via videochiamata proiettata sul maxischermo, dopodiché i ringraziamenti per tutti gli sforzi congiunti, gli sponsor e un bell’applauso allo staff dell’organizzazione, così si conclude la premiazione di questa 23esima edizione del Milano film festival e con la promessa di ripetersi l’anno prossimo con una nuova edizione ancora più grande.
Premetto che io di persona non sono stato a molti altri festival di Cinema, perciò non saprei paragonarvi un evento simile ad un altro di eguale portata e prestigio, certo è che tutto sommato mi è piaciuta molto come esperienza e, viaggiare di tappa in tappa con la mia fidata amica Florentina, è stato stancante ma anche molto emozionante.
Nel complesso forse un festival riuscito a metà, sarà per i troppi pochi nomi di ospiti appartenenti al mondo del cinema nazionale e internazionale, sarà per la troppa dispersione e lontananza da un luogo all’altro che non ti consentiva di poter veder tutto in tempi ragionevoli, c’è da dire che anche per noi non è stato semplice poter dare un giudizio su tutto con due giorni di tempo rispetto al programma completo.
Da quel che abbiamo potuto vedere mi è sembrato ci sia stato poco coinvolgimento da parte delle persone più giovani che, a parte per Camihawke che ha trascinato al cinema centinaia di ragazzi a vedere un film degli anni novanta, hanno davvero risposto marginalmente all’evento, e questo un pochino mi spiace.
E’ stato bello sicuramente aver vicino casa la possibilità di trovarsi catapultati in un mondo di arte e spettacolo.
Comunque, qualsiasi sia la città, gli eventi, il festival, se ami il cinema queste esperienze le porti nel cuore, questo è il premio che rimane a noi spettatori appassionati, un altro gran bel ricordo da raccontare.
Saluti da Alex e Florentina
Diario di bordo: 8 ottobre 2018, Milano.
Letto in ritardo ma….. bellissimo articolo