Il successo fa gola a tutti, lo desideriamo e lo rincorriamo per buona parte della vita: nel lavoro, nella famiglia, nella vita.
In alcune circostanze la sua spasmodica e smodata ricerca, ci porta a commettere azioni al limite del pensabile, a parer nostro magari giustificabili, ma spesso folli.
Nella filmografia storica, esiste un film che su questo tema ha fatto storia e che la maggior parte di noi ricorda per averci dato quella spinta in più e pensare: “ok, posso farcela anche io!”
Il segreto del mio successo è arrivato per la prima volta nelle sale italiane il 28 Luglio 1987 prodotto da Universal Pictures, mentre negli USA aveva incantato orde di giovani già dal 10 Aprile 1987.
Diretto da Herbert Ross, è stato il settimo film più visto al cinema nel 1987 ed è ispirato alle prime esperienze hollywoodiane di Steven Spielberg, che da giovane utilizzò una stanza vuota agli Universal Studios come proprio ufficio di produzione. Un po’ come fa il personaggio di Brantley Foster in questo film.
La trama
Brantley Foster (Michael J. Fox) è un giovane neolaureato, alla ricerca di successo negli affari che lascia il tranquillo paesino di campagna dove è cresciuto e si trasferisce a New York, promettendo ai genitori di far ritorno a casa solamente con il suo jet privato.
Dopo l’iniziale difficoltà, riesce a farsi assumere come fattorino in una grossa compagnia di proprietà dello zio Howard Prescott (John Pankow), il quale però nemmeno conosce il ‘lontano’ nipote.
Il ragazzo non si lascia scoraggiare dal lavoro toccatogli, ed è pronto ad afferrare la prima occasione favorevole.
Trovato vuoto l‘ufficio di un manager liquidato infatti, ne prende possesso, impartendo ordini telefonici assai sensati e reclamando persino targhetta sulla porta e segretaria, qualificandosi per un dirigente appena assunto e dando, naturalmente, un falso nome.
Da questo momento inizia la sua doppia vita in una continua sarabanda di trasformazioni velocissime, dal momento che il ruolo di manager, richiede un vestito con tanto di cravatta, mentre il fattorino è abbigliato in modo assai meno formale.
I cambiamenti d’abito avvengono in un ascensore, opportunamente bloccato e fra corse frenetiche, tutto sembra procedere bene senza che lo zio Prescott abbia alcun sospetto della seconda attività del nipote, né riesca mai a vedere in faccia il nuovo fantomatico dirigente, del quale sente però molto parlare.
Brantley si rivela un manager veramente capace e pieno di idee, studia attentamente tutti i documenti della ditta, che può leggere facilmente nella sua qualità di postino interno, arrivando presto a saperne molto di più dei suoi colleghi sulle reali condizioni dell’azienda, che si trova piuttosto in crisi.
Un giorno, nella sua veste di fattorino, viene mandato a fare da autista alla moglie di un dirigente non meglio identificato e per un suo casuale complimento, costei gli si butta letteralmente fra le braccia e prende una cotta per lui, cosa che lo imbarazza moltissimo, quando scopre che la donna è la moglie dello zio, Vera Prescott (Margaret Whitton).
Brantley ha solo subito questa avventura, e si è invece innamorato seriamente di una collega manager bella e intelligente, Christy Wills (Helen Slater), senza sapere che è l’amante di suo zio.
Questa aggrovigliata situazione ha il suo culmine quando una notte, riuniti in una villa, i quattro personaggi si rincorrono, litigano, si scambiano i letti, finendo sempre al posto sbagliato, in un crescendo di equivoci e di reciproche rivelazioni burrascose.
Alla fine della storia, Brantley si troverà al posto dello zio che viene licenziato, con al fianco la zia Vera, proprietaria della ditta e trasformatasi per lui in una fata-madrina.
Il lieto fine vede poi Christy e Brantley sposi.
Il successo e la malattia
La pellicola vede protagonista uno fra i più talentuosi attori di Hollywood e forse ance uno dei più sfortunati: Michael J. Fox.
“La vita è dura e spietata e sopravvive solo il più forte. Non te l’hanno insegnato?”
Dice Brantley Foster durante un colloquio di lavoro.
Una frase emblematica pronunciata proprio da Fox che ha girato questo film in un momento davvero magico e di grande successo, nella pausa intercorsa tra le riprese di Ritorno al futuro e Ritorno al Futuro 2.
Il segreto del mio successo infatti, concesse a Michael J. Fox di staccarsi un attimo dal personaggio di Marty McFly che aveva oramai inflazionato la sua vita d’allora, raccontando di un’America reale nella quale è vietato fallire.
Lo fa in modo divertente e ironico, con scene davvero assurde come quella dell’ascensore in cui Brantley si finge un body builder.
Per l’ex ragazzo della DeLorean che viaggiava nel tempo grazie alle follie di Emmett ‘Doc’ L. Brown, questa è stata una prova davvero vincente
Furono anni davvero dorati sino alla comparsa di un pesante morbo di Parkinson che si protrasse per anni interrompendo la sua carriera o rendendola difficile e limitata.
Certo, molti di noi ricordano Michael J. Fox degli esordi, quando con il telefilm Casa Keaton ha accompagnato i pomeriggi di migliaia di giovani, ma è con Ritorno al futuro che inizia il vero successo, dando vita ad un franchise mondiale.
Difficile immaginare che oggi, la carriera e la vita di questo attore sia stata così stavolta dalla malattia, che non sembra dargli tregua ( nel 2018 infatti, gli è stato anche diagnosticato un tumore benigno alla colonna vertebrale) ma da vero duro, Michael non si è mai arreso e continua ancora oggi a portare avanti diversi progetti. (Per saperne di più ti invito a leggere questo articolo).
Le scene cult, il cast, la musica
Assieme a Micheal J. Fox, nel film, la bella Helen Slater, anch’essa in quegli anni protagonista dell’epopea delle commedie ‘eighties come Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche.
L’attrice inoltre, classe ’63, aveva preso anche parte al lungometraggio del 1984 Supergirl – La ragazza d’acciaio nel ruolo di Kara.
Nelle fasi iniziali del film fanno una comparsa fugace e rapida anche le modelle Cindy Crawford e Linda Evangelista.
Alla regia della pellicola troviamo invece una vecchia gloria del cinema che ha conosciuto l’Italia nella prima fase della sua carriera con la direzione di Rinaldo in campo del 1961, Herbert Ross scomparso nel 2001.
Tra le sue precedenti opere troviamo Provaci ancora, Sam, film nel quale figura Woody Allen come attore, Per fortuna c’è un ladro in famiglia e il cult Footloose del 1984.
La musica è congeniale al film e molto fedele agli anni ’80: la canzone The secret of my success venne addirittura candidata ai Golden Globe per la migliore canzone originale, mentre Oh Yeah degli Yello, molto ripetitiva e realizzata con sintetizzatori vocali e musicali, accompagna le scene più ambigue e maliziose e sono forse anche le più divertenti.
Prima fra tutte quella in cui lo zio rientra a casa, mentre Brantley ha appena fatto sesso con la zia.
Il susseguirsi di tutta la scena è a dir poco esilarante ed è resa ancora più comica dal contrasto creato fra l’agitazione del giovane e la calma serafica di zia Vera.
Proprio nei fotogrammi che vanno da quando Brantley entra in casa per la prima volta, fino alla sua rocambolesca fuga inoltre, sono ravvisabili due errori:
quando Brenthly arriva alla villa della zia Vera lei gli offre da bere, lui getta il contenuto del bicchiere alle sue spalle ma subito dopo si vede benissimo che nel bicchiere c’è ancora il liquore; quando Branthly e zia Vera sono nella piscina, lei gli toglie il costume ma si vede chiaramente che Brenthly, sotto, ha uno slip color carne.
Anche le battute e i dialoghi sono studiati per tenere sempre alta l’attenzione e provocare una risata dietro l’altra
Fox poi, con la sua mimica e le sue espressioni, è davvero maestro in questo, riuscendo a trasmettere quella freschezza e quello stupore autentico quando si trova in situazioni imbarazzanti; trova sempre il modo per sdrammatizzare e volgere qualsiasi momento, a suo favore.
https://www.youtube.com/watch?v=0OCT2IZmaNc
Insomma la commedia è la sua vita e Il segreto del mio successo è stato anche un suo grande successo.
È anche un film tremendamente attuale, perché alcune tematiche affrontate, sono ancora oggi irrisolte e sempre aperte:
“-Mi spiace sig. Foster, ma lei non ha esperienza.
– Mi scusi, come posso acquisire esperienza se non trovo un lavoro che non mi permetta di far esperienza?”
Triste, ma tremendamente vero.
Non mancano ovviamente i patemi amorosi, e anche e alcune situazioni risultano poco credibili per la velocità e la semplicità con cui le cose succedono, è comunque un buon prodotto, sbarazzino e leggero.
Il tema di fondo si rivela infatti vincente, spronandoci a diventare più intraprendenti; se si ha voglia di fare infatti, tutti possono riuscire nel proprio obiettivo.
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