La saga di spionaggio Citadel continua la sua rivoluzione nel mondo Prime. Dal primo capitolo americano, inaugurato nel 2023 con la partecipazione di Richard Madden, Priyanka Chopra Jonas, e Stanley Tucci, arriva la versione italiana, ambientata nella sofistica e gotica Milano, che farà da sfondo alle avventure della tenace spia Diana, in bilico tra un passato che la tormenta e un presente animato da una doppia personalità. Cosa nasconderà la protagonista interpretata da Matilda De Angelis, e cosa vi dovete aspettare?
Dopo l’enorme successo ottenuto dalla prima stagione Citadel, versione Italia sbarca sulla piattaforma streaming a partire dal 10 ottobre. La serie ricalcherà i confini della precedente, una trama all’insegna dello spionaggio, del mistero e dall’azione allo stato puro. La serie continuerà ad essere prodotta dai massimi esperti del multiverso nel cinema come i fratelli Russo, famosi per aver diretto alcuni capitoli di Captain America e la saga degli Avengers.
Nel cast, oltre a Matilda De Angelis troviamo Lorenzo Cervasio (Paradiso delle signore), Maurizio Lombardi, recentemente molto apprezzata la sua performance in Romeo è Giuletta, ma da non trascurare anche la sua partecipazione nel film Netflix Sei nel’anima o nelle serie Sky di Paolo Sorrentino, The Young Pope e The New Pope o al cinema recentemente apparso ne il Vangelo secondo Maria. E ancora: Julia Piaton (Non sposate le mie figlie), Thekla Reuten (The American), Giordana Faggiano (La Stranezza), Daniele Paoloni (Marilyn ha gli occhi neri), Bernhard Schütz (La spia – A Most Wanted Man) e Filippo Nigro (ACAB).
Citadel: Diana è stata diretta da Arnaldo Catinari e sviluppata da Alessandro Fabbri, che ricopre anche il ruolo di head writer, ed ha scritto la serie con Ilaria Bernardini, Gianluca Bernardini, Laura Colella e Giordana Mari. Prodotta da Cattleya (Gomorra, ZeroZeroZero)— parte di ITV Studios— con Amazon MGM Studios, e con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo.
Citadel Diana: la trama
Milano, 2030: otto anni fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel era stata distrutta da una potente organizzazione rivale, Manticore. Da allora, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis), spia di Citadel sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore.
Quando finalmente le si presenta l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo è fidarsi del più inaspettato degli alleati, Edo Zani (Lorenzo Cervasio), l’erede di Manticore Italia e figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani (Maurizio Lombardi), in lotta per la supremazia contro le altre famiglie europee.
Riuscirà Diana ad uscire indenne da questa intricata e complicata situazione?
Citadel Diana: recensione dei primi due episodi
Il primo episodio parte con il botto. Nel primo frame vi ritroviamo una scena d’azione molto intrigante che cattura l’attenzione dello spettatore, interagendo con la sua curiosità. Una scena, che poi verrà spiegata nel continuo della narrazione ma che evidenzia fina da subito il personaggio e la sua potenza caricaturale.
Infatti Diana, viene presentata già con una determinata cifratura stilistica. Un volto delimitato, da un taglio particolare di capelli, metà più corti da un lato e metà più lunghi dall’altro. Un dettaglio che fa emergere fin da subito la doppia personalità della protagonista. Un cappotto blu che le copre l’intera figura, e lo sguardo indicativamente vuoto. Sappiamo tutto eppure niente sulla personalità presentata, che si rivelerà imprevedibile e misteriosa.
Un passato che l’ ha segnata per sempre, portandola ad un cambiamento decisivo nella sua vita. Arrivando a conoscere l’altra faccia della moneta del mondo reale. Le agenzie di spionaggio, chi controlla il mondo e lo fa muovere. Diana scopre gli artefatti e i segreti che alcune organizzazioni nascondono.
Arruolandosi nella Manticore è intenta a scoprire la verità sull’incidente dove sono rimasti coinvolti i genitori. Una faida di affari alimentata dalla pericolosità dei mezzi tecnologici che nel 2030 ormai hanno preso il posto degli esseri umani. Tutto è controllato, tutto è rintracciabile e i dati di tutti sono messi al bando dei potenti che allargano ancora di più la loro rete di controllo.
La libertà è camuffata da un velo penetrabile e ormai tutta è una finta piattaforma innocente dove tutti sono vigilati. I robot sostituiscono la medicina e in alcune scene, c’è l’audacia di rappresentare macchinari che ricuciono ferite o fanno autopsie. L’apocalisse di una possibile prospettiva che spaventa ma allo stesso tempo sensibilizza.
Tutto è contornato dalla sofisticata Milano; i rooftop, CityLife e la moderna urbanizzazione. A creare l’ala di mistero è la misticanza gotica di cui la città gode, dal Duomo dove avviene l’incontro tra Diana e Gabriele, il suo mentore di Citadel, ai caotici e suggestivi Navigli.
Alla base di tutto c’è la concorrenza dei tre Paesi più in vista d’Europa; Francia, Germania e Italia (chiamate le tre consorelle nella serie tv) per la corsa alle armi e la conseguente legalizzazione. Un traffico di soldi che non cesserebbe di finire, causando una reazione a catena con conseguenze disastrose. E qui entra in gioco Citadel, un’organizzazione segreta che nasce per rendere il mondo più sicuro, tutelandolo da chi odia lo Stato.
Noi siamo i buoni- Gabriele (organizzazione di Citadel) a Diana
Citadel è un’utopia, un complessivo cui Diana si arruola. Giocando in bilico tra due vite, l’una diversa dall’altra mettendola a rischio più volte . Ma la giovane protagonista è intenta a scoprire la verità sulla morte dei suoi genitori, andando contro anche al pericolo, e alla malattia di Ménière provocatogli dal duro addestramento e dall’offuscamento totale di sentimenti o ricordi passati che possano farle saltare la copertura.
C’è una costruzione analogica di ogni inquadratura, con un’ottima struttura tecnica della narrazione. La fotografia è audace, e futuristica con un’intrigante e azzardata scelta degli scenari, che sembra quasi attingere a riprese americane che si distaccano dalla tipica rappresentazione dell’Italia.
Un’opera che ricalca i tempi moderni e che nasconde nel bene e nel male, tutta la pericolosità delle avanguardie tecnologiche e i possibili scenari che in realtà già stiamo cominciando a vedere e ad affrontare.
Sotto le note della canzone Immensità di Andrea Lazlo de Simone; tra sogno, realtà, spazio e tempo Diana si trova a combattere con le due identità che la contraddistinguono e chissà se vi riuscirà inerme più di quanto ne è uscito Joaquin Phoenix con il suo Joker Folie a deux.
Scherzi a parte, la serie tv si conferma un ottimo prodotto Amazon Prime. Che con poco tempo sta dichiarando guerra alla piattaforma streaming più popolare al mondo Netflix, dai film di successo come Saltburn fino alle serie originali con il debutto mondiale degli Anelli del Potere e di Citadel, un progetto intrigante, nato dall’idea dei fratelli Anthony e Joe Russo. Dando poi alla luce sia la versione italiana ma anche quella indiana, che sarà disponibile a partire dal 7 novembre.
Citadel Diana: la conferenza stampa con il cast
Durante la proiezione e l’anteprima di stampa di Citadel Diana, il cast ha rivelato alcuni retroscena e le preparazioni che gli attori hanno dovuto subire per interpretare al meglio i personaggi. Come ad esempio Matilda De Angelis, che si è affidata ad un’allenamento intensivo di quasi quattro mesi:
Era una necessità tecnica più che per il personaggio stesso- Matilda De Angelis
Noi qui non abbiamo molte arti marziali ma abbiamo una action, vicina al racconto, ed era questo quello che volevo. E Matilda è sta un’interprete pazzesca. Lei sottovaluta, ma di botte ne ha prese tante, che poi le scene action si girano sia con l’attore che con il double, e quando c’è il double e sei l’attore dall’altra parte, tu meni e predi botte, è successo, e chiaramente lei non si è fermata di fronte a niente. –Arnaldo Catinari (regista)
La messa in scena dell’azione è stata maniacale, un genere che nel nostro panorama cinematografico è andato un pò a perdere, infatti il regista spiega:
Non mi sono basato su il lavoro che avevano fatto i fratelli Russo nella loro serie. Ho pensato ad una versione italiana, che avesse alle spalle tutta la nostra tradizione e che fosse molto pensata sui personaggi. Le scene non sono ritoccate digitalmente, sono analogiche, proprio perché ho sempre pensato che girare le scene così, con delle coreografie molto precise potessero assolutamente aiutare il personaggio ad entrare molto di più nella storia. Quindi l’attore diventa la chiave della scena action, non è il contrario. Sono scene action emotive e tridimensionali. A me piace molto il cinema di Honk Kong,(John Woo, Andrew Lau) i grandi maestri, che hanno fatto le scene action con delle coreografie straordinarie, tramite l’uso dei rallenty ecc.. Qui non c’è l’uso dei rallenty non sono così epiche come quelle, ma sicuramente sono attaccate ai personaggi. E la serie, parla di personaggi, non è solamente azione. I personaggi sono al centro della narrazione, credo che girare le scene action in quel modo abbia aiutato ogniuno di noi a dare questa tridimensionalità al racconto.
Evidente in tutta la serie tv, la continua contrapposizione tra i due capisaldi di Manticor, Edo ed Ettore Zani, padre e figlio, con un rapporto conflittuale ed idee completamente opposte, infatti l’attore Lorenzo Cervasio (Edo Zani) ce lo racconta:
Edo è un personaggio a aperte interpretazioni. Quando ho dovuto interpretarlo, mi sono posto le circostanze date. Lui si trova davanti se scegliere se il mondo deve essere governato e come, c’è una scena dove spiega questo, e dice che secondo lui il mondo ha bisogno di una guida. Poi chiaramente, bisogna andare a definire come questa guida intervenga sul mondo. Ed è per questo che non è per niente d’accordo con suo padre Ettore, che tende più ad approfittarsene. Mentre lui ha una visione più democratica, di una guida del mondo. Invece Citadel vorrebbe che il mondo fosse libero, senza che nessuno imponga le proprie forze.
Una serie molto tecnologica, di azione che guarda ad un complessivo, interpretato in più versioni, e quella italiana, sarà piena di sorprese e colpi di scena. Come spiega l’attore che interpreta l’antagonista Ettore Zani alias Maurizio Lombarti:
Direi sarà una grande sorpresa, che si rifà alla radice biologica e analogica del genere umano, quindi credo ci siano molte sorprese da aspettarsi, sotto questo punto di vista. -Maurizio Lombardi
Oltre alla costruzione del genere action e alla narrazione prettamente simbolica, c’è anche l’attenzione stilistica e caricaturale di Diana, che subito si identifica con una personalità ambigua delineata dal taglio di capelli e dal vestiario:
A noi serviva che Matilda indosasse una corazza che fosse riconoscibile e che diventasse un segno. Noi abbiamo in tutta la serie un grande rapporto con l’architettura, con il paesaggio. Tutte le scelte sono state scelte pensate per poter dare un’italianità alla serie. Gli oggetti sono di design, le architetture sono quelle che ci troviamo intorno e che tante volte non guardiamo con gli occhi giusti. Il razionalismo italiano è alla base della nostra costruzione. Come alla base di questo futuro distopico c’è quello che il passato immaginava come futuro. Un gioco bello e changeling, quando si racconta una storia di spie. Ci serviva una corazza iconica che la potesse vestire e Giorgio Gregorini (Suicide Squad) ha curato la sua immagine, e la sua pettinatura. -il regista Arnaldo Catinari
C’era un grande pensiero dietro, il personaggio di Diana è veramente diviso in due. Il concetto di Giorgio, era diviso tra il prossimo futuro dove la libertà non c’è e le acconciature molto più corte e severe. E nel passato, nel nostro passato, c’era la libertà in cui si potesse avere un capello più lungo, più naturale. Una costruzione del passato e del presente. E per Diana rappresenta entrambi. La sua doppia personalità. -la showrunner Gina Gardini
Milano fa sfondo alle avventure di Diana e della nuova Italia. Futurista, sofisticata e quasi soffocata:
Milano era una città, come luogo per l’Italia, lontano da alcuni stereotipi e clichè. Era la chiave per lo snodo narrativo. – la showrunner Gina Gardini
Era l’immagine di partenza. Si doveva cercare un’universo nuovo senza troppo riferimenti -lo sceneggiatore Alessandro Fabbri