Leggenda di nome e di fatto. Marlon Brando, il protagonista, a cui è dedicata la quarantaduesima edizione del Festival di Torino per onorare il centenario dalla nascita e l’uscita del primo biopic sull’attore premio Oscar. Il mito Hollywoodiano che sembra non eclissarsi mai, dai personaggi cult interpretati al fascino inconfondibile e ai gossip che lo vedono convolto dagli anni 50 fino alla fine degli anni 90.
Il presunto flirt con Marilyn Monroe, tre matrimoni alle spalle, l’ossessione di Anna Magnani nei suoi confronti, il rifiuto della Loren, la scappatella con Jackie Kennedy e ancora la famosa scena del burro in Ultimo tango a Parigi e il presunto stupro di Maria Schneider fino alla sconvolgente vicenda dell’omicidio per mano del figlio del compagno della figlia Cheyenne e il conseguente suicidio della stessa. Una vita di onori, gloria e premi che rimangono in bilico tra tragedia e solitudine. Questa è la storia che vi racconteremo oggi...
Marlon Brando: chi era Bud?
Marlon Brando (alias Bud) nasce il 3 aprile del 1924 ad Omaha. La sua famiglia di origine irlandese ha sempre vissuto in Nebraska, ma al compimento del sesto compleanno di Bud, i Brando traslocano passando per ben cinque città in tre stati diversi.
Oltre al padre Marlon (Bowie) Brando e alla madre Dorothy (Doddie) Pennebaker, ci sono due sorelle: Jocelyn e Frances rispettivamente di cinque e di due anni più grandi di lui. Il rapporto tra di essi è coeso, tanto da seguirla a New York dopo la morte della madre, avvenuta nel 1953 a causa di una malattia terminale dovuta all’alcolismo. Ed è proprio da qui che nasce il mito, il divo per eccellenza che si ribella al sistema e non solo quello hollywoodiano:
Ricordo con piacere i primi giorni di libertà a New York, il non doversi sottomettere a nessuna autorità. Poter andare da qualsiasi parte a fare quello che volevo in qualsiasi momento. Questo per me significa essere libero.
Una notte, ad esempio a Washington Square si ubriacò, dormì sul marciapiede, senza che nessuno lo disturbasse:
quando ho dovuto fare la pipì mi scaricai dietro un albero, nessuno aveva detto che non potevo farlo
E già quella libertà Bud sapeva bene cosa significasse, lontano dalla scomoda e attenta presenza del padre. Una figura che da sempre a tormentato la tenera infanzia di Bud, un uomo pretensioso, poco affettivo e la maggior parte delle volte molto severo:
Con i genitori che ho conosciuto, un’alcolizzata che amo ma che mi ignora; l’altro, un alcolizzato, che mi ha torturato emozionalmente e ha reso la vita di mia madre insopportabile…mi rammarico per la tristezza delle loro vita, mentre cerco la chiave del loro psichismo e per estensione del mio.
Descrive il padre molte volte come un viaggiatore, che dava cinque dollari al portiere di hotel perchè questo ritornasse con mezzo litro di whisky e una puttana.Il più delle volte lo ignorava, o lo riteneva un buono a nulla o addirittura il suo omonimo:
Godeva nel dirmi che ero incapace di fare qualcosa di buono. Aveva l’abitudine di ripetermi che sarei stato una nullità
Bud amava e odiava questo padre allo stesso tempo. Per lui era un uomo terrorizzante e brutale, silenzioso, rabbioso che beveva molto. Un attaccabrighe a cui piaceva dare ordini. Ma nel contempo quando si trovava in una stanza con tanta gente, riusciva a far ridere tutti.
Era un bell’uomo, alto e terribilmente virile
Così lo definisce Bud, che ad un certo punto della vita, per pura convinzione di diventare “forte” come lui si dedicò alla boxe. Un’adolescenza passata quindi, tra la continua ricerca dell’approvazione del padre, e quella passata a rincorrere la madre, che finisce in vortice di depressione che la consuma e la divora pian piano.. una grande attrice teatrale, dolce, allegra ma troppo troppo dipendente dall’alcool:
Mia madre mi aveva abbandonato per una bottiglia, quando ero poco più di un neonato
La madre passava il tempo attaccata alla bottiglia d’Emeprin che lei chiamava la sua medicina per cambiare la vita. In realtà era solo gin. Marlon crescendo si scopriva a fianco di una donna cui alito, aveva la stessa dolcezza di quello della madre. Lei era quasi sempre assente mentre Bud cresceva..eppure la donna era stata una selle fondatrici dell’Ohama Community Playhouse, una delle compagnie di teatro sperimentale più solide e valide di tutto il Paese. Fu lei a scoprire Henry Fonda. Con il passare del tempo però, abbandonò tutto per sposarsi.
Quando Brando compie undici anni, i genitori si separano per la prima volta. La madre comincia a ubriacarsi di nascosto..
cercavo spesso mia madre nei bar di Chicago, nei pomeriggi assolati, aprivo le porte, spiavo all’interno e cercava di visualizzarla tra i banconi
Marlon aveva solo quattordici anni, quando l’incubo inizia. Mentre di due genitori erano indaffarati a farsi del male da soli, Bud si affeziona sempre di più a Ermi, la sua governante. Una ragazza indonesiana di diciotto anni, “dolce, con occhi scuri e setosi”, così la descrive.
Durante il giorno giocavo assieme, di notte dormivamo insieme. Ci spogliavamo era bellissimo. Io rimanevo a guardarla, accarezzavo i suoi seni, mi arrampicavo sul suo corpo. Era tutta mia, apparteneva solo a me.
Bud non l’hai mai dimenticata, qualcuno che finalmente lo guardava, gli dava attenzione, per la prima volta non era lui ad occuparsi di qualcuno..Pian piano la donna diventa una sostituta della madre ma anche un desiderio proibito..
Mia mamma mi aveva sostituito con l’alcool, Ermi se era andata. Lungo tutta la vita ho cercato donne che mi avrebbero lasciato. Da allora in poi mi sono trasformato in uno straniero in questo mondo.
A scuola, il giovane Bud non trovava una vera e propria ispirazione (espulso per ben due volte), ma era curioso. Raccontò una volta di quanto fosse rimasto legato a Cime tempestose, amava Shakespeare e una volta nelle pagine di National Geographic scoprì Tahiti. Ne rimase affascinato. Non a caso il divo poi dopo qualche anno e la corrispondente ascesa hollywoodiana, si trasferì lì sposando la tahitiana Taripa Teriipaia.
Dopo l’ennesima situazione familiare agli estremi, Bud arriva a New York nel 1943 con la sorella, intento ormai a frequentare la scuola d’arte drammatica The Dramatic Workshop, dove fu allievo di Stella Adler, definita da Brando stesso come “l’anima della scuola”. È proprio nell’accademia militare, in una rappresentazione di un’opera al quale assistì anche la madre che Bud venne definito come
Questo ragazzo sà recitare.
La nascita di Marlon Brando: il divo di Hollywood inizia dal teatro
Una volta arrivato a Hollywood, il giovane Bud inizia a dedicarsi a pieno alla recitazione. Andava all’ Actors Studio quando aveva voglia, solitamente di domenica, perché Elia Kazan insegnava là, e perché a dir suo “c’erano un mucchio di belle ragazze“. Dopo Stella è stato Kazan ad insegnargli a recitare e anche colui che fece nascere la stella di Marlon Brando.
Sotto la sua guida, è protagonista dello spettacolo teatrale Un tram che si chiama desiderio, tratto dall’omonimo dramma di Tennessee William. Si esibisce a Broadway, erano la fine degli anni 40 quando quel ragazzo dal viso angelico, fisico atletico e imponente veniva notato per la prima volta. Con lui anche la straordinaria capacità recitativa dovuta al metodo di studio che utilizzava; il Metodo Stanislavskij, l’immersione totale nei ruoli e nei panni di personaggi di ogni genere.
Caro Pà, comincio le prove il 4 ottobre di Un tram che si chiama desiderio. Mi pagano 550 dollari a settimana e sono il protagonista.
Occorsero anni di lavoro per attraversare quella frase, che rimbombava nella testa di Bud, “non valgo niente”. Un tram che si chiama desiderio gli diede la possibilità di conquistare quel valore che lui non riconosceva mai. Anche la sorella Tiddy scriveva:
Chi l’avrebbe mai detto che da insicuro ventottenne saresti diventato così famoso? Tutto questo è assurdo, se penso che papà diceva sempre che non valevi due centesimi!
Recitare era la sua attitudine. A teatro crea diversi personaggi, prestando il suo corpo, la sua voce il suo sguardo enigmatico. Giocava a interpretare ogni ruolo, cercando di trovare un movimento o un’intenzione che commuovesse il pubblico fino a farlo perdere nella scena insieme al suo personaggio. In ogni messa in scena includeva i partecipanti. Sorprendeva, creava e illudeva.
Opere teatrali interpretate da Brando:
-1944 I remember Mama di John Van Druten accanto a Joan Tetzel, Maddy Christians e Carolyn Hummel
-1946 Trucline Cafè di Harold Clurman con Frank Overton, John Sweet e Kevin McCarty
-1946 Candida di Guthrie McClintc affianco di Oliver Cliff, Wesley Addy e Kartharine Cornell
-1946 A Flag is Born di Luther Adler con Qyentin Reynolds, Celia Adler e Paul Muni
-1946 The Eagle Has Two Heads di Jean Cocteau dove Brando viene licenziato la notte prima dello spettacolo
-1947 A Streetcar Named Desire di Elias Kazan accanto di Kim Hunter, Jessica Tandy e Karl Malden (attore che ritroviamo anche nel film).
Dal teatro al cinema: fino al primo Oscar con Fronte del Porto
Nel 1950 arriva il primo ruolo cinematografico con Il mio corpo ti appartiene di Fred Zinnermann dove Brando interpreta Ken, un giovane americano che, tornato paraplegico dalla Seconda Guerra Mondiale affronta le complicanze e le difficoltà nel tornare a vivere una vita più normale possibile. Accanto a lui Teresa Wright, che interpreta Ellen, la fidanzata del giovane militare.Questo film segna l’esordio al cinema della nuova stella nascente.
A seguire, un anno dopo, il celebre e amato spettacolo teatrale Un tram chiamato desiderio diventa un film, diretto sempre da Elia Kazan. Nel cast una magistrale Vivien Leigh e Kim Hunter. Marlon è Stanley Kowalski, il rude ma affascinante marito di Stella (Kim Hunter) che la domina sia fisicamente che emotivamente. Ad accorgersene è la sorella, Blanche DuBois, una donna tormentata e depressa, schiava dell’alcol e del sesso, che nasconde una forte inquietudine dietro un’elegante e sofisticata apparenza. In città per ritrovare l’amata sorella, farà conoscenza del rude e brutale marito, pronto a sconvolgere la vita di entrambe.
Nel 1952 arriva lo scomodo incarico di interpretare le gesta del rivoluzionario Emiliano Zapata (1879-1919) che durante la Rivoluzione messicana si batte contro il dittatore Porfirio Díaz per conquistare i diritti dei peones, oppressi dai grandi proprietari terrerieri.
Ormai la fama lo precede, non solo lavorativamente parlando, Brando diventa un vero e proprio sex symbol. Un profilo greco, uno sguardo ecclettico che seduceva anche attraverso l’obiettivo. Un fenomeno, che presto sarebbe diventato mondiale. Nel 1953 arriva il ruolo in Giulio Cesare, dove l’attore interpreta la celebre tragedia di Shakespeare, per la prima volta portata sullo schermo dal regista Joseph L. Mankiewicz. Brando ricopre il ruolo di Marco Antonio, che, tramite il celeberrimo discorso Amici, Romani, cittadini, datemi ascolto, muove l’opinione pubblica contro i responsabili dell’ assassinio di Giulio Cesare.
Nello stesso anno, esce Il Selvaggio. Da qui tutto cambia. Brando diventa un’icona, un simbolo della moda degli anni ’50. Quel giovane ribelle, venuto da Omaha era diventato il simbolo di quegli anni, una vertiginosa era di cambiamenti, da quelli politi ed economici fino ai costume. Giacca di pelle, cappello a palloncino in sella alla sua Harley-Davidson. Il personaggio interpretato è Johnny Strabler, un presagio che sembra anticipare quella ribellione giovanile di qualche anno dopo.
L’effetto “Brando” risuona in tutto il mondo, tanto da essere ambito da Luchino Visconti per il suo bello e dannato ufficiale austriaco, Franz Mahler, in Senso. Un ruolo che poi verrà affidato a Farley Granger. L’incontro tra il regista italiano e l’attore ci fu, ma non i presupposti. Quando il 27 enne raggiunge Visconti nella villa a Roma, l’affare sembravo fatto. Ma poi tutto cambiò.
“C’è Marlon Brando a colazione”. Noi non sapevamo chi fosse e quando arrivò siamo rimasti tutti con la bocca aperta. Era bello in modo incredibile, portava i blue jeans e una t-shirt bianca che gli fasciava il corpo. Noi in Italia non avevamo mai visto una cosa così. In più, invece di sedersi sul divano, si sedette per terra appoggiandosi allo schienale. Passammo a tavola e mi guardò con i suoi occhi di traverso e mi fulminò, mi paralizzò. (…) Alla fine del pranzo Brando se ne andò e dopo tre giorni Luchino ci invitò ad andare a vedere la prima di un film, era “Il tram che si chiama desiderio”. Uscimmo dal cinema urlando: “Non sapevamo che fosse così bravo”. – racconta l’attrice Lucia Bosè
Brando ormai è una calamita che attrae successo a dismisura. Lancia Nuove mode, nuovi simboli e un nuovo modo di recitare. Nel 1954 arriva la consacrazione ufficiale nell’olimpo hollywoodiano. Infatti l’attore vince il suo primo premio Oscar come migliore attore protagonista in Fronte del Porto, diretto dallo steso Elias Kazan, autore della nascita del divo. In quell’anno a varcare il palco degli Accademy con lui è Grace Kelly, che si aggiudica l’Oscar alla migliore attrice per La ragazza di campagna (1954).
Brando esegue un’interpretazione magistrale, interpretando Telly Malloy, un’ex pugile promettente che era finito ad lavorare al porto come scaricatore di merci. Tra giri di affari mafiosi e bische clandestine, il giovane si ritroverà all’interno di una serie di eventi che porteranno la sua vita alla deriva.
Marlon Brando: i primi scandali, la relazione con Jackie Kennedy e Anna Magnani
Con il successo, l’attore si trascina con sè anche la sfera della vita privata, tra scandali, matrimoni finiti mali e scazzottate con i paparazzi, si fa riconoscere in tutta Hollywood. L’uomo curioso, affascinante ma allo stesso tempo rude e sovversivo, conquistava cuori e allo stesso tempo critiche e malcontenti.
Dal primo matrimonio nel 1957 con la modella e attrice Anna Kashfi, da cui nasce il primogenito Christian Brando, al seguente divorzio dopo tre anni e le famose foto che fecero il giro del mondo, dove in tribunale l’ex moglie, lo prende a schiaffi..(diciamo che non la prese proprio bene questa rottura)
Fino agli scandali e le varie relazioni extraconiugali che l’attore ha con diverse donne, soprattutto del mondo dello spettacolo. Incerta la breve frequentazione con Marilyn Monroe, la stella che all’epoca brillava più di tutte… I due insieme promossero insieme la Premiere del film La rosa tatuata del 1955 (tra cui tra l’altro la Magnani vinse l’Oscar ma non si presento poiché incredula alla possibile vittoria).
A proposito della Magnani, sapevi che Marlon Brando ha recitato con lei in Pelle di serpente, dove sono proprio i due protagonisti principali, Valentin e Lady Torrence. Un’opera intima e geniale, dove l’attore accompagnato dalla sua chitarra e l’inconfondibile giacca di pelle di serpente vaga per la città finche non incontra Lady Torrence, una giovane donna depressa e triste a causa delle moltitudini avversità nella sua vita…
Pare proprio che durante le riprese del film, la Magnani si fosse perdutamente innamorata del divo:
Gli voglio un sacco bene, ma non invidio la donna che perdesse la testa per lui..
I due erano ottimi amici, da ben sette anni, quando l’attrice italiana con grande successo approda in America a New York, da allora tra varie chiamate e inviti, c’è anche quella di Brando che una sera gli si presenta proprio alla sua porta:
Quando aprì la porta vidi un ragazzo biondo e con una dolce espressione da San Francesco e lo sguardo magnetico. A quel tempo Brando posava ancora a campione della gioventù ribelle e non si era certo preso la briga di mettersi la cravatta; ma mi portò un dono; uno strumento africano che ho conservato, con una rosa infilata nel manico. -Anna Magnani (da Archivio Anna Magnani)
Di lei invece lui dirà:
Anna Magnani? Una donna poco attraente, sempre alla ricerca di essere dominata sessualmente.
Insomma un bullo in mezzo a tante pupe, il ruolo perfetto che gli si addice per Cielo (Sky) Masterson, nel musical Bulli e pupe (1955) di Joseph L. Mankiewicz. Dove l’attore interpreta a fianco di Jean Simmons e Frank Sinatra, una giovane donnaiolo in cerca dell’amore vero…
Nel 1954 sul set di Dèsirèe incontra la giovane Rita Moreno, con la quale inizia una vera e propria relazione fatta di tira e molla. Dopo anni l’attrice racconterà la tormentata storia durata sette anni, cui le ha portato un aborto e un lungo periodo di depressione.
Al tempo la giovane era un ballerina e attrice molto conosciuta ad Hollywood, ed aveva appena vent’anni…
Dire che era un grande amante – sensuale, generoso, deliziosamente inventivo – sarebbe gravemente sottovalutare ciò che fece, non solo al mio corpo, ma anche alla mia anima.
I due si ritroveranno sul set nel film La notte del giorno dopo del 1968, proprio l’anno in cui la relazione stava per finire.
Marlon Brando ha insistito per farmi abortire e io poco dopo ho tentato il suicidio”
La fine degli anni ’50 segna una serie di successi tra cui, La casa del tè alla luna d’agosto (1956), Sayonara dove Brando è il maggiore Lloyd Gruver, trasferito da una zona di guerra in Corea alla base Itami in Giappone. Nell’opera tutto il candore e la profondità della cultura giapponese, dove tra i fiori di ciliegio sboccia un’amore raro e ambiguo.
Per finire I giovani leoni del 1958 dove al suo fianco troviamo Montgomery Clift e Dean Martin, impegnati in una rappresentazione sporadica dell’omonimo romanzo di Irwin Shaw. Tre uomini appartenenti ai due schieramenti opposti, dovranno affrontare le scelte e le conseguenze della violenta e crudele seconda guerra mondiale.
Gli anni ’60 e l’isola Brando
Intanto nel 1960 si risposa con l’attrice Movita Castaneda, di origini messicane. I due avranno due figli Miko Castaneda Brando e Rebecca Brando. Un matrimonio che dura il tempo di set all’altro infatti dopo aver girato nel ’61 I due volti della vendetta, dove Brando è anche regista, viene chiamato da Lewis Milestone per interpretare il tenente Fletcher Christian in Gli ammutinati del Bounty. Lì conosce l’attrice tahitiana Tarita Teriipia, con cui intraprende una storia d’amore durata dieci anni.
I due sul set si innamorano follemente, nonostante la differenza di età. Infatti all’epoca la giovane ragazza aveva meno di diciotto anni. Più o meno la storia andò un pò come nel film, il tenente si innamora della giovane ragazza, rimanendo folgorato dalla sue bellezza e purezza. Tanto da abbandonare tutto per lei. E infatti Brando, figlio di Hollywood lascia tutto per costruire la sua storia d’amore con la giovane promessa.
All’epoca dopo l’interpretazione del colossal che costò quasi il fallimento alla Metro-Goldwyn-Maye, per le ingenti spese, venne corteggiata dalle major di Hollywood ma lui la costrinse a rinunciare, ripiegandola ad una vita dedicata solo a lui e ai suoi figli Teihotu e Cheyenne Brando. I due coronano la storia d’amore, sposandosi nel 1962, man mano che il tempo passa Tarita fa i conti con il forte carattere del marito, che il più delle volte alternava tenerezza e crudeltà fisica e mentale.
La mia vita d’inferno accanto a Marlon -Tarita Teriipia
Dopo le nozze l’attore decise di comprare l’isola di Tetiaroa, che era completamente disabitata, per farne il suo “luogo di pace” lontano dai paparazzi e dai riflettori di Hollywood. Sognava anche di fondare sul suo territorio un’università per insegnare il rispetto per le biodiversità. Tutto questo oggi è diventato un resort, The Brando, spesso frequentato da grandi vip, un luogo immerso tra le meraviglie della natura.
L’amore però si trasforma in tragedia. Durante gli anni sessanta, il divo è impegnato in altri film, che non riscuoto però un grande successo. Da Missione in Oriente (1963) a I due seduttori (1964) accanto a David Niven fino a I morituri. Brando è un padre assente, a volte violento e molto apprensivo. Cerca in tutti i modi di tenere i figli lontano dai pericolosi riflettori di Hollywood, dichiarava:
sono troppo ingenui, verrebbero stritolati dai ritmi frenetici degli Usa
Soprattutto Cheyenne che risente molto della bipolarità del padre e del divorzio dei genitori nel ’72, che inizia a rinchiudersi nell’alcool e nelle droghe fino ad arrivare al suicidio dopo la tragedia, che ha causato la morte del giovane fidanzato.
Marlon Brando e il conubio con Charlie Chaplin, Sophia Loren e Liz Taylor
L’ascesa del divo prosegue, nel 1966 si ritrova sul set con l’allopra promessa e giovane Jane Fonda nel film La Caccia, dove Brando è lo sceriffo Calder alle prese con un giovane evaso dal penitenziario interpretato da nonché di meno che Robert Redford.
Ma le sorprese non finiscono qui, nel 1967 è chiamato da Charlie Chaplin nell’omonimo ritratto della Contessa di Hong Kong accanto a Sophia Loren nei panni dell’affascinante contessa Natasha Alexandroff, una profuga russa di nobile origine costretta all’esilio per le vicende rivoluzionarie della sua madre patria.
Marlon Brando? Con me tutto bene, aveva invece rapporti difficili con Chaplin. Un giorno stavamo provando la scena iniziale, dovevamo essere seduti ad un tavolino in un grande salone, ed io ero la sua innamorata. Passano i minuti, le mezzore e Chaplin comincia ad innervosirsi. Finalmente arriva e comincia a parlare. Aveva una voce non bella, ma quel giorno gli s’incroccava e non voleva uscire. Chaplin che sentiva poco mi disse di dirgli di alzarla, ma lui continuò così, per cui Charlie mi pregò di dirgli che se l’avesse fatto ancora l’avrebbe rimpiazzato. Diglielo tu stesso risposi perché non volevo entrarci. Glielo disse e Marlon non si azzardò a farlo più. Però loro continuavano a non avere un bel rapporto, tanto è vero che una volta gli fece ripetere la scena 50 volte e poi disse al ragazzo dei ciack ‘buona la prima’
Una commedia ironica e spudorata, dove al centro c’è il rapporto di odio e amore tra la ragazza e il suo corteggiatore, il ricco diplomatico Ogden Mears (Marlon Brando).
Nello stesso anno arriva l’interpretazione accanto a Elizabeth Taylor con Riflessi in un’occhio d’oro, un film drammatico che vede al centro passione, desiderio, tradimento un morte. Un’opera corale con due pilastri dell’Hollywood system, caratterialmente molto simili.
Il conubbio con l’Italia però non si spezza, dalla collaborazione con la Magnani e la Loren arriva quella con Gillo Pontecorvo, il regista italiano per eccellenza che scrittura Brando nel ruolo di William Walker in Queimada (1969).
Il periodo buio e la nuova chance con Il Padrino e Ultimo tango a Parigi
Dopo una serie di flop al botteghino con Candy e il suo pazzo mondo (1968) e Improvvisamente un un’uomo nella notte (1972), arriva la chance per Brando di rinascere e consacrarsi per sempre nel registro delle leggende cinematografiche. Un giovane regista, di nome Francis Ford Coppola, cerca un’attore che possa ricoprire i panni del suo Vito Corleone nel Il Padrino. Brando era perfetto per quel ruolo. Batuffoli di cotone in bocca per ricreare mascelle prorompenti e l’aspetto da bulldog, timbro da mafioso alla Frank Costello e capello sparato all’indietro. Lui era l’uomo che Francis stava cercando.
L’interpretazione ne Il Padrino gli costa il secondo Oscar che prò per la prima volta nella storia del cinema, non viene ritirato. Infatti l’attore manda dall’attrice di origine apache Sacheen Littlefeathe, in segno di protesta per le ingiustizie verso le minoranze, soprattutto i nativi americani.
Nello stesso anno, l’attore, torna al centro dello scandalo con Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Due sconosciuti, si incontrano in un’appartamento a Parigi, e intraprendono una relazione intima, tra scene di sesso e dialoghi scomodi, il film suscita scandalo, tanto da essere il primo film italiano ad entrare nella storia della censura.
Famoso e mai confermato è il presunto stupro consumatosi nella scena del burro, dove Brando all’insaputa della collega Maria Schneider avrebbe attuato una manovra anale, proprio sul set, con la complicità del regista. Questo però, non è mai stato del tutto confermato.
Il punto di non ritorno per l’attore hollywoodiano
Gli anni ’70 sono una montagna russa per il divo americano, dal successo dei due film sopra citati a il ruolo in Superman (1978) dove interpreta Jor-El. Coppola lo richiama nuovamente in un nuovo film capolavoro; Apocalypse Now, ma l’era Brando stava già cominciando a spegnersi piano piano. L’attore cominciava a rifuggiare i dispiaceri della vita privata e la depressione, nel cibo. Quando Brando si presentò sul set in evidente sovrappeso, il regista racconta di quanto sia rimasto stupito, visto che secondo la sceneggiatura il personaggio doveva apparire in forma:
Era già grasso quando l’ho assunto, ma mi promise che si sarebbe rimesso in forma, ma arrivato sul set era molto grasso e restìo a parlarne… ed era irremovibile sul fatto che non volesse essere ripreso in quello stato.
Infatti, nel ruolo del colonnello Kurtz viene ripreso quasi sempre in controluce e mai a figura intera.
La fine di un divo, la cui leggenda è incisa sui libri
Nel 1990 prese parte alla commedia Il boss e la matricola, accanto al giovane Matthew Broderick e dopo alcune gravi tragedie private, tra cui l’accusa di omicidio per il figlio e il seguente suicidio di Cheyenne, ritornò a recitare con l’interpretazione dello psichiatra nel film Don Juan De Marco – Maestro d’amore (1995), accanto a Johnny Depp, con il quale collaborerà una seconda volta nel film Il coraggioso (1997), diretto dallo stesso Depp.
La sua ultima apparizione televisiva risale al 7 settembre 2001 quando, insieme ad altre stelle del cinema, partecipò al Michael Jackson: 30th Anniversary Celebration in occasione dei trent’anni di carriera del cantante e suo grande amico. Sul palco, in gravi condizione tenne un discorso sull’abuso sui minori, molto criticato all’epoca dato le recenti e fresche accuse contro il cantante.
Il suo ultimo film è stato The Score (2001), l’unico interpretato assieme a Robert De Niro. I due infatti, sono legati dal premio Oscar vinto per lo stesso ruolo, di Vito Corleone.
Negli ultimi anni della sua vita, l’attore si ritira in una lussuosa villa a Mulholland Drive, sulle colline di Hollywood; sofferente di diabete e raggiunto un peso di quasi 140 kg, muore a Los Angeles il 1º luglio 2004, a causa di una grave crisi respiratoria, dovuta a un enfisema polmonare che lo affliggeva da tre anni.