Magic Alps di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi è il miglior film di autore italiano, al Fano International Film Festival, rassegna del cinema corto, con un interprete d’eccezione: Giovanni Storti.
Giovanni Storti, lascia per meno di 15 minuti Aldo, Giovanni & Giacomo, per interpretare il responsabile di un centro profughi che deve vagliare la richiesta di un profugo afgano e della sua capra. Questa storia, surreale quanto vera, mise in crisi, non solo il buon Giovanni o chi per lui, ma anche il ministero dell’interno e il ministero dell’agricoltura; alla fine fu deciso di sopprimere l’animale.
Brusa e Scotuzzi non sono nuovi al genere del cortometraggio e neppure al soggetto.
Nel 2015 diressero Nur, la storia di una volontaria in un centro di accoglienza e una profuga siriana; del 2017 è Respiro, storia di una migrante e una trafficante con due dita di pelo sullo stomaco.
Oltre al merito di puntare l’attenzione su un argomento attuale ed estremamente importante, va sottolineata la scelta stilistica di usare un formato quasi quadrato, il 4:3. I motivi li spiegano i registi: “Confrontandoci con il nostro direttore della fotografia Giuseppe Favale abbiamo deciso di non usare un formato panoramico principalmente per due fattori: uno stilistico e uno legato al luogo in cui abbiamo girato. Il 4:3 chiude con più forza il personaggio nei primi piani, rende la sua esperienza più claustrofobica e aiuta il pubblico ad entrare subito nel suo punto di vista. Magic Alps racconta l’incontro tra il pastore afgano Said, interpretato da Hassan El Aouni, e il funzionario del centro di accoglienza, interpretato da Giovanni Storti, entrambi in balia di una burocrazia cieca che li mette sotto una pressione crescente. Il 4:3 ci ha aiutato a rendere al meglio questa nostra esigenza. Il luogo dove abbiamo girato, inoltre, favoriva a livello estetico questa scelta stilistica. Abbiamo ricostruito il centro di accoglienza nei sotterranei di una scuola di Limbiate, un paese alle porte di Monza. Quegli ambienti erano alti e stretti e si prestavano bene a essere ripresi e valorizzati con un formato tendente al quadrato”.
Altro pregio è che non si tratta di un film a tesi o di aperta denuncia, si tratta solo di una storia. A tirare le conclusioni ci pensa lo spettatore.