In quest’ultimo mese c’è stato un bel da fare per chi lavora nella fiction Le indagini di Lolita Lobosco. Iniziamo dal principio.
Sapevi come è nata l’idea di fare una fiction sul personaggio creato dalla bravissima Gabriella Genisi?
Una sera come tante altre la scrittrice riceve una telefonata. All’inizio quando risponde lei stessa è incredula a chi ci sia dall’altra parte del filo del telefono. Erano Luca Zingaretti e Luisa Ranieri entusiasti dei romanzi che vedevano protagonista la prima vice questore donna e con un sex-appeal non indifferente.
Lolita Lobosco – Differenze tra il romanzo e la fiction
Come a volte ti ho già accennato non è facile portare esattamente la storia di un libro sul set cinematografico, sia esso un film o una serie televisiva. Di fatto, c’è una costante attenzione a cercare di toccare le corde giuste per entrare nelle case e nei cuori delle persone. Non a caso ho messo il video in cui traspare il conflitto tra Lolita ed il padre a cui era molto affezionata ma dal quale si sente tradita, di cui ti parlo fra pochissime righe.
Per concessione della stessa scrittrice riportiamo un commento fatto da Massimo Gaudioso sceneggiatore de Le Indagini di Lolita Lobosco, nonché Premio David 2019 per Dogman, regia di Matteo Garrone.
“L’ex direttore di Rai Fiction, persona di notevole competenza, aveva chiesto a noi sceneggiatori di scrivere una scheda del personaggio e una back-story convincente, senza le quali non avrebbe dato vita al progetto. La biografia della protagonista che emergeva dai romanzi non bastava per un motivo molto semplice: non era sufficiente a dare al personaggio quella tridimensionalità che è requisito necessario di qualsiasi narrazione seriale televisiva contemporanea.
Che piaccia o no, specialmente nel genere poliziesco non basta più, infatti, creare una biografia dettagliata del personaggio (dove sono incluse naturalmente anche le sue caratteristiche fisiche e le attitudini) ma bisogna far sì che questa biografia produca senso e ulteriore racconto (la cosiddetta linea narrativa orizzontale che deve procedere in parallelo a quella principale dell’investigazione).
La complessità del personaggio, la sua tridimensionalità, la si ottiene soprattutto attraverso il conflitto, sia quello con il mondo esterno che con quello interiore. Per raggiungere questo obiettivo, per trovare cioè nella biografia di Lolita un elemento profondamente caratterizzante della sua personalità, ci sono stati concessi due mesi. Nel corso di questo tempo abbiamo esplorato tutte le possibilità che ci venivano offerte dalle pagine dei romanzi di Lolita.
Gli eventi significativi erano tre: la morte del padre carabiniere; la precedente esperienza di lavoro al nord; la relazione sentimentale fallita (matrimonio). Questi tre eventi però non rispondevano ancora in modo soddisfacente alla richiesta che ci era stata fatta. La morte di un padre carabiniere davanti ai propri occhi è senz’altro un evento cogente nella vita di una bambina, ma rende la sua decisione di entrare in polizia un atto quasi dovuto.
Tale evento, che si richiama alla retorica del martire caduto nell’adempimento del suo dovere e che è ormai un topos delle fiction e di quelle di Rai Uno in particolare, non essendo portatore di conflitto interiore, se non il senso di colpa per non aver potuto fare niente, dava una motivazione debole al personaggio. Abbiamo anche provato a sviluppare gli altri due eventi, l’esperienza negativa al nord e la relazione sentimentale fallita.
Il primo è rimasto, anche se sotto traccia: adesso si dice che Lolita ha lavorato a Legnano ma è stata allontanata con una promozione a vice questore, promozione ipocrita perché con il suo lavoro investigativo aveva smascherato una rete di poteri forti locali. Anche questo evento però era poco fertile e soprattutto non corrispondeva al tono giallo-rosa che la Rai voleva dare alla serie per differenziarla dalle tante già esistenti -a partire da Montalbano per finire con Imma Tataranni, anche lei donna del sud- evitando inutili doppioni.
Il secondo, la delusione sentimentale, è stato subito scartato, in quanto poco originale e troppo semplicistico. O meglio è rimasto in qualche modo ma è stato relegato all’adolescenza (Stefano Morelli) e si risolve nel primo episodio. L’idea del padre contrabbandiere invece ha subito trovato l’accoglienza entusiastica di tutti, produttori e Rai proprio perché è l’opposto del padre carabiniere senza peccato. Questo difetto rende il rapporto più dinamico e conflittuale, quindi più interessante in termini di racconto. Lolita scopre che il padre le ha mentito (l’uomo ideale, il primo grande amore di qualsiasi figlia), l’ha tradita.
E questa delusione crea una ferita profonda che condiziona fortemente il suo rapporto con gli uomini (confermato poi dal tradimento del suo primo ragazzo Stefano Morelli, che come scoprirà però era anch’esso riconducibile in qualche modo al padre, al suo status). Questo precedente incide non solo nella sua vita privata (ci spiega tra l’altro perché una donna bella come Lolita non sia ancora riuscita a creare una relazione) ma in quella professionale. Lolita decide di diventare poliziotta non solo per amore della verità e della giustizia, ma anche per affrancarsi dal padre, perché ha capito la differenza tra bene e male, per uno spirito di rivalsa sociale.
Lolita non fa carriera grazie al padre ma malgrado suo padre. È estremamente difficile per la figlia di un pregiudicato diventare poliziotta (ci siamo bene informati, ovviamente) e affermarsi vincendo un doppio pregiudizio.
Il conflitto col padre inoltre ne crea uno, di grado minore, anche con la madre e con la sorella, che a differenza sua hanno sempre vissuto il suo lavoro come se fosse la cosa più normale del mondo.
Questo conflitto lo abbiamo raccontato con tono di commedia e rende più incisiva e calda la famiglia. Essere figlia della parte della città meno pulita da’ infine una ulteriore motivazione al bisogno di emancipazione di Lolita, genera quel rapporto di odio/amore con la città che tante persone del sud conoscono bene e che prima le spinge lontano e poi le attira attraverso il mito della nostalgia del ritorno.
Tutte queste cose, ed altre ancora che scoprirete, danno origine a quel personaggio più sfaccettato e problematico, dunque più complesso che ci si era auspicati. Senza anticiparne gli sviluppi mi auguro che questa back-story sia generativa di forti emozioni e soprattutto di una ancora maggiore empatia nei confronti della nostra protagonista. La stessa che lei prova per tutti quelli, buoni e cattivi, che hanno a che fare con lei e che è sempre dovuta al suo passato.
Questo testo dà, più di altri, il senso di come viene costruita una fiction o un film ispirati ai romanzi. Infatti, c’è un termine per delineare la forma che prenderà il progetto al quale si lavora. Noterai dalla prossima volta che ascolterai il trailer in cui verrà esplicitamente detto liberamente ispirato ai romanzi di Gabriella Genisi Le indagini di Lolita Lobosco. L’ultima puntata di lolita è per stasera alle 21.30 su Rai 1. Assolutamente da non perdere per scoprire se ci saranno spunti per altri episodi.