Uno dei prodotti più attesi dell’anno, dato anche il fatto che l’idea della sua realizzazione è partita ormai quasi dieci anni fa, è senza dubbio Locke & Key, la nuova serie targata Netflix tratta dall’omonima graphic novel a cura di Joe Hill, il brillante figlio del Re del Brivido Stephen King, e dall’illustratore Gabriel Rodriguez. Vincitrice di svariati premi, tra cui l’ambizioso Eisner Award, che nel mondo dei fumetti equivale più o meno all’Oscar in quello del cinema, Locke & Key è un’opera in sei volumi, usciti tra il 2008 e il 2014 che, soprattutto negli Stati Uniti, si è creata un’ampia fetta di pubblico e ha attirato molti consensi grazie alle tematiche trattate e allo stile dark che pervade ogni volume.
La trasposizione del fumetto era nell’aria ormai dal 2011 e nello stesso anno Fox ha rilasciato un pilot prodotto da Steven Spielberg. L’insuccesso dello stesso ha poi convinto la major a vendere il prodotto ad altri network e prima di arrivare a Netflix, la statunitense Hulu ha ordinato un primo episodio sotto la regia di Andy Muschietti, autore della trasposizione di It, il cui secondo capitolo è arrivato nelle sale a Novembre 2019. Lo stesso Muschietti è poi stato scelto come produttore per la trasposizione arrivata infine su Netflix che pubblicherà i dieci episodi di Locke & Key a partire dal prossimo 7 Febbraio. Noi di iCrewPlay Cinema l’abbiamo vista in anteprima e ci siamo fatti una nostra precisa idea.
La famiglia Locke, composta da Nina e dai giovani Tyler, Kinsey e Bode, si trasferisce a Matheson pochi mesi dopo l’improvvisa morte del padre a causa di un omicidio perpetrato da un ragazzo apparentemente spinto dalla ricerca di risposte mai ricevute. Dopo poco tempo, il piccolo Bode comincia a udire dei bisbigli all’interno della grande casa, nota con il nome di Keyhouse e scopre che a “chiamarlo” sono delle particolari chiavi, ognuna con una forma diversa e ben precisa e dotate di straordinari poteri. Raccontare e dimostrare tutto agli scettici fratelli non sarà facile, ma una volta che anche loro scopriranno il potere delle chiavi riusciranno a capire quanto utili e allo stesso tempo pericolosi si rivelino. A complicare le cose ci si mette una misteriosa entità, liberata proprio da Bode, che farà tutto ciò che è in suo potere per impossessarsi delle magiche chiavi e per liberarsi per sempre dei Locke.
La magia e il mistero sono da sempre materie che attirano molto, al cinema e in TV, gli spettatori di tutto il mondo. E’ per questo che serie come Le terrificanti avventure di Sabrina o Stranger Things hanno così tanto successo. La stessa formula sembra essere stata adottata proprio per Locke & Key attenendosi a quello che sembra essere ormai definito come un ben preciso piano da parte di Netflix che mira a far arrivare a tutti, o perlomeno alla maggior parte dei suoi spettatori, i suoi nuovi prodotti.
Così, dopo una prima veloce introduzione, la storia entra subito nel vivo e il piccolo Bode dopo pochi minuti nel primo episodio comincia già a trovare le prime chiavi e a scoprirne il loro magico potenziale. Il resto della storia si sviluppa in maniera particolarmente rapida e il coinvolgimento dello spettatore è assoluto. In particolar modo l’attesa di scoprire cosa sono in grado di fare le chiavi trovate tra le varie stanze della gigantesca Keyhouse, è uno degli aspetti che traina la serie e fa desiderare di continuare a proseguire con gli episodi.
Tuttavia, chi ha letto il fumetto, avrà di che storcere il naso. In effetti, personaggi e ambientazioni, nonchè la storia di base, sono stati tratti dall’opera di Hill e Rodriguez, ma c’è il chiaro intento di volersi discostare abbastanza dalle vicende originali. Già il fatto di aver cambiato il nome della città in cui si svolgono i fatti, da Lovecraft a Matheson, denota questa volontà, ma la mancanza più marcata è senza dubbio quella riferita alle emozioni provate dai protagonisti, in profonda depressione per l’improvvisa perdita del padre. In particolar modo, il forte senso di colpa di Tyler, ben evidente nella graphic novel, è a malapena accentuato nella serie. L’idea è che si sia voluta costruire, in un certo senso, una storia diversa, seppur simile, per lasciar più spazio alla magia che alle emozioni.
Il mood della serie inoltre richiama in maniera palese i cosiddetti “teen drama” che stanno ottenendo un grande successo grazie ad altri lavori come Riverdale o il già menzionato Le terrificanti avventure di Sabrina. Per una volta, però, avremmo preferito un’ambientazione più dark, quasi horror, come nell’opera originale. La presenza, in un cammeo, dei due autori del fumetto, fa pensare però che, in un certo senso, il lavoro sia stato approvato dai due e non per questo la serie non funziona, anzi, i poteri delle chiavi, mi hanno lasciato personalmente più volte a bocca aperta e sono curioso di sapere se i Locke riusciranno a trovarne altre. Già perchè, come da tradizione “netflixiana”, il finale dell’episodio rimane aperto e fa presagire, salvo un disastro negli ascolti, che sarà presto prodotta almeno una seconda stagione. Senza contare che nella prima sono state ritrovate solo alcune delle molte chiavi presenti invece nel fumetto e che alcuni fatti che avvengono all’interno di Keyhouse sembra non abbiano spiegazione plausbile.
Il piccolo Jackson Robert Scott (It), che può essere considerato un po’ come il protagonista della storia, interpreta il ruolo di Bode, il più giovane della famiglia Locke e colui che sembra essere in grado fin dall’inizio di avvertire la presenza delle chiavi e di trovarle. La sua performance e quella di Emilia Jones (Youth – La giovinezza) sono probabilmente quelle che più convincono. In particolar modo, il ruolo di Kinsey, intepretato proprio dalla Jones, è quello più caratterizzato e in cui è più evidente una vera e propria crescita. Più sottotono invece Connor Jessup (BlackBird) e Darby Stanchfield (Scandal) nei rispettivi ruoli del figlio maggiore Tyler e della madre Nina. Causa anche una certa monoespressività, i due personaggi non sembrano mostrare emozione alcuna, nonostante quello che capita loro attorno e di certo si discostano eccessivamente dai personaggi raccontanti nel fumetto.