Alla ricerca del sottotesto
Indubbiamente, fortemente, dichiaratamente, caricaturalmente Giapponese. Dall’uso delle silhouette provenienti dal teatro delle ombre, ai riferimenti culturali più stereotipati: lottatori di sumo, sushi e wasabi, volutamente mortale, fino alla scelta di tradurre solo parte dei dialoghi, simbolicamente talvolta doppiati o addirittura dichiaratamente incomprensibili, creando questa separazione tra la comprensibilità dei cani e l’incomprensibilità di quasi tutti gli umani. E in questo “quasi” si nasconde una volontà, un sottotesto che apre uno svariato numero di ipotesi. Questi cani esiliati, tenuti al di là del mare, in una condizione d’isolamento, debolezza e rabbia, evocano lo stato di vita degli “ultimi“, additati e odiati, seguendo le logiche delle manipolazioni di massa ad opera degli astanti del potere: il dito indice contro un capro espiatorio designato! Il ruolo di chiaroveggente e ribelle è affidato ad una giovane attivista acuta, capace di un’incisiva analisi sulle dinamiche manipolatorie della comunicazione.
Sin dal principio del film i suoni, le inquadrature, non lasciano dubbi: si tratta di un film prestato al cartoon, privo del clima magico dei cartoon di Miyazaki a cui pure, in certe atmosfere da Castello errante di Holl, pare strizzare l’occhio. Pur rispettando lo schema del viaggio dell’eroe nelle vesti del piccolo pilota, con tanto di mentore peloso e diffidente e l’ ombra ovvero lo zio Sindaco, fautore di quest’odio strategico, l’epilogo non risulta banale, pur essendo in buona parte prevedibile. Intriso di perle di saggezza, pronunciate da musi pelosi malaticci e sporchi, deportati nell’isola della spazzatura, l’isola dei cani è un racconto classico, con trovate interessanti quanto schizofreniche. Dotato di una colonna sonora inquietante ed ossessiva, non perde occasione di rimarcare una pesantezza ed una gravità che riconducono a racconti drammatici. Probabilmente la parte più coinvolgente del film risiede proprio nelle immagini, talvolta veri e propri quadri; la stessa isola, in svariate immagini, richiama i dipinti del tedesco Caspar David Friederich, vedi: il mare di ghiaccio. Destabilizzante, mentale, adulto, non abbastanza geniale da potersi considerare imperdibile, non troppo duro da doversi sconsigliare ai bambini, un bel film, con significati simbolici sparsi ovunque.
L’Isola dei Cani è un film di genere animazione,in stop motion, del 2018, diretto da Wes Anderson, con Bryan Cranston e Scarlett Johansson. Durata 101 minuti. Distribuito da 20th Century Fox.