Lightyear
Regia: Angus MacLane Sceneggiatura: Angus MacLane Produttore: Galyn Susman Casa di produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures Musiche: Michael Giacchino Paese di produzione: Stati Uniti D’America Anno: 2022 Durata: 100 min Genere: Animazione, commedia, fantascienza, avventura Cast di voci: Chris Evans, Peter Sohn, James Brolin, Uzo Aduba, Keke Palmer, Isiah Whitlock Jr, Efren Ramirez, Taika Waititi, Dale Soules, Bill Hader, Keira Hairston, Timothy Peake
Sinossi Lightyear
Il giovane astronauta Buzz Lightyear è alle prese con il suo primo volo di prova che dovrebbe durare solo quattro minuti, ma succede qualcosa di straordinario durante il test. Mentre è in volo, il ranger spaziale sembra attraversare una specie di varco temporale che lo porta 62 anni avanti nel tempo. Adesso che si trova nel futuro, Buzz dovrà cercare un modo per tornare nel suo tempo. Ad accompagnarlo in questa missione ci sono il gatto robotico Sox, Izzy Howthorne, nipote di Alisha, e l’imperatore Zurg.
Chiunque sia stato bambino negli anni ’90 ha sicuramente avuto modo di tenere tra le mani la videocassetta del primo film di Toy Story (1993) un piccolo gioiello dell’animazione firmato Walt Disney Pixar, che ha il merito di aver portato l’animazione al livello successivo, facendo appassionare il giovane pubblico di allora alle vicende dello sceriffo giocattolo Woody e del suo gruppo di amici, tra cui su tutti, a rubare la scena, c’era senza dubbio Buzz Lightyear, il giocattolo dell’astronauta responsabile della vendita di numerosi gadgets dedicati alla pellicola.
Oggi sono trascorsi quasi 30 anni, e l’emozione che ci ha portato a dimostrare interesse nei confronti del film Lightyear è presto detta, determinata dalla curiosità di scoprire cosa si celasse dietro le origini del giocattolo, chi sia il vero, tangibile space ranger su cui il pupazzo situato nella stanza del piccolo Andy è basato. Ebbene posso dire che le aspettative rivolti nei confronti della pellicola che ad oggi si è assunta tale compito sono state ripagate, ma con qualche riserva.
Molte possibilità, poche avventure
Se è vero che la promessa del film è quella di rivelare finalmente al pubblico ciò che ha reso così iconica la figura dello space ranger protagonista, è anche vero che il tutto, a livello di evoluzione di intreccio narrativo, non procede come ci si potrebbe aspettare. La promessa di avvincenti battaglie nello spazio contro la nemesi per eccellenza del personaggio, l’imperatore Zurg, viene mantenuta solo in minima parte, difatti la maggior parte dei momenti del film non si concentrano tanto su quello che concerne l’azione, ma piuttosto su momenti più legati alla conoscenza dei singoli personaggi, compreso lo stesso Buzz, i quali però rivelano una caratterizzazione delle singole figure ad un livello sufficiente, che quindi non risulta essere abbastanza approfondita per far si che lo spettatore ne rimanga attratto durante lo scorrere della visione.
Successivamente alla visione della pellicola dunque, si ha la sensazione, specie dopo aver assistito a ciò che accade durante la fase centrale del film, che ciò che è stato messo in scena non sia altro che una serie di meri e sciapi pretesti per imbastire un procedere degli eventi che giustifichi la necessità di aver realizzato un’intera pellicola dedicata alle origini del personaggio di Buzz, il che può far sorgere il dubbio agli spettatori più attenti, che il prodotto sia stato realizzato con lo scopo principale di puntare al guadagno facile e sicuro, tramite il riutilizzo di una figura ormai entrata a pieno diritto all’interno dell’immaginario collettivo per quanto concerne l’animazione cinematografica.
Non aiuta in tal senso il doppiaggio, il quale seppur risulti ben fatto, ed in specie l’interpretazione del personaggio protagonista a cura di Alberto Malanchino sia tutto sommato ben riuscita, non riesce comunque a generare una coerenza che si possa definire tale rispetto a quanto visto del personaggio all’interno della saga originale di Toy Story, seppur ricordando che lì si sta avendo a che fare con un giocattolo.
Si parla pur sempre della Pixar
Tuttavia, se è vero che dal lato narrativo il film procede su binari prestabiliti, senza guizzi particolari e palesando l’idea che il tutto sia stato messo insieme senza il voler portare all’eccesso l’inventiva degli sceneggiatori, anzi, c’è comunque da ricordare il fatto che si sta pur sempre parlando di una pellicola della Pixar, il che garantisce comunque qualche vantaggio, come ad esempio la resa visiva dell’animazione, la quale risulta sempre di ottima fattura, in questo caso volta al voler restituire dei tratti più umani al personaggio protagonista, facendo si che le sue emozioni quando si manifestano, vengano riportate nel migliore dei modi anche sul suo volto.
Altro elemento che ci aspetteremmo di trovare all’interno di un prodotto di questo tipo è poi sicuramente la presenza di un personaggio che sia in grado di rubare la scena, magari un comprimario che riesca a divertire il pubblico in modo semplice e genuino, in questo caso abbia infatti il gatto robot Sox, il quale è sicuramente uno degli aspetti migliori della pellicola.
Era dai tempi di Toy Story 4 (2019) che non veniva proposto una figura secondaria così accattivante e bizzarra, con la sua voce computerizzata, che volutamente risulta inadatta rispetto a ciò che ci si potrebbe aspettare, il piccolo micio risulta essenziale per garantire al pubblico più giovane e non solo il giusto quantitativo di risate, all’interno di un film che forse, talvolta, tende a prendersi fin troppo sul serio, dimenticando quello che sta trattando, lasciandosi andare un po’ troppo al lato sentimentale della storia, la quale però difficilmente sarà apprezzata dal pubblico più giovane, che risulta indubbiamente il target principale al quale si rivolge una produzione di questo tipo.