In queste settimane ho voluto raccontarti, episodio dopo episodio, la serie evento RAI Leonardo, che ogni martedì puntuale alle 21.30 ha illustrato la vita pubblica e privata di questo uomo immenso e poliedrico.
L’ho fatto senza critiche né osservazioni personali, limitandomi a raccontare la realtà dei fatti narrati, con un punto di vista appassionato e ammirato per la figura di quest’uomo, nonché assolutamente obbiettivo e imparziale.
Se non lo hai fatto, ti invito pertanto a leggere i precedenti articoli, che ti confermeranno quanto detto: Leonardo: la prima puntata; Secondo appuntamento con Leonardo: la serie; Leonardo serie TV da poco concluso il terzo appuntamento e Leonardo: ultima puntata.
Ora però una domanda vorrei farla io a te, iCrewer: sei consapevole che non tutto ciò che hai visto corrisponde a verità, e che molto di quanto ci è stato raccontato, è una finzione, una trovata cinematografica per rendere la sceneggiatura più ricca e romanzata?
Le note dolenti
È probabilmente vero che, se gli autori avessero dovuto davvero attenersi a quella che fu la vita di Leonardo, questa fiction sarebbe risultata alquanto noiosa e pesante.
Il genio vinciamo, infatti, era quello che si suol definire “uno sgobbone” che trascorreva ore e ore sui libri, studiando, sperimentando e perdendosi in chissà quali pensieri, molto lontano quindi dall’avventuriero che la serie televisiva ci presenta, ma oltre a questo, c’è ben altro.
Partiamo dall’infanzia. La fiction ci racconta una storia al limite fra l’abbandono e i maltrattamenti che il giovane vinciano avrebbe patito e sofferto, prima di riuscire a entrare nelle grazie del maestro Verrocchio, allontanato e mal voluto da un padre che solo alla fine dei suoi giorni, pentito, riconosce la grandezza di un figlio che per tutta la vita avrebbe sofferto per quella mancanza.
Bhè, se è pur vero che Leonardo fu frutto di una relazione illegittima del notaio Piero da Vinci di famiglia facoltosa, e di Caterina, una donna di estrazione sociale inferiore e che, essendo la situazione di quest’ultima ormai compromessa, Leonardo non andò a vivere con la madre, che ne nel frattempo aveva contratto un “matrimonio di riparazione” con Antonio di Pietro del Vacca di Vinci, frequentò comunque la casa materna nel Paese di San Pantaleo.
Riguardo al padre, invece, sappiamo che Leonardo non ha avuto un grande rapporto con lui, che lo andava a trovare raramente a Vinci, ma lo introdusse nella miglior scuola d’arte esistente in quel periodo dove iniziò la sua leggenda, credendo fermamente nelle sue doti.
Non è inoltre chiaro, dalle fonti, se Leonardo sia stato presentato al Verrocchio su intercessione di Lorenzo dè Medici o se fu proprio ser Piero che, tenendo anche i conti della famiglia de Medici, conosceva personalmente lo stesso Verrocchio.
E Caterina? Ti sorprenderà senz’altro sapere che l’unica “Madonna” della vita di Leonardo ad avere questo nome, fu colei che lo mise al mondo, una donna di servizio che lavorava presso la famiglia da Vinci.
La fiction appare infatti costruita attorno al personaggio di Caterina da Cremona (Matilde De Angelis), unico e vero grande amore del Maestro,
“Un enigma come il cielo, questo era lei per me”
“Conoscevo i contorni del suo viso meglio dei miei, per me era l’amore”
A causa sua, per l’accusa di averla avvelenata, per tutta la durata della narrazione infatti, Leonardo ci viene presentato, rinchiuso nella prigione del Podestà, a Milano.
Esistono poi delle note nei fogli di Leonardo per spese sostenute da una Caterina che abita con lui a Milano dal 1493 per qualche anno, a cui Leonardo paga un funerale piuttosto dispendioso. L’ipotesi più accreditata è però che si tratti di sua madre, anche se viene sempre nominata solo con il nome. A parte questa misteriosa Caterina milanese, intorno a Leonardo adulto compaiono quasi esclusivamente figure maschili.
La sua vita viene snocciolata con l’escamotage della digressione e del racconto, affidato da Stefano Giraldi, ambizioso ufficiale del Ducato di Milano, incaricato di estorcergli la confessione di essere proprio lui il carnefice di Caterina.
Peccato appunto, che Caterina non sia mai esistita, così come un’accusa di omicidio nei confronti di Leonardo, ma c’è sicuramente da riconoscere che, la storia che gli autori sono riusciti ad imbastire, ci ha tenuti incollati allo schermo dall’inizio alla fine, facendoci quasi dimenticare che è di Leonardo Da Vinci che si parlava.
Già, Leonardo.
La fiction sembra concentrarsi molto più su ciò che di incompiuto il maestro ha lasciato dietro di sé (la statua di Francesco Sforza a cavallo, il Battesimo di Cristo, La Battaglia di Anghiari) piuttosto che su capolavori che a tutt’oggi il mondo ci invidia come La Gioconda o La dama con l’ermellino, appena accennati, così come i suoi studi sulle proporzioni del corpo umano (uomo vitruviano), mentre altri restano del tutto dimenticati (Vergine delle rocce, Salvador Mundi).
Una maggior visibilità viene data, per fortuna direi, a capolavori come L’ultima cena o il Ritratto di Ginevra de’ Benci del quale, a onor del venero, ci viene raccontata in maniera veritiera e dettagliata la storia che ne determinò la realizzazione, ovvero il matrimonio (combinato) di una fanciulla appartenente a una famiglia in stretto contatto con il padre di Leonardo, con un uomo molto più grande di lei.
“Ritrasse la Ginevra d’Amerigo Benci cosa bellissima”
scriveva Giorgio Vasari
“la dipinse con una tale perfezione che sembrava non essere un ritratto ma Ginevra stessa”.
Anche qui tuttavia, un pizzico di finzione si può ravvisare, perché il ritratto fu certamente tagliato, come dimostra l’incompletezza dell’immagine dipinta sul retro, che sembra richiamare gli emblemi del Bembo, ma non si sa quando né perché.
Anche l’episodio in cui Leonardo salva Ludovico il Moro facendogli bere un antidoto da lui preparato, è totalmente inventato, benché sappiamo che le sue conoscenze anche in campo chimico fossero approfondite; sappiamo ad esempio, a alcuni scritti che ci sono pervenuti, che Leonardo insegnò alle dame rinascimentali tecniche per rimuovere i peli e per raccogliere i capelli in sofisticate acconciature, raffigurate anche in numerosi suoi dipinti, o di ricette per “fare li capelli di neri gialli”, create per assecondare il desiderio delle nobili dell’epoca di schiarire le proprie chiome in diverse tonalità, ma non ci sono mai pervenute notizie di antidoti da lui approntati.
Anche qui pertanto, finzione e storia si intrecciano, perché è invece possibile (ma non sicuro, come non è nemmeno sicuro che sia stato avvelenato) che Ludovico il Moro abbia davvero avuto un ruolo nella morte del nipote Gian Galeazzo, duca di Milano, avvenuta però anni dopo rispetto a quanto mostrato nella fiction, dove muore ancora bambino.
Leonardo ci viene presentato come una persona timida, introversa, dai modi gentili ma decisamente rozzo e trasandato nel modo di vestire.
https://www.youtube.com/watch?v=xad_lrlTzw8
Dai primi biografi, viene invece descritto si come un carattere gentile e generoso, ma anche fortemente carismatico e dotato di grande fascino, come d’altronde Aidan Turner, che lo interpreta nella fiction.
Secondo il Vasari era
“un conversatore brillante che affascinò Ludovico il Moro con la sua arguzia; un uomo sorprendentemente bello ed avvenente, ma anche di fisico forte e buono di animo… la lunghezza del suo scheletro misura 173 cm, che per i canoni dell’epoca era più che accettabile.
I ritratti indicano che, avanti con gli anni, teneva i capelli lunghi e fluenti cadenti sulle spalle, questo in un tempo in cui la maggior parte degli uomini li teneva tagliati corti; ancora, mentre la maggioranza dei suoi contemporanei si rasava o teneva comunque la barba corta, ecco che invece la barba di Leonardo raggiungeva il petto”
Anche sul suo modo di vestire, che in tv ci appare piuttosto semplice appunto, sappiamo invece che nella realtà era piuttosto insolito e originale, soprattutto nella scelta dei colori molto vivaci; in contro tendenza quindi con i dettami dell’epoca, che prevedevano che gli uomini maturi indossassero vesti lunghe e severe.
I colpi di scena non mancano, come in ogni fiction che si rispetti e soprattutto alla fine di questa “storia romanzata”, sembra di assistere ad un thriller in perfetto stile Codice da Vinci, un mistero degno di Dan Brown, con tanto di Padre nostro recitato da una voce fuori campo, e il cappio che sembra porre fine a tutto.
In ultimo, non mancano alcuni “scivoloni” che solo ad un occhio attento potrebbero non sfuggire, come ad esempio, il descrivere la sfera della cupola con un diametro di 2,5 metri e un peso di diciotto tonnellate, nonostante il sistema metrico decimale fosse ben lungi dall’essere stato introdotto, o espressioni utilizzate del tipo “teso come una corda di violino” che difficilmente potevano, all’epoca dei fatti, essere pronunciate, considerando che al tempo di Leonardo si usavano le lire da braccio e i primi protoviolini di cui si ha testimonianza sono della metà del 1500.
Onore al merito di alcuni aspetti
Errori e forzature sembrano quindi primeggiare nella serie tv Leonardo, ma c’è anche tanto di bello e di vero come le scene che ci mostrano il posizionamento dell’enorme sfera sulla sommità della cupola della cattedrale di Firenze.
Leonardo entrò effettivamente nella bottega del Verrocchio, quando avere circa 14 anni, proprio quando il maestro stava lavorando alla palla di coronamento della cupola (la cui collocazione rappresenta una delle scene più belle della fiction) e contribuì anche alla realizzazione del Battesimo di Cristo del maestro.
“e così l’allievo supera il maestro”
Molto realistico è anche il metodo di studio grazie al quale Leonardo apprende la tecnica del disegno dei corpi; davvero la sua capacità di rappresentare la muscolatura in maniera così vera, deriva dallo scrutare cadaveri veri, spesso i corpi di criminali giustiziati e in questo modo, i suoi studi, avrebbero modificato il corso della scienza.
A proposito dei suoi studi, davvero Leonardo fu al servizio di Cesare Borgia, e per lui disegnò e costruì diverse macchine belliche, ma soprattutto studiò il modo per migliorare le fortificazioni della città di Imola.
Leonardo, come ci dimostra la fiction, era fieramente avverso alla guerra, ma questo non gli impedì di studiare macchine micidiali, talvolta talmente terribili da scrivere lui stesso in nota che non si dovevano mai conoscere, perché sarebbero state usate per compiere atti esecrandi, come nel caso di un prototipo di macchina sottomarina.
“Inseguivo la verità, ma la inseguivo in modo sbagliato”
Davvero è esistito, nella vita di Leonardo, Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì, ed ebbe con lui un rapporto molto stretto, di tipo quasi paterno o forse di diversa natura.
Più volte infatti ci sono riferimenti espliciti o meno, ad una latente omosessualità di Leonardo, ma anche qui la storia non ci aiuta molto, ci sono molti indizi, ma nessuna certezza; l’unico dato certo è la denuncia anonima per sodomia, cui non venne dato seguito forse anche per il coinvolgimento di un Tornabuoni nella vicenda.
Nulla da dire, senz’altro, sulle ambientazioni.
Sia nelle scene interne che in quelle esterne infatti, nulla è lasciato al caso, e ogni dettaglio appare estremamente curato e perfettamente calato nell’epoca dei fatti.
Una produzione a carattere internazionale che ha visto coinvolte un gran numero di comparse e addetti ai lavori.
Il discorso della finzione infatti, credo sia legato proprio al fatto che si tratti di un prodotto pensato per un pubblico internazionale e come tale debba rispettare una sorta di necessità di spettacolarizzazione di un personaggio come Da Vinci che, come detto, ebbe una vita piuttosto noiosa.
Altro merito della fiction è sicuramente quello di aver alimentato il mercati librario, in quanto sembra abbia avuto un effetto benefico sui libri venduti, soprattutto quelli meno conosciuti.
Molto resta ancora da dire su questa personalità immensa e poliedrica, di come scrutava il mondo, i volti, la natura e già si fa strada l’ipotesi, che poi ipotesi non è già più, di poter assistere presto ad una seconda stagione della fiction.
I creatori Frank Spotnitz (I Medici) e Steve Thompson (Doctor Who) insieme ai registi Dan Percival (I misteri di Pemberley) e Alexis Sweet (Don Matteo), sembrano infatti aver confermato, attraverso la voce del produttore Luca Bernabei, che una seconda stagione ci sarà e racconterà di un Leonardo segreto a Roma”.
Leonardo è il primo progetto a guida italiana dell’Alleanza tra i grandi broadcaster pubblici dell’Europa continentale, ovvero Rai, la tedesca Zdf e France Télévisions, nata con l’obiettivo di sviluppare, in comune accordo, serie televisive innovative e di qualità, basate sulla cultura e i valori europei, che possano competere a livello globale e rivolgersi a un pubblico internazionale.
Siamo davvero molto curiosi di vedere quali altre invenzioni si intrecceranno alla trama storica, se Leonardo e Caterina, almeno nella finzione, avranno un futuro insieme.
Magari scopriremo altri lati oscuri e poco conosciuti di questa figura così carismatica e, perché no, anche la vera causa della sua scomparsa che, ancora oggi, è avvolta dal mistero.
Al di là delle polemiche, credo che Leonardo meriti di essere vista con la consapevolezza che è di una fiction che parliamo, non di un racconto biografico.
Vista in questi termini si qualifica senz’altro come un buon prodotto, adatto a tutti; una bella storia da gustare dall’inizio alla fine.