Il senso compiuto dell’amore
Tom & dad, il film di un amore, un film esistenziale, un on the road in cui la strada è fatta di terra e foglie, in cui i lunghi silenzi lasciano spazio ad un’efficace comunicazione con la quale, se si entra in contatto, è possibile deviare la sensazione di lentezza che un film così intimo e delicato può dare. Ogni minimo movimento ha il suo senso, che sia un tempo lungo o vuoto è un’illusione data dalla convinzione che la comunicazione verbale sia superiore alla prossemica. Un antagonismo rimarcato dalla dicotomia tra naturale e regolare dove, nella dimensione naturale ricade un’idea di oscura imprevedibilità, mentre, nella dimensione regolare, quelli che benpensano ritrovano la rassicurante ritualità collettiva. E’ la fuga quindi l’unica possibilità di naturale adesione a sé? In questo viaggio tormentato, alla ricerca dell’adattamento, la risposta cambia, ognuno ha il suo modo, ognuno i propri equilibri, ed è nella tensione di questo filo, su cui cammina il rispetto della propria essenza, che corre il senso compiuto dell’amore maturo.
Girovago, eremita, errante, vagabondo, perdigiorno, solitario, misantropo, asceta, anacoreta, romito, stilita, selvatico. Il numero delle parole che si utilizzano, in una certa lingua, per indicare un concetto, ha a che fare con le varie sfumature e l’importanza che questo concetto assume in quella specifica cultura. Per essere una scelta stramba e poco compresa, è senz’altro fitto il numero di sinonimi che designano il concetto di eremitaggio, probabilmente perchè ogni essere umano è sensibile al richiamo della natura. Se in Into the wild la solitudine uccide l’eremita, consapevole solo verso la fine dell’importanza della condivisione, qui l’amore separa, nel paradosso del rispetto delle diversità. Perchè la natura non s’inganna, l’uccello stanziale non diviene migratore ed il migratore nella stanzialità perde il filo conduttore della sua essenza. La comprensione, pur passando attraverso il dolore, è essa stessa amore. E … quel che è sbagliato per te no lo è per me. In questa riappropriazione d’identità personale si gioca un passaggio fondamentale: un genitore è un buon educatore quando favorisce nel figlio la capacità di mettere in luce se stesso. E se l’esempio superficialmente richiama l’emulazione, ad un’osservazione più attenta non sfugge la cifra di questa scelta estrema: il coraggio d’essere sé, la possibilità d’essere autentico.
Leave no trace– Senza lasciare traccia film indipendente di Debra Granick con Ben Foster e Thomasin Mekenzie in uscita nelle sale italiane dall’ 8 Novembre 2018