Lunedì 19 aprile è andato in onda su Sky Arte, Le catacombe di Napoli, documentario diretto da Andrea De Rosa, un viaggio straordinario attraverso le Catacombe di San Gennaro, di San Gaudioso e di San Severo, in uno dei quartieri tristemente famoso di Napoli, il Rione Sanità.
Il termine catacomba deriva dalle parole greche κατά κυμβής (katá kymbès – presso le cavità), erano perciò luoghi ricavati all’interno di cavità naturali, utilizzate per la sepoltura dei morti.
In una prima fase non sono luoghi esclusivamente cristiani, ma luoghi più che altro riconducibili alla pratica cristiana di sepoltura dei morti.
Le più antiche sono databili fra il II ed il III secolo d.C., in Africa e nella zona di Roma, luogo privilegiato perché il territorio si prestava a simili pratiche. Fra le più antiche e conosciute, quelle di San Callisto, circa sette ettari, sulla via Appia.
Le catacombe monumentali di San Callisto a Roma, sono la testimonianza di quella nuova epoca cristiana, inaugurata dall’Imperatore Costantino, che darà la possibilità alla religione cristiana, di uscire finalmente allo scoperto.
Testimoniano il passaggio ad una nuova era di accettazione del cristianesimo, per questo Papa Damaso, che pontificò sotto Costantino appunto, si preoccupò di restaurare una parte di queste catacombe, dove erano custoditi i corpi di altri papi, proprio come simbolo di questa svolta religiosa epocale.
Le catacombe sono cunicoli che custodiscono cadaveri, non sottoposti alla pratica di incinerazione e sorgono nei pressi dei cimiteri sub-divo, cioè di rito.
La crescita e lo sviluppo di questi luoghi, è direttamente proporzionale alla crescita dei seguaci di Gesù Cristo e del Cristianesimo, con necessità legate sia alla sepoltura dei propri defunti, sia alla celebrazione di riti, preghiere e funzioni religiose cristiane.
Luca Arcadi professore di storia del cristianesimo, nel documentario ci porta alla scoperta di un luogo simbolo della cristianità occidentale: le catacombe di San Gennaro a Napoli.
Un complesso molto unitario perchè i vari ambienti sono messi in comunicazione da stretti cunicoli, porte, scale e punti luce rappresentati da lucernari che accentuano il fascino di questo luogo perso nel tempo.
Molto di quello che vediamo oggi, in realtà è frutto dell’opera di restauro attuata durante il v secolo.
Le catacombe di San Gennaro nascono dalla fusione di almeno cinque luoghi di sepoltura sotterranea, avvenuta nel tempo e costituiti da vari ambienti: il vestibolo inferiore, quello inferiore, la zona greca, la basilica minor e soprattutto il sepolcro di Agrippino che è la zona più antica, Vescovo e patrono di Napoli e predecessore del Vescovo Gennaro.
Nella parte originaria delle catacombe di San Gennario, si può riconoscere un’architettura totalmente ipogea e la cosa più incredibile da osservare è che, quella stessa pietra che sotto terra ha generato i vuoti dei cunicoli e delle gallerie, nella città in superficie ha dato vita a strade, case e architetture urbane.
Vita e morte, luce e ombre, si mescolano e si confondono, dando vita a cardi e decumani.
L’anticamera alle catacombe di San Gennaro, è rappresentato dal complesso della Basilica di San Gennaro extra Moenia, straordinario per le sue dimensioni e per la sua stratificazione, che partendo dalla prima Basilica Paleocristiana, ha visto poi la costruzione dei vari cortili, del convento benedettino, del lazzaretto e dell’ospedale, piegandosi secondo l’orografia del luogo e seguendo i fianchi della collina sulla quale è stata costruita.
Un sistema di luoghi quindi, che ha accolto tutti coloro che hanno vissuto e vivono nel quartiere Sanità che si spera possa essere riqualificato e rinvigorito come meriterebbe.
Le catacombe di San Gaudioso si trovano invece nel corpo di una montagna e hanno accanto una cripta e un altare al di sopra che poi si gonfia con la basilica di Sanata Maria alla Sanità al di sopra.
La Sanità quindi è tanto altro rispetto a quello che siamo abituati a pensare e rivive oggi grazie ad un’impresa sociale, una cooperativa chiamata La Paranza, che ha fortemente creduto nella città di Napoli, nel quartiere in cui i suoi membri sono cresciuti, e soprattutto nella cultura e nell’arte, offrendo lavoro e dignità.
Un quartiere completamente cambiato grazie a questo progetto e alla riapertura, nel 2008 delle catacombe di San Gennaro, una porta sul mondo della storia e sul rione Sanità, sulle persone che ci vivono e ci lavorano, e che grazie a questo gioiello, ha ricominciato a vivere con dignità dedizione.
La riapertura delle catacombe ha significato lavoro, quotidianità e riqualificazione.
Non solo furti e droga dunque, qui possono crescere anche i fiori, i colombi volano e si sente il profumo del pane.