Gioventù, amore e rabbia: Tom Jones e il Free cinema britannico
Tom Jones (id.)
Regia: Tony Richardson; soggetto: dal romanzo The History of Tom Jones, A Foundling (1749) di Henry Fielding; sceneggiatura: John Osborne; fotografia (Eastmancolor): Walter Lassally, Manny Wynn; scenografia: Ted Marshall; colonna sonora: John Addison; montaggio: Antony Gibbs; interpreti: Albert Finney (Tom Jones), Susannah York (Sophie Western), Hugh Griffith (Squire Western), Edith Evans (Miss Western), Joan Greenwood (Lady Bellaston), David Warner (Blifil), Diane Cilento (Molly), Joyce Redman (Mrs. Waters), George Devine (Squire Allworthy), David Tomlison (Lord Fellamar), Rosalind Knight (Mrs. Fitzpatrick), Wilfried Lawson (Fitzpatrick), Freda Jackson (Mrs. Seagrim), Rachel Kempson (Bridget); produzione: Tony Richardson per Woodfall – United Artists; origine: Gran Bretagna – 1963; durata: 123′
La Trama
Il signorotto di campagna Allworthy torna a casa e, nel suo letto, trova un neonato. Credendolo il figlio di una cameriera, scacciata la donna, decide di allevarlo in casa propria. Alcuni mesi più tardi la moglie di Allworthy dà alla luce un figlio, che viene chiamato Blifil. I due giovani crescono insieme ma, mentre Tom (Albert Finney) è bello, vitale, allegro e amato dalle donne, Blifil (Warner) ha un temperamento cupo e un carattere astioso. La sua gelosia verso Tom si acuisce quando si accorge che la bella figlia di un vicino, Sophie Western (York) è innamorata del ragazzo, a dispetto della sua umile origine. Blifil ordisce così un complotto con gli istitutori della casa, anch’essi desiderosi di liberarsi di Tom e convince Allworthy (che al giovane Jones è molto affezionato) ad allontanarlo, a causa del suo comportamento libertino. In viaggio succede di tutto: Tom viene derubato, incontra la sua presunta madre e viene coinvolto in più di un’avventura carnale, finchè lo arrestano e viene condannato all’impiccagione. Ha già il cappio al collo quando l’intervento del signor Western, padre della sua amata Sophie, gli salva la vita. Inseguiti dalle guardie, i due si troverebbero nei guai, ma l’arrivo di Allworthy risolve la situazione. Egli ha con sè una lettera che svela l’origine nobile di Tom, figlio non di una cameriera, ma della sorella del signorotto, quindi degno di essere graziato dal re. Tom è finalmente libero e corre a sposare Sophie, intanto fuggita a Londra per evitare il matrimonio con l’odiato Blifil.
La New Wave e il Free Cinema
Nel febbraio del ’56 il regista inglese Tony Richardson contribuisce con Momma don’t allow, diretto insieme con Karel Reisz e prodotto dal British Film Institute alla rassegna di cortometraggi denominata “Free Cinema“, tenuta al National Film Theatre di Londra, in occasione della quale è presentato una sorta di manifesto di un nuovo movimento cinematografico. In seguito Richardson cura la regia teatrale di Ricorda con Rabbia (Look back in anger) del commediografo John Osborne, il cui successo suggerisce la denominazione di Angry Young Men per gli appartenenti al movimento artistico e letterario della New Wave. I giovani arrabbiati del 1958 è anche il primo film appartenente al Free Cinema ad essere distribuito nel circuito tradizionale delle sale, firmato dalla coppia Richardson-Osborne,la quale ha intanto fondato la Woodfall Productions. Seguendo il loro esempio, fioriscono in Inghilterra altre produzioni indipendenti, che catturano l’attenzione degli Studios americani. Nel 1960 La strada dei quartieri alti di Jack Clayton vince l’Oscar per la sceneggiatura e porta all’ambita statuetta l’attrice francese Simone Signoret. Nel 1962, grazie al sostegno finanziario della United Artists, Tony Richardson produce e gira Tom Jones, tratto da un romanzo settecentesco di Henry Fielding, affidando la sceneggiatura proprio a Osborne.
Il commento del redattore
Fin dall’inizio ci si trova davanti ad un film decisamente atipico. Il prologo è infatti girato nello stile caro al cinema muto, completo di scene accelerate, didascalie che sostituiscono i dialoghi e un’allegra musica di contorno. Una voce narrante ci trasporta in avanti nel tempo: sin da subito, il narratore ci tiene a precisare che Tom Jones tutto è fuorchè un classico eroe letterario. La sua passione per il gentil sesso è descritta con aperta simpatia, ancorchè coperta da opportune dissolvenze. Alcune sequenze, come quella spettacolare della caccia alla volpe, in cui sono i cacciatori a comportarsi come bestie,mostrano un’encomiabile padronanza tecnica da parte del regista, capace di riprese dall’alto alternate a intensi primi piani, oltre a un certo disprezzo per il passatempo tradizionale dell’ aristocrazia. Le piccinerie e i difetti della classe dominante sono tratteggiate con arguzia, mentre i personaggi più divertenti sono quelli che si discostano dalle tipiche caratteristiche della nobiltà, come il Signor Western (un ispirato Hugh Griffith), più volte definito come un ignorante e un bue. Altra peculiarità del film è il cosiddetto “sfondamento della quarta parete“, grazie al quale i personaggi si rivolgono direttamente al pubblico. Grazie ad espedienti del genere,come si può immaginare, il film conquista il pubblico giovanile mentre spiace ai tradizionalisti. Il successo negli Stati Uniti è notevole e la critica, pur con qualche riserva, si arrende. Le avventure del giovane libertino, che sembra fare all’amore anche quando mangia (celebre la scena del banchetto con la signora Walters), valgono 10 nomination e 4 Oscar che premiano il film, la frizzante regia di Richardson, l’ adattamento di John Osborne e la colonna sonora. Albert Finney deve arrendersi a Sidney Poitier, primo attore afroamericano a vincere come protagonista per I gigli del campo. Altro segnale di come anche a Hollywood i pregiudizi inizino a sgretolarsi o fuoco di paglia? Ci ritorneremo.
Voto: 7 su 10.